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Lo sguardo di Damyan era inchiodato in quelli di Selene, a divorarla lentamente con una brama insaziabile. Il suo sorriso dannato, con un tocco di malizia, non svaniva mai, così come il suo ghigno sinistro che si insinuava nell'aria.

Lui era a conoscenza del potere che aveva su di lei, sin dal principio quando aveva commissionato l'abito appositamente per quell'evento. Era quella l'occasione speciale, ma come poteva essere così crudele? Gli aveva cucito un abito impeccabile, fatto su misura, per un giorno in cui sarei diventata la sua schiava? Era un tormento che faceva crescere l'odio dentro di me a dismisura.

Il suo sguardo avido non faceva altro che scrutarla dalla testa ai piedi, come un predatore che si prepara ad attaccare la sua preda. La lussuria si leggeva chiaramente sul suo volto, mentre il mio era dominato dalla paura, come un uccello impaurito che sa di essere intrappolato.

Cosa stava per accadere? Cosa aveva in mente per lei? E cosa comportava il rituale? Le sue domande rimanevano senza risposta, lasciando nell'aria una tensione insopportabile, pronta a esplodere in qualsiasi momento.

«Bel vestito» sussurrò con voce roca, accompagnata da un ghigno che la fece sobbalzare, anche se cercò di ignorarlo.

«Mai quanto il tuo» assottigliò gli occhi in risposta, ma lui si limitò a ridacchiare.

«Vero. Le tue mani sono sempre state capaci di creare abiti meravigliosi» ammise, ma il suo tono arrogante era sempre presente.

Scosse la testa incredula. Anche in quel momento si comportava in modo arrogante e la prendeva in giro. Sospirò rumorosamente, sperando che qualsiasi cosa dovesse succedere, finisse presto.

«Se i due piccioncini hanno finito» intervenne Alexsander, tossendo per interrompere il nostro battibecco.

Entrambi rivolsero la loro attenzione a lui mentre sorrideva con fare sghembo.

«Demoni di Zakaris! Ascoltate!» la sua voce profonda squarciò lo spazio circostante. «Siamo qui oggi per assistere al rituale della Prescelta. L'unione tra il nostro Dio e la nostra umana» posò una mano sulla sua spalla, e lei sussultò al contatto, sentendo il suo cuore battere sempre più velocemente. La tensione nell'aria si era fatta ancora più palpabile.

Mentre Alexsander continuava a parlare, i suoi occhi non si staccarono mai da Damyan, il quale faceva altrettanto. Scrutava attentamente ogni sua espressione, come se volesse leggere nei suoi pensieri. Tremava sotto il suo sguardo ardente e incandescente, che sembrava penetrare ogni sua difesa. Si sentiva nuda sotto i suoi occhi, vulnerabile e debole. Per quanto ci provasse a essere forte, era lui che aveva il coltello dalla parte del manico, e quella consapevolezza aumentava la sua ansia.

«Perciò, direi di dare la parola al Dio Damyan e che tutti voi possiate assistere con gioia alla gradevole vista.» aggiunse infine Alexsander, e quando pronunciò l'ultima frase, la guardò dritto negli occhi, facendole capire che stava parlando di lei.

«Buona fortuna, piccola umana» sussurrò al suo orecchio, accarezzando le sue ciocche scure con una familiarità che le provocò ribrezzo.

Un brivido di disgusto le trapassò il corpo, ma non le permise di concentrarsi su di lui. La sua attenzione era ormai completamente rivolta al Dio/Demone che aveva di fronte.

Damyan camminò sull'altare con un atteggiamento plateale, osservando la massa di Demoni con fare orgoglioso, egocentrico e superiore. Era evidente che si considerava il centro dell'universo in quel momento, e la sua presenza irradiava potere e pericolo, gettando un'ombra minacciosa su ciò che doveva ancora accadere.

«Miei più fedeli amici» iniziò Damyan con la sua voce prorompente, il tono tenebroso e sinistro come un'ombra che avanza. «Quest'oggi avrà inizio un nuovo capitolo nel nostro regno, e ho deciso di intitolarlo "L'ascesa della Prescelta".»

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora