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Quella mattina, mentre Selene percorreva di nuovo la strada che l'avrebbe portata nello studio della signora Fiona, Selene fu sorpresa da una visione inaspettata: il volto di Aron era stato affisso sugli alberi e sulle facciate delle case, con sotto la scritta "SCOMPARSO".

Le viscere si annodarono tra loro.

Lo sguardo di Aron, catturato in quelle immagini, sembrava fissarla da ogni angolo, come se volesse entrare nel suo animo e leggere ogni pensiero celato.

Il vento leggero ondeggiava il suo ritratto. Non poteva evitare il ricordo delle sue mani avide sul suo corpo e delle sue urla. Era un ricordo doloroso, un nodo che avrebbe voluto sciogliere da tempo. Invece, si trovò a considerare quanto poco sentisse la sua mancanza. Era grata a chiunque lo avesse tolto di dosso, a chiunque l'avesse liberata da quella tortura.
Raggiunse la bottega della signora Fiona, e non appena varcò la soglia, fu avvolta dalla sua presenza.

«Sei arrivata», disse con uno sbruffò. «Devi iniziare subito con questi abiti».

Le indicò un tavolo ingombro di tessuti e disegni, e il suo cuore si fece più pesante. Quel giorno, come se non bastasse, avrebbe dovuto lavorare il triplo.

«Ecco i tuoi compiti» disse, porgendole i fogli con i disegni e scrutandola con occhi critici. 

«Questi clienti sono esigenti, quindi niente errori. Non voglio che rovini il mio buon nome con le tue incapacità».

Le sue parole pungenti la attraversarono come lame affilate. Accettò il lavoro con un cenno sommesso e si diresse verso la sua stanza, richiudendo la porta alle sue spalle, mettendo una barriera tra lei e quella donna.

Le ore trascorsero lente, un'ombra alla volta che si allungava e si sfumava nell'atmosfera dello studio. Mentre si accingeva a raccogliere le sue cose per la giornata, la voce tagliente della signora Fiona risuonò attraverso la stanza.

«Selene!» la sua voce stridula e acuta interruppe i suoi movimenti.

Dovette abbandonare gli abiti che stava lavorando e precipitarsi fuori dalla sua stanza, solo per trovarsi di fronte alla signora Fiona in conversazione con qualcuno. Il suo corpo bloccava la vista dell'altro individuo, rendendo impossibile per lei vedere chi si nascondesse dietro di lei.
«E-Eccomi», balbettò, nervosa, mentre si portava le dita alle labbra, cercando un po' di conforto dalle pellicine.

La signora Fiona si voltò verso di lei. «Selene», disse di nuovo. La sua voce tagliente come sempre. «Lui è Damyan Drancurthen».

Non appena pronunciò il nome, un brivido le attraversò la schiena. Guardò l'uomo di fronte a lei, cercando di trattenere la sorpresa che stava bollendo dentro di lei.

Era lui.
Il suo sconosciuto dalle profonde e affascinanti parole.

Le sue fattezze erano ora illuminate dalla luce della bottega, e tutto le tornò alla memoria. I suoi occhi smeraldo che brillavano, la mascella tagliente che conferiva un'aria di mistero al suo volto, il suo sguardo che sembrava scavalcare ogni barriera.

Si sentì come se il tempo si fosse fermato mentre rimaneva lì, a fissarlo.
Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi faccia a faccia con lui, lì, nello bottega della signora Fiona.

«È un piacere rivedervi, Selene».

Un brivido le attraversò ancora una volta mentre i loro sguardi si incrociarono.

«Il piacere è mio, signor Drancurthen», fece un leggero inchino, nascondendo le sue guance arrossate con i capelli, che ricaddero davanti al viso.

Era difficile ignorare l'effetto che la sua presenza aveva su di lei.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora