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La paura strinse il petto di Selene sentì in un abbraccio gelido, facendo fremere il suo cuore in una morsa implacabile, pronto ad essere inghiottito dall'oscurità.

Le tornarono in mente le parole di Tristan, le sue spiegazioni sui Prescelti e la loro vita da schiavitù. Ora, con le parole di Damyan, sembrava che tutto si stesse avvicinando a quel momento cruciale che Tristan aveva previsto. La comprensione di ciò che stava per accadere la invase come una marea nera, travolgendo ogni sua speranza.

«No», mormorò, la sua voce graffiata dal tormento.

Un passo indietro, come se volesse allontanarsi da quella minaccia incombente. Posò gli occhi furtivamente sulla porta, la sua unica via di fuga in quel momento.

«Selene», disse Damyan facendo un passo avanti con cautela, tendendo le mani in un gesto di pace. «Prima di reagire in modo impulsivo, lascia che ti spieghi» disse con calma.

«Spiegare cosa?» sbottò terrorizzata. «Che mi vuoi ridurre in schiavitù?» le parole uscirono dalla sua bocca cariche di determinazione. «Non accadrà mai, a costo di morire!» affermò, facendo un altro passo indietro, con gli occhi ancora fissi sulla via di fuga.

Era in preda al panico, ma una fiamma di ribellione ardeva dentro di lei, alimentata dalla promessa che si era fatta: non si sarebbe mai piegata al suo volere.

«Ascoltami», sentenziò Damyan con voce pacata, le sue mani ancora sollevate in un gesto di resa. «Le cose non sono come sembrano. C'è un motivo dietro alla mia scelta.»

Damyan continuava a avanzare con cautela, cercando di placare la sua crescente agitazione. I suoi occhi erano ora colmi di una strana miscela di emozioni, un misto di frustrazione, disperazione e una vaga speranza.

«La tua scelta? Tu non hai il diritto di decidere per la mia vita», digrignò i denti. Il suo volto era un tumulto di emozioni, una furiosa rabbia mescolata al dolore profondo; la sua mascella era stretta, ma i suoi occhi erano annebbiati dal velo delle lacrime che minacciavano di sgorgare incontrollate.

Le parole di Tristan risuonavano nella sua mente come una campana funebre, e ora comprendeva la verità di quelle parole con una chiarezza spaventosa. Ai Demoni non importava nulla di nessuno, tranne che di loro stessi.

Damyan fece un altro passo in avanti, e Selene un altro indietro, il suo sguardo sempre rivolto alla porta, pronta per il suo tentativo di fuga.

Egli seguì i suoi movimenti e immediatamente comprese la sua intenzione.

«Sai che non puoi scappare,» sentenziò con voce fredda.

«Questo non mi fermerà dal provarci», affermò Selene con il respiro ansimante, mentre si lanciava verso la porta con tutto il coraggio che poteva radunare, decisa a lottare per la sua libertà fino alla fine.

Damyan sembrò recuperare la sua compostezza, guardandola con la testa alta e un'espressione che tradiva la sicurezza di chi credeva di avere il controllo della situazione.

«Se ne sei così convinta; prego», le indicò la porta con un gesto veloce e quasi svogliato.

Senza ulteriori esitazioni, le gambe di Selene presero vita propria, spingendola fuori dalla porta mentre l'adrenalina scorreva velocemente nelle sue vene.

Corse attraverso i vari corridoi, scese le scale che ancora non aveva imparato a conoscere, ma non le interessava. Giurò a se stessa che avrebbe trovato una via d'uscita. Dalle finestre intravedeva il giorno che stava iniziando e la luce bianca del cielo illuminare i vari quadri.

Mentre correva, si guardava disperatamente intorno, gli occhi sfuggenti che scrutavano ogni angolo del Palazzo. I Demoni che incrociava lungo il suo percorso la osservavano con sguardi che oscillavano tra la sorpresa e il disprezzo, ma nessuno cercò di fermarla. La loro inazione la confuse, ma non si fermò a chiedersi il motivo. Aveva una libertà da difendere.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora