Un amaro sapore sporcava la lingua di Selene. Provò ad ingoiare ma peggiorò solo la situazione. Il bruciore investì la sua gola, mentre i suoi occhi rimanevano ancora chiusi. Le erano doloranti e la testa girava furiosamente.
Cercò di sollevare le palpebre, ma sembrava che fossero state cucite insieme.
«È sveglia?» udì una voce vicina.
Era Damyan. Riusciva a percepire il suo odore. Il suo cuore prese a battere più ferocemente.
«No», aggiunse un'altra voce. Nymeria. «Avresti dovuto dosare meglio quelle erbe anestetiche».
«Non ho mai avuto bisogno di usare erbe del genere, concedimi di sbagliare». Alexsander.
I ricordi affluirono immediatamente. I loro volti, la signora Fiona, Damyan. I Demoni. L'avevano addormentata e portata via. Avrebbe voluto urlare, muoversi, scappare, ma era impossibile. Cercò di piegare una gamba, un braccio, ma fu inutile. Decise allora di parlare, ma dalla sua bocca uscirono solamente suoni incomprensibili e senza senso.
«Ha detto qualcosa?» chiese Alexsander.
In fretta, udì dei passi avvicinarsi e poi un respiro si infranse sul suo volto. Un brivido attraversò la sua pelle, facendo nascere la pelle d'oca. L'odore che sentiva era inconfondibile; avrebbe potuto riconoscerlo anche a chilometri di distanza.
Damyan era a un passo da lei, ne era certa.
Voleva dirglielo, urlargli di stare lontano, ma le sue labbra sembravano saldamente sigillate, impossibilitate a separarsi.Percepì il suo tocco sul suo viso. Era caldo e freddo allo stesso tempo, delicato ma deciso. I suoi polpastrelli sfiorarono con gentilezza la sua guancia ancora ferita, seguendo con una lentezza quasi palpabile il percorso del graffio incrostato.
Non voleva il suo tocco.
Non voleva sentire la sua pelle sfiorare la sua con così tanta gentilezza. Quelle mani avevano ucciso, a sangue freddo.
Le ripudiava.«Selene?»
Non si mosse, non provocò nessun verso. Restò ancora con gli occhi serrati. Poi udì un sospiro profondo, come se si fosse arreso alla sua non risposta. Percepì un'ultima volta la sua mano sulla guancia, per poi un vento gelido colpire la pelle dove vi era il suo tocco.
«Ci vorrà ancora un po' prima che si svegli», disse Nymeria.
Damyan non le rispose, ma Selene sentiva il suo sguardo fisso su di lei.
«Ti tormenta il senso di colpa per ciò che abbiamo fatto?» fu Alexsander a domandare.
«Non c'è spazio per sensi di colpa o il rimpianto di aver coinvolto un'innocente in questa situazione».
«È a causa sua che ci troviamo qui, a combattere questa guerra», ribatté Nymeria.
«Non per sua scelta», sottolineò Damyan.
Di cosa stavano parlando? Cosa c'entrava lei con una guerra? Cosa volevano?
«Perciò non sa proprio niente?» intervenne Alexsander, incredulo.
«Niente. È all'oscuro di tutto», disse con un sospiro.
All'oscuro di cosa?
«È per questo che il cuore ti logora così tanto, non è così? Dici di non provare nulla eppure guardati, a dimostrare dispiacere per lei».
«Quello che io provo non è rilevante, Nymeria», replicò con freddezza. «Concentrati piuttosto sul piano anziché sulle mie ipotetiche emozioni».
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La Guerra degli Dei - La Prescelta
FantasyQuando la madre di Selene si ammalò, ella si dedicò con anima e corpo a prendersene cura, determinata a non permettere alla malattia di portarla via. Dopo la perdita del padre, Selene e sua madre si ritrovarono a vivere nella miseria, lottando per p...