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Il medico Hutan entrò rapidamente in casa, trovando un caos di oggetti e mobili rovesciati, ma ciò che catturò la sua attenzione fu Semyona. Lei era in piedi, il respiro affannoso, gli occhi traboccanti d'ira. Il sangue continuava a scorrere dalla sua bocca e il suo volto era contorto in una maschera di rabbia e furia.

Sembrava un Demone.

Selene, non staccando mai gli occhi dalla scena sgomenta, si rivolse al medico accanto a lei, cercando qualche forma di aiuto o consiglio.

«Cosa possiamo fare?»

Ma lui sembrava altrettanto spaventato e impotente. L'uomo la guardò con occhi spalancati, scuotendo la testa con sgomento.

«Non lo so. Non ho mai avuto a che fare con... con qualcosa del genere».

Nel frattempo, la madre di Selene avanzava verso il medico, come un predatore che si accinge ad attaccare la sua preda.

«Sei venuto per uccidermi?» pronunciò con voce tagliente, gli occhi scavati.

Selene e il medico si scambiarono uno sguardo di confusione e paura. L'uomo cercò di parlare, la sua voce tremante tradiva la sua paura.

«N-No, Semyona», balbettò, cercando di tenere a bada il panico. «Sono qui per aiutarvi».

«Invece sì, sei venuto per punirmi», affermò con tono glaciale, facendo un altro passo verso di loro.

Il medico Hutan sollevò le mani in un gesto di sottomissione, cercando di placare l'ira della madre di Selene.

«Semyona, non voglio farvi del male».

Ma a lei non importava. Credeva nelle sue convinzioni, alle sue allucinazioni come fosse realtà.
Riflettendo velocemente, Selene si avvicinò con cautela, cercando di evitare qualsiasi gesto che potesse farla scattare nuovamente.

«Perché dovresti essere punita?» chiese lentamente, cercando di far emergere una possibile spiegazione. «Cosa credi di aver fatto per meritare una punizione?»

Le sue labbra si mossero di nuovo, ma le parole erano sempre incomprensibili.
I suoi occhi tornarono su Selene e la vista la fece raggelare. Le sue iridi che le fissavano erano paurosi, iniettati di sangue, come se fossero contagiati dalla stessa oscurità che tormentava la sua mente.

«Perché ho peccato», sussurrò, con voce tremante e spezzata.

Le sue dita afferrarono la mano di sua figlia, quando fece un altro passo, stringendole avidamente, facendole male. Selene sfuggì un lamento di dolore, mentre la guardava confusa e impaurita.

«Mamma... costa stai dicendo?»

«Sei tu, Selene. Tu sei il mio peccato. Io devo essere punita per colpa tua», il suo sguardo, tanto familiare, era così lontano. Non era lei.

Sua madre, la donna che l'aveva cresciuta e amata, ora sembrava essere un'ombra di se stessa, una vittima delle sue stesse allucinazioni. Il suo sguardo era invaso da una terribile rabbia e da un senso di colpa distorto. Selene tentò di liberarsi dalla sua presa, ma le sue dita erano salde e implacabili.

«È colpa tua» ripeté, digrignando i denti. «Sei tu che devi essere punita, Selene, non io!» urlò.

«Mamma! Mi fai male!» cercò di liberarsi, sentendo il dolore tra le dita strette con forza, le lacrime agli occhi mentre lottava per sottrarsi alla sua presa dolorosa.

In un attimo, il corpo della madre si abbatté su di lei, schiacciandola contro le dure tegole del pavimento. Calci e pugni piovvero su di Selene, uno dopo l'altro, come se fosse fuori controllo, in preda a una furia incontenibile.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora