-⋆.ೃ࿔*:・Capitolo 39

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MANUEL

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MANUEL.
"Don't let this darkness fool you,
all lights turned off can be turned on.
I'll drive, I'll drive all night,
I'll call your mom."
Noah Kahan, Call Your Mom.

ᯓ★
"Anche se attorno a noi crollerà
ciò che fingiamo di essere, dobbiamo
rimanere impavidi: essere noi significa
non avere niente a che vedere con le
cose esterne che crollano, anche se
crollano su ciò che noi siamo per esse."
Il libro dell'Inquietudine.
Fernando Pessoa.


«Quanto cazzo riesci a essere deficiente?» ripeto per la centesima volta da quando ho messo piede in questa casa. «Quella moto te la rigo da cima a fondo se ti azzardi di nuovo a salirci ubriaco. Spero che ti arrivi una di quelle multe salatissime che ti fanno cadere a terra il muso.»
«Monologo finito?» chiede Theo, alzando le sopracciglia. «Mi stai insultando da dieci minuti.»

Sbuffo. «Non devi neanche lamentarti.»
«Ti ho già chiesto scusa.»
«Non devi fare le cose per me,» enfatizzo, gesticolando esasperatamente. «Devi essere dispiaciuto perché hai messo la tua vita a rischio. Mi preoccupa che tu sia indifferente alle conseguenze su te stesso, Theo.»
Lui abbassa lo sguardo, controllandosi le mani incerottate.

Ammorbidisco il tono, concedendogli un mezzo sorriso. «Va bene, ho finito. Per ora. Lo sai, tu e Noah avete proprio un'ossessione per il tempismo sbagliato,» dico, stendendo le gambe su un pouf beige lasciato ai piedi del divano.
Theo mi squadra, mentre viene circondato da cuscini che dovrebbero ovattare la sua schiena. «Scusa. La prossima volta che esco dall'ospedale aspetto che finisci di scopare prima di chiamarti.»
«Così va già meglio,» gli do corda. Allungo una mano verso di lui per dargli una pacca sulla spalla. «Razza di idiota. Devi fare più attenzione, te l'ho detto mille volte. Quando ti ritirano la patente non ti voglio sentir parlare.»

Ho il sonno davvero pesante quando dormo da Andrèj. Fortunatamente lui è molto più cosciente di me, e sussulta a ogni rumore improvviso.
Stamattina il mio telefono ha iniziato a squillare incessantemente, e Andrèj mi ha svegliato, mettendomi davanti lo schermo che recava in lettere capitali il nome di Theo.
«Non ti incazzare,» mi ha raccomandato, prima di spiegarmi che per un incidente in moto da ubriaco si è fratturato la spalla. Per non parlare dei tagli e delle abrasioni che ha in viso. Insomma. Non mi sono incazzato. Ma un paio di insulti innocui e meritati glieli ho scaraventati contro, questo sì.

Il campanello suona, e Theo rilascia un grugnito di fastidio. «È aperto,» urla a Noah, che si trova dall'altro lato della porta insieme ad Andrèj.
Sono andati a comprare la colazione per tutti.
«Schiamazza di nuovo come un cazzo di uccello del malaugurio e ti fratturo anche l'altro braccio,» si lamenta Lavinia, entrando con aria furiosa.
Theo inarca un sopracciglio, scrutando i suoi vestiti. «Stai andando a un rave o torni da una scopata?»
«Stavo partendo. Avevo un aereo dieci minuti fa.»
«No, davvero? E chi te lo ha fottuto?» scherza lui seccamente.

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