Durante il giorno della Preghiera, Selene non riuscì a chiudere occhio. La salute di Semyona peggiorava rapidamente, e mentre il villaggio si riempiva di preghiere e di speranza, il pavimento della loro casa diventava sempre più un lago di sangue.
Un paio d'ore dopo che era entrata in casa, alla porta bussarono i servitori del Tempio, uomini e donne, che andavano di casa in casa per benedire i malati con preghiere rivolte agli Dei del Maleila. Ma quella mattina non li fece entrare. Avevano tentato e ritentato, ma non le importava più nulla. Non c'era niente che qualcuno potesse fare per salvare sua madre e di certo i servitori degli Dei erano le ultime persone che aveva intenzione di far entrare.
Dopo che gli Dei ci avevano voltato le spalle e aveva scoperto ciò che facevano con gli umani, non voleva saperne più niente.
Stava strofinando il pavimento con il solito straccio, cercando di pulire il sangue che si era diffuso ovunque. Ogni movimento ripetitivo faceva eco alle lacrime che continuavano a scendere dal suo viso.
Nel frattempo, le solite campane del Tempio intonavano la loro musica dedicata agli Dei, riempiendo l'aria di Alacanthe con il loro suono ossessivo. Sapeva che quella melodia avrebbe accompagnato la giornata, un'ossessiva celebrazione per onorare divinità che sembravano ignorare le sofferenze dei loro devoti.
Semyona giaceva ancora sul letto, inondata da spasmi che facevano contorcere il suo corpo. Mentre puliva, ripensava ancora a quelle parole che le aveva urlato con tanta ferocia.
Che cosa significavano? Perché diceva in quel modo? Credeva davvero che lei fosse il suo peccato più grande o lo aveva detto solo perché era in preda al delirio?Ovviamente Selene non poteva avere risposte se non da lei, ma non aveva intenzione di svegliarla, temeva che se lo avesse fatto, avrebbe potuto essere nuovamente vittima delle allucinazioni e non aveva la forza per poterla affrontare un'altra volta.
Le ferite sul suo corpo erano ancora vivide e scottanti, come testimoni muti delle lotte e delle sofferenze che aveva vissuto. Rinunciò a pulire il pavimento, avendo compreso l'inutilità dello sforzo di eliminare il sangue con un semplice straccio.
La stanchezza la invadeva sempre più, e ogni movimento sembrava richiedere uno sforzo sovrumano. Si alzò, sentendo le sue ginocchia tremare e la schiena scricchiolare dolorosamente. Camminò in quella piccola stanza, dove una vasca di legno era al suo interno. La riempì con i secchi d'acqua che lasciava sempre pieni, volendo togliersi il più presto possibile il rosso che macchiava la sua pelle.
Con un movimento lento e doloroso, si spogliò davanti allo specchio appeso a una parete.
L'immagine che le restituì lo specchio non era quella di una ragazza sana e florida, ma di qualcuno che aveva lottato per sopravvivere. Il suo corpo era magro, quasi pelle e ossa, le costole e i fianchi sporgenti sotto la pelle pallida.Si soffermò sulle ferite che cicatrizzavano i suoi dolori, freschi e vecchi. Una delle ferite era sul braccio, una serie di graffi profondi. Un'altra era sulla spalla, dove aveva affondato le unghie come artigli di un animale selvatico. Lividi sull'addome e sulle gambe, per non parlare del viso. Un profondo taglio adornava la sua guancia, sanguinante.
E poi passò a quelle vecchie: due di esse, più profonde delle altre, attirarono la sua attenzione. La prima si estendeva sull'addome, una linea in verticale. La seconda, adornava la sua coscia destra.
Le sue dita sfiorarono delicatamente le cicatrici, solcando ogni irregolarità e ogni rilievo. Erano orribili. Era come se le parlassero, sussurrandole ricordi che aveva cercato di scacciare.
Non era stato solo il sangue di sua madre a sporcare quella casa, ma anche il suo.
Sospirò rumorosamente e scosse la testa. La vasca la attendeva. Con un passo fermo, vi entrò lentamente, sentendo l'acqua accoglierla con calore. Era come se ogni goccia fosse una carezza, un abbraccio che alleviava le tensioni del suo corpo. Si sedette e lasciò che l'acqua la circondasse, avvolgendola in un abbraccio di tranquillità.
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La Guerra degli Dei - La Prescelta
FantasyQuando la madre di Selene si ammalò, ella si dedicò con anima e corpo a prendersene cura, determinata a non permettere alla malattia di portarla via. Dopo la perdita del padre, Selene e sua madre si ritrovarono a vivere nella miseria, lottando per p...