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Selene continuava a gridare il nome di Damyan mentre si dibatteva freneticamente, incurante degli sguardi curiosi e confusi dei Demoni che li circondavano mentre lui procedeva con passo veloce tra le strade.

Grata di essere a testa in giù, Selene sentiva le guance arrossirsi per l'imbarazzo e la vergogna che la pervadevano.

«Damyan!» esclamò nuovamente, sfogando la sua frustrazione con un pugno sulla schiena di lui, che naturalmente non gli fece alcun male.

«Sei un po' troppo leggera, amore,» disse lui, ignorando le sue suppliche. «Non va bene,» affermò con fermezza.

«Non mi interessa del mio peso! Mettimi giù. Subito!» esclamò con voce decisa.

Damyan continuava a ignorare i suoi lamenti e proseguì il suo cammino. Selene non sapeva per quanto tempo avrebbe dovuto restare dondolante sulla sua spalla, ma sicuramente era troppo. Il suo stomaco veniva tormentato dalla pressione sulla sua spalla e il suo respiro era affannato.

Un odore caldo e speziato le inondò le narici, e sotto i piedi di Damyan non c'era più terra, ma il legno. Un frastuono improvviso di risate, voci urlanti, rumori di piatti rotti e musica riempì le sue orecchie.

Senza preavviso, Damyan la riportò in posizione eretta, e un forte giramento di testa la colpì quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra. Tutto intorno a lei sembrava ruotare, e le gambe tremavano. Con necessità, Selene afferrò il braccio di Damyan per mantenermi in piedi.

Egli la guardò preoccupato, tenendola saldamente attorno alle spalle. «Riesci a reggerti?» chiese con premura.

Annuiì, allontanandosi da lui, e lo fissò con uno sguardo scuro.

«Stronzo,» ringhiò. «Non ti permettere più,» gli puntò il dito contro.

In risposta, Damyan le lanciò un sorriso beffardo, aumentando la sua irritazione.

Selene si girò sospirando rumorosamente, notando che alcuni Demoni si erano voltati per guardarli o, meglio, per osservare il loro Dio al suo fianco, mentre altri continuavano a mangiare, ridere, bere e cantare.

«Dove siamo?» chiese, osservando i musicisti sul piccolo palco eseguire canzoni sulla caccia e sulle prede umane.

Damyan si avvicinò e sussurrò nell'orecchio di Selene: «Questa è la Locanda di Joshua, dove tutti i Demoni si riuniscono quasi ogni sera per bere, mangiare e divertirsi.»

Selene si allontanò bruscamente da lui, sentendosi invasa dal suo avvicinamento.

«Perché siamo qui?» domandò, mentre un Demone visibilmente ubriaco inciampava e cadeva ai suoi piedi.

«Perché, come ho detto, sei troppo leggera e Missah mi ha detto che non stai mangiando» rispose Damyan. «Quindi, ora ti siederai e gusterai un delizioso piatto di Joshua» spingendola leggermente sulla schiena, la costrinse a camminare.

Camminando, scrutò nervosamente da tutte le parti, sentendo gli sguardi puntati su di lei. Con Damyan alle sue spalle, sperava che nessuno osasse avvicinarsi per farle del male, o almeno così sperava.

Arrivarono davanti al bancone, dietro il quale un ragazzo con capelli corti scuri e occhi grigi li guardò con un sorriso caloroso illuminando il suo viso.

«Il Dio Damyan!» esclamò. «È un onore avervi nella mia Locanda» disse, tendendo una mano per stringerla.

Osservando la loro stretta di mano, Selene si rese conto che sembrava tutto molto informale. Damyan era un Dio e Joshua una sua creazione, eppure parlavano come se fossero amici. Se avessero fatto lo stesso con i Guardiani o gli Dei del Maleila, avrebbero rischiato la vita.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora