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PARTE 1
Elizabeth pov

MA ASSOLUTAMENTE NO! Io non farò per un mese questi lavori con Noah!» urlo in faccia a mio padre, che è anche il preside.

«Vale lo stesso per me» dice Noah con quella sua aria insopportabile.
Lo odio.

«Beh, ragazzi, mi dispiace. Dovete pensare alle conseguenze delle vostre azioni.» Papà, io ti odio. Tutto questo solo perché ci siamo insultati urlando in palestra.

💢💢

Non so come farò! Dovrò passare un mese con questo bullo a fare i progetti.
Usciamo dall'ufficio.

«Senti, mi dispiace, io non farò nessun lavoro con te.» Sogghigna Noah, ed è evidente che quel "mi dispiace" è ironico.

«Oh Noah, stai tranquillo che per me non è assolutamente un problema.» Sbuffo. «Facciamo un patto» dico convinta.

«Mh?»

«Tu smetti di rompermi le palle e io mi faccio aiutare da Lucas.»

«Oh certo, il tuo fidanzatino. Mi va bene, a patto che tu non rompa le palle a me.»

«Affare fatto.»

Devo correre a dire a Lucas questa cosa. Spero che accetti, perché farlo da sola sarebbe davvero troppo pesante.
Eccolo lì, con i suoi amici. Ogni volta che lo vedo, mi innamoro sempre di più.

«Allarme rosso» dice ridendo un suo amico.

«Fottiti, Jasper» rispondo sorridendo. Lui e Lucas sono migliori amici da tutta la vita, e da quando sto con Lucas, per me è come un fratello.

«Oh no, riconosco quell'espressione. Che ti serve?» A volte vorrei che non mi conoscesse così bene.

«Sono stata dal preside.»

«Tuo padre?» Già, purtroppo.

«Mi ha chiesto di fare un lavoro con Noah.»
Il suo sguardo cambia.

«Oh... e io a che ti servo?»

«Abbiamo fatto un accordo.» Lucas ha già capito e sospira sollevato. «Io faccio il compito e lui non mi rompe più le scatole.»

«Come sempre devi fare tutto tu. Perché non glielo lasci fare a lui?»

«Perché lui non lo farebbe e mi farebbe prendere un'insufficienza. Qui entri in gioco tu. Non farò tutto da sola, ma mi aiuterai, ti prego.»

«Ah, va bene. Oggi vengo da te e mi spieghi meglio.» AAAAH, LUCAS TI AMO!

Quando siamo a casa, inizio a spiegargli tutto quello che dobbiamo fare.

«COSA? Dobbiamo lavorarci un mese? Ma il signor Johnosn è impazzito?» chiede lui ridendo, ma visibilmente preoccupato.

«No, vabbè amore, se non vuoi farlo, non preoccuparti. Mio padre mi ha dato questo lavoro proprio perché mi odia.»

«No, no, va bene, ti aiuterò. Però dobbiamo sfruttare tutti i pomeriggi liberi. Sai che ho i miei viaggi di calcio.»

«Sì, sì, farò il possibile per rendertelo meno pesante. Se serve, lavoriamo anche a mensa.»

«Ma una domanda.»

«Dimmi.»

«Perché tuo padre ha dato questo lavoro proprio a voi due?»

Oh no, eccolo, sta per partire con una delle sue solite scenate di gelosia. Stiamo insieme da tre anni, di che si deve preoccupare?

«Beh... Noah ha iniziato a darmi fastidio, così ho cominciato a insultarlo urlando. E... beh, sai come va a finire.»

«Ti ha alzato le mani?»

«Oh no, tranquillo.»

«Effettivamente a scuola non lo farebbe mai.»

Il giorno dopo stiamo lavorando sul progetto a mensa. Forse, se lavoriamo più ore del previsto, finiamo prima. Siamo stati fino alle 16 su questo progetto. Ora ce ne andiamo a casa, lo lavoriamo un altro po', e poi usciamo.

Andiamo a cenare fuori con i suoi amici e Sarah, la mia migliore amica.

«Oggi tuo padre mi voleva sospendere» dice Max, amico di Lucas e fidanzato di Sarah.

«E mo'? Che hai combinato?» gli chiede Sarah.

«Evidentemente te lo meritavi» dico scherzando.

«Ho tirato un pugno a Noah.»
Divento seria.

«Ah, allora non te lo meritavi» aggiunge Lucas.

«Perché gli hai tirato un pugno?» chiede Jasper. Ancora non ha capito che per tirargli un pugno non c'è bisogno di un motivo?

«Voleva scoparsi Sarah.» AH.

«Cosa? Ma la smetti?» dice Sarah.

«Pensi che scherzo? Lo vede come ti guarda. Sembra un maniaco.»

Sarah rimane ammutolita, ma poi trova la forza di parlare:

«Sì, ma non fare il geloso. A quello stronzo nemmeno lo degno di uno sguardo. È un puttaniere.»

Sono completamente d'accordo con Sarah. Peccato che mio padre debba sempre complicarmi la vita.

Il giorno dopo, durante l'ora di storia, mi arriva un bigliettino. Senza nemmeno aprirlo, so già di chi è. Meno male che Lucas non se ne accorge.
A volte sembra proprio rimbambito.

Come va il compito col tuo stupido fidanzato? Se prendo un brutto voto me la prendo con te.

Deficiente.
Mi faccio vedere solo da Noah e gli faccio il dito medio.

Non ho mai capito Noah: che ci viene a fare a scuola se non ha mai aperto un libro? Cazzi suoi comunque. Aspetto solo il giorno in cui mio padre lo espelle.

Finita l'ora, esco dalla classe e vedo Noah nei corridoi a baciarsi con due ragazze insieme. Ma non si fa schifo? Fai queste cose in privato, no?

Prima dell'ora di inglese, io e Lucas andiamo in classe per continuare il compito. Ma, come se non bastasse, Noah e quelle due ragazze, Mary o Miri o qualcosa del genere, e Cloe, sono già lì.

Poi entra mio padre in aula. La campanella non è nemmeno suonata. Che vuole? Nota che io e Lucas stiamo facendo il compito che dovrei fare con Noah.

«Mi sa che non sono stato abbastanza chiaro» annuncia lui.

Ma fatti gli affari tuoi, papà. Già è tanto che lo sto facendo.

«Parli con me?» gli chiedo.

«Sì, ma gradirei che mi dessi del "lei".»
Papà, lo sai dove te lo ficco quel "lei"?

«Scusi, signor preside» dico trattenendo una risata.

«Non ho capito che intendi comunque.»

«Andiamo, Elizabeth. Il compito lo devi fare con Noah, sennò non ha senso che ve l'abbia assegnato.»

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