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Il giorno dopo Selene passò tutta la giornata a lavorare.

Stava lavorando l'abito di Damyan nella piccola casetta di legno. Sentiva il freddo pungerle la pelle mentre lavorava con cura e precisione, ma il corpo di Aron non aveva mai abbandonato la sua mente, anche se cercava disperatamente di scacciare l'immagine dei organi dilaniati che gli contornavano il cadavere come una cornice.

E, insieme ad esso, anche la possibilità che fosse stato un Demone.

A detta di Semyona e di Brika, i Demoni potevano essersi nascosti proprio ad Alacanthe, sotto gli occhi di tutti senza che se ne accorgessero.

Sussultò quando l'ago punse il polpastrello del suo indice. Una goccia di sangue denso si formò e Selene fu costretta ad allontanarsi per non sporcare il tessuto.

Si allontanò, premendo il dito sull'orlo della sua gonna, sperando di fermare il sangue dal fuoriuscire dalla sua carne. Ma non si fermava.

«Maledizione».

Si rese conto che aveva bisogno di una delle bende mediche. Per fortuna aveva ancora delle monete per poter permettersi di comprarne una.

Con uno sbuffo, decise di recarsi al mercato prima che facesse troppo buio e i venditori se ne andassero. Prese il suo mantello, controllò che le monete fossero nella sua tasca e si diresse verso il mercato di Alacanthe, cercando di focalizzare la sua mente su quello che aveva bisogno di acquistare.

Il suo abito, macchiato da piccole chiazze rosse, catturava l'attenzione di molti passanti, ma non se ne importò. Quell'abito aveva visto di peggio.
Ma qualcosa ingannò il suo interesse, facendola fermare di colpo. La bottega di Fiona, che di solito era sempre aperta, era chiusa. Si guardò intorno, confusa. Di solito non chiudeva mai, a meno che non ci fosse una ricorrenza importante.

Era strano.

Scosse la testa, decidendo di ignorare la cosa. Ormai non era più un suo problema.
Mentre avanzava, gli abitanti del villaggio non facevano altro che continuare a parlare di Aron, di cosa fosse accaduto, se fosse un Demone, o un animale e uno svitato.

«È incredibile, vero? Un Demone nel nostro villaggio?» udì una voce sussurrare mentre passava.
Raggiunse finalmente la piazza, dove le bancarelle si ergevano. Attraversò un piccolo spazio tra due banchi, cercando di districarsi tra la folla di persone che si affollava nel mercato. Ma qualcosa la fece fermare di colpo.

Notò una bancarella non molto lontana che sembrava avere una varietà di aghi, fili e altri accessori per il cucito. Era un piccolo angolo di paradiso per un'artigiana come lei.
Sorrise leggermente.

Ma quando fece per avvicinarsi una voce che la chiamò interruppe i suoi passi. Tristan stava attraversando la piazza, la sua presenza imponente e i suoi occhi vigili scrutavano tutto intorno a sé, così come gli abitanti scrutavano lui.

La sua presenza era magnetica per chiunque.
Dei, se era bello.

Il suo sguardo si posò su di lei e, con un gesto della mano, le fece capire che voleva parlare.
Deglutì il groppo in gola, e rinnegò a sé stessa il bruciore ardente che le stava incenerendo lo stomaco.

Si avvicinò. «Buonasera».

«Buonasera, signorina Diorshwa, mi dispiace interrompere le vostre compere, ma devo parlarvi di ieri sera».

Tentò di nascondere la sua agitazione. «Cosa dovete dirmi?»

Tristan si guardò attorno, come se stesse cercando un luogo più riservato. «Non qui», disse in tono sommesso, facendo un passo avanti. Afferrò il suo braccio con fermezza e la trascinò via dal trambusto del mercato.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora