«Sono tutti Demoni?»
Il sangue gocciolava giù dalle loro ali, creando una pioggia rossa che macchiava la neve.
«Certo che sì, amore».
Con un gesto della mano, salutò un Demone che gli passò davanti, e i suoi occhi scuri guardarono Selene con una mescolanza di confusione e desiderio che la fece rabbrividire. Tuttavia, lo sguardo inferocito del Demone accanto a lei lo fece ritirare immediatamente.
«Essi sono creati da me», spiegò, osservandoli. «Li potrei paragonare a dei figli, ma il termine "sudditi?" si addice di più alla loro natura».
Cosa intendeva dire che li aveva creati lui?
«Anche qui ci sono delle classi sociali, proprio come voi umani», disse, lanciandole un sorriso al quale lei non rispose. «Non tutti hanno il permesso di alloggiare nel mio Palazzo. Solo i più fidati possono farlo, mentre il resto di loro vive nel regno di Zakaris, controllando che nessun Guardiano o Dio del Maleila venisse a disturbarci, al contrario degli umani. Vedessi con quale gioia li accolgono».
Il suo tono sarcastico le perforò le orecchie. Era evidente che il fatto di essere umana lo rendeva incline a sfruttare ogni sua incertezza. Era un gioco di potere, e lei era chiaramente dalla parte sbagliata.
«Quindi sei come un capo, esattamente come lo è Tristan per i Guardiani», lo guardò con la coda dell'occhio.
Un leggero ringhio sfuggì dalle sue labbra quando pronunciò il nome di Tristan, ma subito dopo lo nascose dietro la sua solita aria da egocentrico.
«Possiamo chiamarlo anche così se lo preferisci».
«Perciò mi proteggevi dalle persone che usavano la violenza contro di me, per poi portarmi nella tana del lupo, dove letteralmente possono mangiarmi e fare di me ciò che più vogliono».
«Non permetterai mai che uno dei miei Demoni ti faccia del male», disse con occhi seri. «Il loro compito è proteggerti, non usarti come il piatto principale della giornata», affermò, facendola rabbrividire. «Sanno cosa li aspetta se osano mettere un solo dito su di te».
«Credevo che mi avrebbero uccisa se avessi provato a scappare».
Lui ghignò. «Non scapperai».
Damyan era certo che non sarebbe mai accaduto, ma Selene sperava di poter architettare un piano per sfuggire ai Demoni.
Decise tuttavia di fingere indifferenza. Almeno per il momento.
«C'è una cosa che non torna però», iniziò a dire, cercando di ragionare su tutto ciò. «Hai detto che mi conosci dalla nascita, mi hai seguita e rapita, solo per proteggermi, perché? Una povera umana che ha a malapena due abiti da indossare?»
«Adesso mi pare che tu abbia più di un paio d'abiti da indossare», disse con evidente sarcasmo, mentre lei lottava per non alzare gli occhi al cielo. «E risponderò alla tua domanda, solo dopo che avrai cenato con me».
«Non cenerò con te. Preferisco morire di fame piuttosto».
Forse aveva di nuovo oltrepassato un confine, poiché i suoi occhi si rabbuiarono rapidamente. Inconsciamente fece un passo indietro, stringendo con forza il marmo della ringhiera tra le dita.
«Non hai altra scelta. Puoi obiettare quanto vuoi, ma alla fine farai quello che ti dirò, e non ho intenzione di permettere che la tua stupida testardaggine ti faccia deperire».
«Non puoi costringermi», sentenziò. «Sappi che ogni giorno in questa maledetta prigione, non farò altro che cercare di fuggire. Non voglio trascorrere il resto della mia vita con un fottuto Demone!»
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La Guerra degli Dei - La Prescelta
FantasyQuando la madre di Selene si ammalò, ella si dedicò con anima e corpo a prendersene cura, determinata a non permettere alla malattia di portarla via. Dopo la perdita del padre, Selene e sua madre si ritrovarono a vivere nella miseria, lottando per p...