-⋆.ೃ࿔*:・Capitolo 18

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MANUEL

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MANUEL.
"And I'm taking pictures of you with
flowers on the wall.
Think I like you best when you're just
with me, and no one else.

And I'm kissing you lying in my room,
holding you until you fall asleep.
And it's just as good as I knew it would be.
Stay with me, I don't want you to leave."
—Cigarettes After Sex, K.


Tepore.
È l'unica parola che riesco a decodificare tra i neuroni alterati del mio cervello e le sinapsi ubriache che si improvvisano ballerine di liscio, piroettando rumorosamente per le mie pareti cerebrali.
Una sbronza ti porta all'esaurimento nervoso: molteplici ad una gara di danza. È la mia teoria.

Una fonte inesauribile di calore mi preme contro il corpo, annullando completamente il freddo novembrino che aizza nella prima mattinata. Una sveglia digitale sul comodino segna le 7:07, mentre il ticchettio di un'orologio analogico sulla scrivania scandisce il tempo.

Sono disteso su un letto che non mi appartiene, e sul mio petto è poggiato il capo di Andrèj. I suoi folti ricci scompigliati mi pizzicano contro il mento, ed è raggomitolato su se stesso lateralmente, con una delle sue mani stesa supina accanto al mio cuore. Il suo respiro è regolare, spezza l'aria come un paio di forbici affilate. Abbandono le mie dita sulla sua testa, esaminando una ciocca dorata dei suoi capelli, poi quella vicina, e così via ripetutamente.

Riesco a contare ogni singola lentiggine sulle sue guance, e la sua pelle candida riflette la luce mattutina del sole che si infiltra dalle persiane, conferendogli un'aria beata e tranquilla. Il contrasto fisico della luce e l'umidità gli fa apparire una striscia sbiadita dai colori dell'arcobaleno sul viso.

Sento il suo calore espandersi per le fibre del mio corpo, avvinghiarsi ad ogni osso e scavare a fondo per estrarre ogni goccia di infelicità e indirizzare il suo flusso da qualche altra parte. So che dovremmo alzarci e andare a scuola, ma vorrei stare in questa posizione per l'eternità, se mi è destinata.

Ah, il destino. Non ci credo neanche se mi date un papiro che conferma la sua validità, però devo ammettere che in compagnia di Andrèj sento che è tutto è possibile. Magari non esiste l'eternità, ma la passerei con lui se ciò vuol dire sentirsi continuamente bene.
Scaccio l'idea dalla testa, concedendomi un momento di completa tranquillità.

I capelli di Andrèj sono così morbidi che mi sembra di accarezzare il manto di un gatto adottato in casa agiata. Sì, quei felini che presiedono appuntamenti estetici per accorciare le unghie e si fanno lucidare il pelo con i saponi più preziosi, perché compagni di qualche anziana vedova desiderosa di sperperare. Mi è sempre piaciuto questo tipo di contatto fisico: abbandonare le dita contro la nuca di qualcuno e lasciare che i movimenti sorgano spontanei.

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