-⋆.ೃ࿔*:・Capitolo 29

1.8K 108 372
                                    

MANUEL

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

MANUEL.
"Sei come la tempesta che comanda il mare,
io dentro alla mia barca pronto a naufragare.
E visto che la vita non regala niente,
io ti regalo il cuore e resto tuo per sempre."
Enrico Nigiotti, Tuo Per Sempre.

ᯓ★
"Dimmi il nome di un eroe che è stato felice.
Non posso.
Lo so. Gli dei non permettono a nessuno
di essere famoso e felice. Ma voglio
confidarti un segreto.
Dimmi.
Io sarò il primo. Giuralo.
Perché io?
Perché sei tu la ragione. Giuralo.
Lo giuro."
—La canzone di Achille
Madeline Miller.

Il suono dei copertoni che strisciano velocemente sull'asfalto mi destabilizza. Non sono un amante dei segreti: è una mia peculiarità. Ma con il supporto di Theo, Noah e Lavinia sono riuscito a nasconderne uno per una giornata intera, ventiquattro strazianti ore dove sono stato tentato ripetutamente di telefonare Andrèj e rovinare la sorpresa.
A rovinare le cose sono davvero bravo, lo giuro, potrei vincere qualche competizione.

I miei genitori mi rendono miserabile, così ho acquistato un biglietto per ritornare a Roma in anticipo sperando di farcela in tempo. Avrei dovuto rientrare nel primo pomeriggio, ma per problematiche meteorologiche hanno bloccato ogni volo posticipandoli di ore; in questo momento sono le nove passate di sera, non mangio da stamane e sbatto impazientemente il piede contro il tappetino dell'uber. Potrebbe andare più velocemente, non sarebbe un crimine. Okay, forse è leggermente illegale.

Sono solo parecchio agitato. Ho chiesto esplicitamente di non proferire parola con Andrèj sul mio ritorno, e i miei amici hanno acconsentito senza porre ulteriori domande, ma è stato difficile mentire.
Ieri sera Andrèj ha chiuso la telefonata dopo avermi chiesto di ritornare a Roma e mi è costato uno sforzo disumano riuscire a non dirgli tutto subito. È strano, non ho mai sentito la mancanza di qualcuno come in questi ultimi giorni.

Cerco inutilmente di smorzare la tensione sulle spalle, l'agitazione anticipatoria che deriva dal fare qualcosa per la prima volta, solo un po' ambigua. Non è certamente la prima volta che incontro Andrèj, ma il mio cervello si è convinto del contrario, e le mie mani tremano dall'ansia. È una reazione patetica, non ne capisco neanche il motivo, ma non riesco a frenarla e più mi avvicino alla casa meno respiro regolarmente.

Ho trascinato la valigia fuori dall'aeroporto con una forza tale da spaccare due ruote, che ho perso nel tragitto senza curarmene; ho dovuto corrompere una donna di mezza età per farmi salire sul taxi che aveva adocchiato, pregandola quasi in ginocchio. Lei ha acconsentito solo vedendo la banconota da cinquanta euro che le ho offerto, così il suo prossimo passaggio sarà già pagato in abbondanza.

«Nervoso?» chiede l'autista, scoccandomi un'occhiata fugace dallo specchietto retrovisore.
Annuendo, spingo le unghie contro le cuticole disturbando l'epidermide. «Sì, devo fare una sorpresa a un amico.»
«Oh, da quanto non lo vedi? Un anno?»
«Due settimane.» Quasi.

The Night We MetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora