ִ -࣪𖤐◞ ꙳Capitolo 38

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THEO

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THEO.

"I've never felt this tired.
Have you ever seen a grown man cry?
I'm anxious as fuck and my brain
is a puddle of hope and narcotics combined."
—Chase Atlantic.
I THINK I'M LOST AGAIN.



Inspiriamo per la prima volta involontariamente e ovviamente non ne siamo consapevoli.
In realtà appena nasciamo non siamo coscienti di molte cose, eppure la menzogna più grande della vita è quella di pensare che, crescendo, questo cambierà.
Noi continuiamo a non sapere un cazzo.
Indipendentemente dall'età.

Respirare sarà pure un meccanismo involontario, ma ci vuole una grandissima forza d'animo per trovare la forza necessaria di farlo davvero.
È strano.
Fin da quando ero piccolo, tutte le volte che il mio corpo reagiva in maniera critica alla confusione, a uno stimolo sbagliato, o semplicemente al sovraccarico di pensieri, la gente mi diceva sempre la stessa cosa: Respira.

Respira?
Cosa sto facendo, se non quello? Mi chiedevo.
Credevo che tutti mi vedessero come un idiota.

Poi, ho imparato la differenza tra inalare aria e respirare davvero.
Nel primo caso non ho molta voce in capitolo; finché i miei polmoni danneggiati decidono di continuare ad accogliere ossigeno, io devo accettarlo.
È aria. Non ha un valore, non per me.
Ma assume un significato quando percepisco tutto ciò che comporta la respirazione.
Dopo un attacco di panico, dopo una giornata di merda che si conclude con un respiro profondo di rassicurazione. Respira, Theo, mi dico. Apri i polmoni. È allora che apprezzo davvero ogni cosa.

Ho iniziato a respirare quando, schiudendo gli occhi in una stanza d'ospedale, i dottori hanno pronunciato per la prima volta il mio nome.
Il 30 Aprile del 2005, alle ore 4:57 del mattino, le prime raffiche di ossigeno si sono spostate dalla camera claustrofobica in cui sono nato, ai miei polmoni rosei e puri.

Ho imparato a respirare quindici anni dopo, quando mi sono reso conto che il tentativo di togliermi la vita non era andato a buon fine.
Quando, risvegliandomi, ho visto con orrore la sagoma di Manuel piegata sul letto, sopra di me, a vegliarmi nel sonno. Come prima visione dopo una quasi morte, direi che è stata stracciante.
Da movimento involontario, è diventato volontario.

A volte, però, più spesso di quanto vorrei, dimentico come fare. Mi si serra la gola, il battito sembra volermi fracassare il petto, e il solo pensiero di sopravvivere diventa uno spasmodico sogno a cui avvinghiarsi è allettante, ma complicato.
Respira, mi hanno sempre raccomandato.
In momenti di fragilità, smetto di farlo.

Vorrei poter avere solo un problema nella vita, ma a quanto pare sono nato sotto una stella cattiva. Oltre al non saper respirare, a quanto pare sono incapace persino di chiudere occhio. Inutile dire che non ho mai avuto un ciclo di sonno regolare.

The Night We MetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora