Durante la pausa, mi ritrovo a vagare tra gli alberi del grande giardino del campus, alla ricerca di un rifugio dalla frenesia che mi circonda. Trovo finalmente un angolo tranquillo, dove il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie si fondono armoniosamente nell'aria fresca. Chiudo gli occhi e mi siedo sul prato, mi lascio cullare da questa melodia, mentre il vento leggero mi accarezza il viso e scompiglia dolcemente i miei capelli.
La mia maglietta mi avvolge, sento il suo morbido tessuto accogliermi come un abbraccio confortante. Questo gesto semplice scaturisce in me un senso di calma e protezione.
Riapro gli occhi, lasciandoli cullare dall'azzurro del cielo sereno, che a sua volta offre uno spettacolo rassicurante. Ma la tranquillità viene momentaneamente interrotta da una melodia che si fa strada tra le voci dei ragazzi.Alzo lo sguardo e trovo il ragazzo che questa mattina ha reclamato il suo posto, completamente assorto nella sua musica, con la chitarra tra le gambe e gli occhi fissi sullo strumento. Le sue note riempiono l'aria di un'atmosfera magica, trasportandomi in un mondo di armonia e bellezza, lontano dai rumori circostanti.
È seduto sulla panchina in pietra di fronte a me, accarezza le corde della chitarra con facilità e semplicità, come se avesse paura di romperle. La sua musica quasi "disordinata" trasmette calma, che si sposa bene con l'ambiente circostante e con il mio stato d'animo.
Durante la lezione, abbiamo mantenuto un silenzio assoluto, concentrati sui nostri appunti e sulla lezione stessa, senza rivolgerci una parola o uno sguardo. Ogni tanto, lo trovavo impegnato a scrivere qualcosa sul banco, solo per cancellarlo poco dopo con gesti affrettati. Nonostante la dolce e sbadata melodia della sua chitarra, la mia attenzione viene rubata da una voce troppo familiare.
Quando i miei occhi incontrano quelli azzurri della mia migliore amica, mi viene spontaneo esclamare il suo nome. «Isolde!» dico con entusiasmo. I suoi capelli biondi, lunghi e mossi, brillano sotto i raggi del sole. Le cadono liberamente sulle sue spalle, incorniciando il suo volto con dolcezza ed eleganza.
Appare come se fosse stata dipinta da un qualche pittore sconosciuto, ma uno che riesce a catturare perfettamente la sua essenza. Il vestito floreale che indossa sembra essere stato creato appositamente per lei. Mette in evidenza la sua figura slanciata, facendo sì che le sue curve perfettamente bilanciate risultano ancora più belle.
«Amelie!» risponde con voce delicata e pacata, accompagnata dal suo dolce sorriso. «Com'è andato il primo giorno?» Isolde frequenta già il secondo anno di università. L'ho incontrata l'anno precedente, appena arrivata a Vienna. Poco dopo il mio arrivo, ci siamo incrociate per la prima volta tra gli scaffali di un incantevole negozio di musica. Quel luogo è stato il teatro del nostro incontro, dove la sua vivacità contagiosa ha immediatamente catturato la mia attenzione. «Non posso credere che tu sia finalmente qui.» esclama Isolde con gioia, aprendo le braccia per stringermi in un caloroso abbraccio. Dopo essersi allontanata, appoggia il suo strumento di fianco a me e prende posto davanti ad esso. Rimane seduta veramente per poco. Giusto il tempo di comunicarle i miei orari scolastici.
«Dai, Amelie, alzati» mi prende le mani, incitandomi ad alzarmi. «Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo alle lezioni.» Mi maledico per averle detto tutto, ma in pochi attimi sono in piedi, pronta per seguirla verso l'interno dell'università. Torniamo insieme verso l'edificio principale. Ma prima di entrare, Isolde mi lascia un dolce bacio sulla guancia per poi avviarsi verso la sua classe.
Non aspetto molto prima di fare lo stesso, d'altronde la seconda lezione inizia tra poco e odio essere in ritardo. Non appena arrivo in classe, il posto che occupavo nell'ora prima è stato preso. Il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi verdi ha occupato nuovamente il posto che secondo lui gli spetta di diritto. "Solitamente mi siedo qui", parole simili a quelle sono uscite dalla sua bocca in precedenza.Decido di non insistere e con un sospiro, scelgo il banco libero proprio davanti al suo. Mi siedo, poggio la borsa a terra e tiro fuori i miei quaderni, cercando di non badare alla presenza di quel ragazzo alle mie spalle. Sento il suo sguardo su di me, forse me lo sto solo immaginando, o forse no. Vorrei girarmi e controllare, ma non riesco, qualcosa mi ferma. La sua presenza è come un macigno, quasi simile ad un peso che non si può ignorare.
L'unico modo per evitare distrazioni è seguire la lezione che sta per iniziare, silenzio il telefono e lo ripongo sul banco, mentre sento i passi dell'insegnante farsi sempre più vicini. Quest'ultimo entra in classe, con passo lento e deciso. Un uomo alto sulla sessantina si avvicina alla cattedra, i suoi capelli grigi e un po' arruffati fanno da contorno alla sua espressione severa e altezzosa.
«Buongiorno a tutti» inizia, schiarendosi la gola e aspettando che il silenzio si faccia spazio nell'aula.«Prendete posto voi che state ancora in piedi.» Richiama l'attenzione di un gruppo di giovani ancora non accomodati e in poco tempo anch'essi si siedono pronti ad ascoltare le parole dell'insegnante.
«Spero che tutti voi siate pronti per questo anno scolastico. Questo semestre sarà intenso, ma la fiducia che ripongo in voi è alta.» Posa la sua valigetta marrone sulla cattedra, sistemandosi l'orologio al polso.«Sono il professore Klein, insegno musica.» L'insegnante continua a parlare dei dettagli del corso. Ogni singola cosa che dice risuona maestosa alle mie orecchie, sembra di vivere un sogno.
«E per iniziare, ho deciso di assegnarvi un progetto.»
Un mormorio di sorpresa percorre la classe.
Un progetto già dal primo giorno?
«Il progetto sarà realizzato in coppia, voglio che ognuno di voi si conosca meglio. Ho deciso di assegnare le coppie in base agli strumenti musicali che suonate.» continua l'insegnante, «Ogni gruppo avrà un musicista e uno strumento diverso, dovrete comporre e giocare con la vostra fantasia musicale.»
La luce del proiettore si accende e sulla lavagna viene proiettata la lista delle coppie.«Ecco le coppie che ho assegnato, non va in base ai voti con cui siete stati ammessi, vorrei specificarlo.» Inizio a leggere ogni cognome, coppia uno, coppia due, coppia tre ed infine il mio cognome appare sulla lista.
"Werner e Müller" Cerco di mantenere la mia attenzione sull'insegnate ma la voglia di scoprire chi è il famoso o la famosa "Müller" regna in me.«Bene ragazzi, potete cercare il vostro compagno. Per ogni coppia ho inviato un'email con tutte le informazioni del vostro progetto, Buon lavoro.» Prima che l'insegnante esca dalla classe, la voce di una ragazza risuona nell'aula. «A fine progetto si avrà una valutazione?» L'insegnante porta la sua attenzione sulle parole della ragazza. «Ovviamente, sarà una parte significativa del vostro voto finale per questo semestre. E mi aspetto che ciascuno di voi si impegni al massimo.» Sento una leggera tensione nell'aria.
L'atmosfera leggera e rilassata del primo giorno sembra svanire. «È solo il primo giorno, ma è già da qui che si capisce chi è portato per questa università.» scruta bene ogni singola faccia, i suoi occhi passano da uno studente all'altro. «Oltre al lavoro finale, valuterò anche il processo di lavoro. Questo progetto sarà fatto per le prime due settimane, non concedo ritardi.» Il prof lascia la stanza e l'aula cade un'altra volta nel silenzio più totale. Ma in poco tempo le prime voci iniziano a riempirla nuovamente.
Devo cercare il mio compagno, così mi alzo e sistemo ogni singola cosa nella borsa. Vado verso la cattedra, dove è presente l'elenco della classe. Ogni studente sta controllando il cognome del proprio compagno e io sono intenta a fare lo stesso. Il mio sguardo inizia a leggere ogni singolo nome, fino a trovarlo, "Sebastian Müller." Mi volto verso l'aula, cercando di individuarlo: chi sarà Sebastian Müller? Non posso fare a meno di sentire una fitta di nervosismo, mentre cerco tra i ragazzi presenti in aula.
Non ho idea di come sarà lavorare con una persona che non conosco. Tuttavia, questo progetto è solo l'inizio del mio percorso scolastico e non posso commettere errori. Il professore è stato chiaro, le capacità di qualcuno si vedono da subito. Niente e nessuno deve rovinare tutto ciò per cui ho faticato tanto, devo impegnarmi.
Respiro profondamente, cercando di calmare la mia ansia che spesso prende possesso del mio corpo. «Sebastian Müller?» chiedo, sperando nella risposta di qualcuno. In pochi attimi gli occhi verdi del ragazzo con cui ho avuto un piccolo battibecco questa mattina, incontrano i miei.«Siamo compagni?» La sua voce calma e profonda risuona nelle mie orecchie. Ha un tono profondo che riesce a catturare l'attenzione di chi lo ascolta, mentre le sue parole scorrono con facilità. Annuisco e mi avvicino di più al suo banco. «Sono Amelie, piacere.» Sebastian mi guarda per un attimo, poi si alza.
«Sebastian» risponde con tono calmo.
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More Than Bruises.
DragosteNelle strade di Vienna, sotto l'ombra maestosa di palazzi storici e accanto al dolce scorrere del Danubio, esiste un luogo dove l'arte, la passione e il talento si incontrano. È la Universität für Musik und darstellende Kunst Wien, un luogo in cui...