Capitolo 34- Provarci

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Taehyung

Quando aprì gli occhi lei non c'era. La cosa mi sollevava. In un certo senso mi sentivo meglio, meno ansioso, meno agitato se non sentivo la sua presenza attorno. Non avevo sonno, in realtà non dormivo affatto ultimamente passavo la notte insonne, un po' per la flebo che era attaccato al mio braccio, i tubini mi davano fastidio ma, essendo che me l'ero già strappato due volte, i dottori me li avevano incollati bene all' avambraccio in modo che restavano fermi impedendomi di strapparli via. Di notte non dormivo non perché non volevo ma per gli incubi che perseguitavano la mia mente. Non c'era volta che appena chiusi gli non mi ricordai ogni cosa, o almeno, qualche cosa perché i miei ricordi sembravano annebbiati, a volte mi chiedevo se erano incubi oppure davvero dei ricordi, se erano qualcosa perché ormai eran come se non distinguevo più cos'era reale e cosa no, e la cosa mi faceva paura. Poi c'era la sua voce, nella mia testa che urlava costantemente parole, frasi, parlava di continuo, mi tormentava, non lasciandomi mai solo.

Verrò a prenderti.

Sei mio.

Mi appartieni.

Me lo ripeteva di continuo e io tremai sotto ogni suo sussurro perché lo sapeva che aveva ragione, sapevo che l'avrebbe fatto, che lo stava facendo, stava programmando di venire, sapevo che la dottoressa Mai era sotto il suo controllo, una spia, sapevo ogni cosa ma cercavo di ignorarlo. Cercavo di mantenere la calma. Ma lo sapevo. Sapevo che lì non ero al sicuro. Quella parola anzi mi dava solo che agitazione, nervoso, rabbia. Tutti la ripetevano di continuo ma era una bugia, propri come tante altre che mi ripetevano.

Chiusi gli occhi, chiedendomi che ore fossero, l'ospedale era già attivo, probabilmente erano già le sei, o le sette. Presto i dottori mi avrebbero fatto visita. Chiusi gli occhi e cercai di ascoltare il battito del mio cuore ricordandomi che ero vivo, che almeno quello lo sapevo, che non stavo sognando, molte volte me l'ero chiesto, molte volte avevo stretto il mio braccio fino a sentire la pressione, o graffiandomi con l'unghia, che poco dopo mi avevano tagliato, per avere la prova che non ero in un loop temporale, che esistevo. Se potevo vedere del sangue sulla mia pelle, se potevo sentire di più forse avevo la prova davvero di essere nel presente. Regolai il respiro, convivere con l'ansia e gli attacchi di panico era ormai un'esperienza che ci stavo facendo l'abitudine. Perché ogni rumore forte, come una porta che sbatte, qualcuno che alza la voce, come anche solo una folata di vento che fa sbattere i rami contro il vetro della stanza, per me era un'allerta. Scattai sul posto il respiro aumentava senza che potevo controllarlo, come se qualcuno mi strinse il collo e fui costretto a respirare solo con la bocca ma anche cosi non stavo respirando. Anche i pensieri facevano questo effetto, anche pensare troppo a Beom, anche sforzarmi di ricordare meglio cos'era successo, sforzarmi di quei frammenti nella mia testa che non riuscivo a mettere in chiaro, come un film tagliato a metà che cercavo di tornare indietro ma il rullino era danneggiato, come dei vuoti, la mia mente impediva di ricordare. Forse per proteggermi? Forse no, forse perché non esistevano? Cosa c'era dopo? Dopo che la porta della camera si chiude? Dopo che Beom mi sveste? Cosa c'era quando mi iniziava a picchiare? Quando provavo dolore che chiudevo gli occhi? Cos'erano le conversazioni lasciate a metà? Perché tutto questo, perché se mi sforzavo non vedevo oltre? perché se mi sforzavo il mio corpo mi rispondeva con un attacco finché non respiravo proprio e piangevo, perché? Perché non riuscivo a chiedere aiuto? A parlare? A dire e raccontare cos'era successo. Perché non potevo farlo? Perché quando pensavo: ok ora parlo, la voce urlava di no, mi urlava forte che collassavo, che perdevo i sensi e mi sentivo svenire? Perché poi non riuscivo a dire cos'era successo a Jungkook? Soprattutto lui, parlare di cosa gli avevano fatto. Appena avevo visto Jin, avevo giurato che ora si, si avrei detto tutto, meritava di saperlo cos'era successo, cos'è che avevo fatto a suo fratello. Il suo fratellino, Jungkook, il mio amore, lui che ora....

The Only Hope For Me Is You - SPLIT MINDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora