-⋆.ೃ࿔*:・Capitolo 35

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MANUEL

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MANUEL.
"Say my name,
and every colour illuminates.
We are shining,
and we will never be afraid again."
Florence and the Machine, Spectrum.


ᯓ★
"Ti ho sempre amato, Will,
qualunque cosa facessi.
E adesso ho bisogno che tu faccia
per me quello che non posso fare da solo.
Che tu sia i miei occhi quando io non li avrò.
Che tu sia le mie mani quando non potrò
usare le mie.
Che tu sia il mio cuore quando
il mio avrà cessato di battere."
—La Principessa.
Cassandra Clare.



Se mi ripeto che non sono assolutamente nervoso, probabilmente l'assioma sembrerà veritiero. Se smetto di contare i secondi che mi separano dallo scocco dell'ora, forse mi convinco di essere tranquillo. In realtà sto impazzendo completamente.
Il mio cervello è un covo di Aaaa e Dio santissimo e altri esaurimenti nervosi intellegibili.

Non mancano neanche quattro ore all'uscita con Andrèj, ma io sono andato in tilt venti volte da quando la giornata è iniziata. Mi ha raccomandato di non fare cose eccessive, così mi sto autoconvincendo che sia semplicemente un'uscita. Non un appuntamento. Non ha le carte in regola per esserlo.
Pensavo che con un po' di supporto morale sarei riuscito a ignorare la situazione, ma forse ho sbagliato a pensare che Noah avrebbe potuto aiutarmi. Sta facendo il contrario. Mi sta ricordando continuamente del tempo che passa.

Lancia una pallina di silicone in miniatura, sdraiato sul suo letto dalla trapunta verde scuro. La fa rimbalzare contro il soffitto basso, la acchiappa e ripete il movimento, rifilandomi domande infinite.
«Puoi smetterla?» chiedo fissando la palla.
Lui continua. «Serve come distrazione.»
«Mi fa solo agitare di più.»
«Sei nato al contrario te, te lo dico.»

Mi accascio al pavimento, spingendo la schiena contro il muro e sbattendomi la testa contro le ginocchia.
Noah smette di palleggiare. «Andrà tutto bene. Perché non dovrebbe?»
«Non so,» sospiro, chiudendo gli occhi. «Con me ogni cosa va sempre una merda. Sto nervoso.»

Il suo letto cigola, e percepisco in pochi istanti la sua figura che mi si affianca decisa. «Tu e Andrèj ve la cavate benissimo da quando vi siete conosciuti,» mi confida, tamburellando le nocche contro il tappeto sotto di noi. «C'è molta intesa. Scommetto che è nervoso quanto te, e va bene. È normale che le cose sembrino strane all'inizio, ma non ho dubbi che l'ansia sparirà presto. Se ti concentri troppo su ciò che potrebbe andare storto, non ti godrai il momento. Cosa ne è stato del carpe diem

Gli offro un sorriso debole, raddrizzandomi il maglione nero che inizia a pizzicarmi la pelle. «Non è strano, solo... surreale. Stento a crederci.»
Ed è assolutamente vero: ho passato quattro anni a sperare di arrivare a questo momento, anche se per la maggior parte del tempo non ne ero nemmeno consapevole. Ufficializzare con Andrèj significa accettare che sono diventato abbastanza per qualcuno, ed è una dichiarazione da cui non posso più sfuggire, per quanto io cerchi di farlo.

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