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La luce fioca delle candele proiettava sui muri sbrecciati della piccola stanza, mentre, con il cuore carico di ansia, Selene era assorta nel cucire l'abito commissionato per quel giorno.

Era difficile lavorare totalmente al buio e con una piccola candela che doveva spostare ogni volta che cambiava angolo su cui cucire. Da ore lavorava ininterrottamente.
Aveva terminato un altro abito e adesso ne stava finendo un altro. La stoffa delicata e morbida accarezzava i calli delle sue mani, ma doveva stare attenta che il sangue dovuto alle punture con gli aghi non la sporcasse.

Se lo avesse macchiato, addio al denaro e alla sopravvivenza.
Senza preavviso, la porta cigolò, e la figura rigida e magra della signora Fiona fece il suo ingresso, riempiendo l'aria con la sua presenza opprimente.

Selene sentì il fiato bloccarsi in gola.

«Hai finito?» riecheggiò la sua voce tagliente, facendola trasalire. «C'è un altro abito che devi cucire. Non aspettarti di andartene fino a quando non sarà pronto».

Annuì senza alzare gli occhi.

Senza un momento di pausa, la signora Fiona le porse un nuovo tessuto e specificò con un ghigno sprezzante: «Quest'abito è per una cliente molto importante, quindi assicurati di non rovinarlo come hai fatto con gli altri».

Lo stomaco le si contorse a pensare di dover affrontare un altro abito sotto l'occhio vigile della signora Fiona, ma doveva considerarlo una fortuna. Un altro abito significava altro denaro, se cucito bene.

Mentre la serata si trasformava in notte, Selene si lasciò avvolgere dalla monotonia del lavoro, affondando nell'oscurità della piccola stanza e, dopo un tempo che sembrava interminabile, completò il nuovo abito, pregando che fosse all'altezza delle aspettative della cliente importante.

Si alzò dalla sua postazione, stanca e esausta. Si avvicinò alla Signora Fiona, che era intenta a conversare con una cliente. Era evidente che la donna fosse una nobile, con i suoi abiti di seta luminosa e dorata, i capelli raccolti in boccoli eleganti e il sontuoso cappotto di pelliccia che indossava. Le scarpe col tacco completavano il suo raffinato aspetto, confermandone il prestigio e l'importanza sociale.

La cliente, dall'aspetto fine ed elegante, si girò verso di lei, con occhi curiosi e aguzzi. «E chi è questa pezzente che hai qui, Fiona?»

Un nodo si formò nella sua gola, mentre la Signora Fiona la guardava con disprezzo. Non appena sentì "pezzente", provò un brivido di umiliazione e tristezza.

La signora Fiona fece un passo avanti e la guardò con aria di sufficienza. «Oh, questa è solo Selene, un aiutante».

Selene dovette mordere forte le labbra per evitare che le lacrime uscissero fuori. Tenne la testa bassa, come un cane bastonato.

La cliente sorrise con aria superba, scuotendo appena la testa. «Ah, capisco. È importante che ci sia qualcuno che si occupi delle faccende umili e svolga mestieri adatti a... persone come lei.»
Ignorò. Non poteva rispondere senza rischiare il suo lavoro.

Selene s'interrogò sulla presenza così aristocratica di una signora ad Alacanthe, considerando che nessuno sembrava così benestante al villaggio. Forse proveniva da uno villaggi che era riuscito a riprendersi da dopo la Guerra, ma erano troppo distanti perché Selene credesse che la donna avesse fatto tutto quel viaggio solo per un abito della signora Fiona. Molto probabilmente indossava abiti contraffatti, lontani dall'essere lussuosi, e il suo carattere, be', quello era innato, indipendentemente da quanto denaro avesse nel suo portafoglio.

«Selene, lei è Mariah, la mia più cara amica» la presentò la donna, e lei fece un leggero cenno col capo, fingendo un sorriso.

«Ho completato l'abito che mi avete commissionato» disse poi con un filo di voce, porgendo l'abito che teneva delicatamente tra le braccia verso la Signora Fiona, sperando di aver fatto un buon lavoro.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora