-⋆.ೃ࿔*:・ Capitolo 14 (II)

1.8K 89 151
                                    

MANUEL

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


MANUEL.
"If you can, just let me know if it's okay
to call you when I'm lonely."
The Neighbourhood, You Get Me So High.


Le mie dita formicolano, come se volessero avvisarmi di non esagerare con gli alcolici prima dello scocco della mezzanotte imminente. Non voglio essere il guastafeste di turno che non sa contenere la sete e poi rovina ogni cosa, svenendo sul primo tappeto che capita sotto tiro. Parlo per esperienza e perché vomitare non mi piace per niente.

Sbatto un unghia contro il bicchiere di plastica pieno di...qualcosa: ecco ho già dimenticato cosa mi è stato versato da Klea, in realtà. Distrattamente, faccio scivolare lo sguardo sulla fonte di calore alla mia destra, di sottecchi.

Andrèj ha la folta testa bionda reclinata all'indietro sul divano, gli occhi socchiusi mentre con due dita si massaggia l'arcata nasale e con la mano libera tiene gli occhiali da vista che sembrano causargli fastidio. Un cielo stellato di lentiggini chiare risiede sulle sue guance e sul naso all'insù, mentre la sua pelle diafana risplende angelicamente sotto la luce artificiale bianca.

«Ti danno fastidio gli occhiali?» chiedo, cercando una fonte di distrazione dalla voce che mi suscita di scolarmi ogni bottiglia presente in questa casa finché il corpo regge.
Andrèj mugola, indossandoli di nuovo. «Non sono abituato a portarli così spesso,» confessa, sbattendo le palpebre per abituare la vista. «Mi fanno male le orecchie e adesso anche il naso.»

Ricordo che mio fratello Mattia da bambino era stato diagnosticato astigmatico e, se in un primo momento l'idea di andare in giro con gli occhiali gli era piaciuta, dopo non fu più così divertito quando iniziarono ad infastidirlo. Aveva le orecchie sempre arrossate. Andrèj deve adattarsi: purtroppo non c'è niente che io possa fare per alleviare il dolore, anche se in parte è colpa mia; sono stato io a spronarlo ad indossarli nuovamente, ma non ho saputo resistere.

A volte, solo quando lo ritengo necessario nel trambusto della mia testa, tendo a dire le cose senza pensarci due volte. Sorprendo anche me stesso quando parlo con Andrèj. Ad esempio quella sera al parcheggio, che è impressa come un richiamo alla follia nel mio cervello. Avrei voluto schiaffeggiarmi solo. Non sono mai stato un tipo particolarmente diretto come Theo: la sua influenza è negativa.

Bevo un altro sorso, non riconoscendo il sapore che mi inebria le papille gustative. Sospetto sia un mix di Klea, perché sembrava parecchio entusiasmata dal farcelo provare a tutti, con eccezione di Naomi che è astemia e Noah che si rifiuta di bere (per calcare le sue parole) così presto. Theo non si è fatto alcun problema, invece, e da quando è iniziata la serata non ha staccato mai le mani dal bicchiere: la sua tolleranza è molto più alta rispetto alla mia.

Il luccichio degli anelli dorati di Andrèj mi attira alle sue dita, ingioielliate e coperte da uno strato compatto di smalto nero, ma non tutte. Solamente quattro, due medi e due anulari.
Aggrotto le sopracciglia. «Perché non te le tingi tutte?»
Lui mi guarda perplesso per qualche secondo, poi segue la direzione indicata che riconduce alle sue mani e abbozza un sorriso nostalgico. «È un omaggio.»
«Un omaggio?»

The Night We MetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora