Capitolo 26. La fine

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Jin

24 Febbraio -Ore 23:45


Ti prego. Ti prego fa che sono vivi.

Erano le uniche cose che riuscivo a pensare. Len uniche cose che avevo per la mente.

<< la situazione com'è?>> Jackson era a contatto con suo padre, che aveva condotto la ricerca all' interno.

<< Papà mi senti!>> sebbene parlava quello che si sentiva erano solo le voci, anzi i bisbigli degli altri poliziotti, che si muovevano all' interno dell'abitazione dando ordini.

<< papà?>> il capitano non rispondeva.

<< stia fermo.>>

<< mani in alto!>>

<<non si muova!>>

<< non lo faccia. NO!>>

<< TENGA LE MANI IN VISTA.>> << NON TOCCHI IL RAGAZZO.>> << STIA FERMO!>> solo voci, urla di sottofondo.

<< ha una pistola.>> trattenni il fiato alzai lo sguardo verso la casa, feci un passo, ma qualcuno mi precedette.

<< non posso.>> la voce di Namjoon.

<< non posso star qui a guardare.>> era forse un sussurro quello che disse poi << Joy non me lo perdonerebbe>> ma io lo sentì come un urlo.

E poi lo vidi, forse quello fu il momento peggiore, forse quello fu il momento che mi si spezzò tutto, uno dopo l'altro le crepe del mio cuore già in frantumi si sgretolarono riducendosi in briciole. Quando Namjoon corse, corse verso l'abitazione senza pensarci, sorprendendo tutti, me compreso e nessuno riuscì a fermarlo, a bloccarlo o trattenerlo. Qualcuno urlo di non andare, qualcuno lo chiamò per nome. Io feci un passo, aprì la bocca ma la voce non mi uscì, provai a chiamarlo mimando con le labbra il suo nome dal momento che la voce mi era andata via. E sebbene volessi seguirlo le mie gambe non me lo permisero e cedettero a terra in ginocchio. E mentre qualcuno mi si chinò di spalle accarezzandomi.

Ti prego. Non morire. Ed ora mi resi conto che le persone che dovevo sperare che erano ancora vive erano tre.



Taehyung

24 Febbraio- 17:05

Non mi sentivo più le mani, le manette mi avevano lacerato la pelle. Ero legato da quattro giorni e da quattro giorni non mangiavo e bevevo a stento qualche sorso d'acqua. Volevo morire. Quello era il mio intendo. Se dovevo andare in America con Beom Seok mi dovevano portare con forza, trascinandomi di peso, non avrei lottato perché non avevo più forza in questo corpo, ma dovevano farlo loro perché io non mi sarei mosso da questo letto. Per ore ero rimasto come incosciente, i pensieri erano bloccati in un limbo nella mia testa, avevo gli occhi aperti, fisso sul soffitto ammuffito sopra di me ma era come se dormissi. Non provavo nulla, manco il dolore lacerante che facevano le manette ogni volta che provavo ad abbassare le mani, perché si le braccia erano in alto, i polsi legati e bloccati da una catena dietro la testa.

Quando però mi resi conto cosa stava succedendo era come se mi fossi appena svegliato, come un incubo ad occhi aperti. Presi fiato, una boccata d'aria come se fino in quel momento ero restato in apnea e poi mi resi conto del presente, sbattei le palpebre, abbassai le mani ed ero bloccato. Gemetti del dolore che ora riuscivo a provare rendendomi conto che i polsi sanguinavano, urlai scalciai, << JUNGKOOK>> urlai l'unica persona che veramente mi importava << JUNGKOOK!>> ma lui non rispondeva, scalciai i piedi mentre mi resi conto che stavo piangendo. Jungkook non era più nella stanza accanto alla mia. Me l'avevano portato via e mentre gridavo le mie corde vocali facevano male, vibravano e bruciavano ma non avrei mai smesso di urlare il suo nome né ora né mai.

The Only Hope For Me Is You - SPLIT MINDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora