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Le urla, il suono degli squartamenti e i ringhi si riversavano nei timpani di Selene.

Era immobile, paralizzata dallo spettacolo orribile che si svolgeva nell'oscurità della foresta. Le torture, le agonie, il dolore erano una realtà terrificante là fuori.

Il suo cuore batteva selvaggiamente nel petto, tanto forte da farle male. Il terrore la travolgeva, e il suo corpo tremava come una foglia in balia del vento.

Come poteva un Dio, colui che doveva preservare l'equilibrio, compiere un atto così crudele? Aveva promesso di proteggerli, ma ora sembrava contraddire sé stesso.
Forse le nascondeva qualcosa, o forse era semplicemente incoerente nelle sue azioni. O forse, la risposta era molto più semplice: stava mentendo.
Damyan, il suo Dio, sembrava non avere alcun interesse per la sua razza, per la sua vendetta contro Zelous o per il suo destino di raggiungere Declan. Era solo una pedina nel suo gioco, una pedina da sacrificare per i suoi scopi.

Il suo odio per gli Dei, per Damyan in particolare, cresceva sempre di più, e sapeva che non sarebbe rimasta inerme ancora a lungo.

Le grida di dolore e terrore continuavano a echeggiare nell'aria, mentre si allontanava da Damyan con gli occhi colmi di rabbia e furia. Lui era lì al suo fianco, guardando avanti con un sorriso trionfante e orgoglioso di ciò che stava accadendo.

Selene continuava a retrocedere, osservando la sabbia nella clessidra scorrere lentamente mentre gli sguardi di tutti erano inchiodati nell'oscurità della foresta. Era il momento giusto per cercare di fuggire. Non le importava se avventurarsi nella foresta significava mettere a rischio la sua vita, perché la sua vita era già andata perduta dal momento in cui gli occhi di Damyan si erano posati su di lei.

Si muoveva cautamente, cercando di non attirare l'attenzione di Damyan.
Sentiva la sua pelle bruciare sotto il marchio, ma aveva l'intenzione di eliminarlo appena avesse avuto l'opportunità.

La speranza iniziò a crescere in lei mentre si allontanava, ma fu schiacciata quando la sua schiena urtò contro una superficie dura. Subito dopo, due mani fredde afferrarono le sue braccia, facendola sobbalzare dal terrore. Si voltò e si trovò di fronte Alexsander. Il suo volto era severo e teso, e i suoi occhi erano fissi su Damyan, il quale parlava senza voltarsi.

«Non c'è via di scampo per te, amore», si dimenò freneticamente nella stretta del Demone.

Gli occhi incandescenti di Damyan si fissarono su di lei come brace ardente, bruciando la sua pelle con uno sguardo intenso. Non le diede un attimo di tregua, nemmeno quando passò la clessidra ad Alexsander, che osservava tutto con un divertimento malizioso dipinto sul viso.

«Li senti? I loro lamenti, l'utopia che svanisce mentre la morte li avvolge?» continuò ad avvicinarsi. «Percepisci quanto sia angosciante diventare vittime di sé stessi, della loro stessa curiosità?»

Selene si trovava lì, confusa e spaventata, incapace di comprendere appieno le sue parole. Lo guardò con occhi carichi di paura mentre faceva un passo in avanti.

«Riesci ad udire quanto siano ostinati e sciocchi nel mettere piede nel mio territorio?»

Non appena pronunciò quelle parole, un altro grido disperato risuonò dalla foresta.

Damyan sorrise soddisfatto. «Dovresti ringraziarmi per non averti fatto correre in quella foresta in questo momento».

«Come posso ringraziare chi mi ha portato via tutto? Chi sta uccidendo i miei simili?» sibilò con rabbia.

Damyan abbassò le labbra, formando una sorta di sorriso sarcastico prima di annuire. «Hai ragione. A causa mia, molti umani sono dilaniati e mangiati dai Demoni, ma non credi che anche coloro che chiami 'tuoi simili' abbiano una parte di colpa?» disse, pronunciando l'ultima parola in modo ripugnante.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora