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Sangue, urla, terrore e panico erano i termini perfetti per descrivere il risveglio traumatico di Selene.

Semyona era di nuovo presa dalle allucinazioni, e l'aria era impregnata dall'odore ferroso del sangue che aveva vomitato. I suoi occhi erano fissi dietro di lei, come se stesse parlando con qualcun altro, ma non c'era nessuno.

«Declan», mormorò con voce rotta, mentre le lacrime rigavano il suo viso, mischiandosi al sangue che continuava a colarle dagli angoli delle labbra. «Declan, perché mi fai questo?»
I brividi le percorsero la schiena. Declan. Il Dio a cui sua madre aveva dedicato la sua intera vita.

«Mamma...» sussurrò con voce spezzata. La vista di quel sangue e le sue palpebre spalancate la sconvolsero, e non poco. «Il Dio Declan non è qui... tu hai solo un'altra delle tue allucinazioni», fece un passo avanti, ma lei neanche lo guardava.

«Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Sono stata brava», disse tra i singhiozzi.

Si strinse le mani, impotente di fronte a questa situazione. Il medico pochi giorni prima gli aveva portato i fiori del Monte degli Dei, che aveva dovuto pagare profumatamente, ma non servirono a nulla, anzi, la peggiorarono.

Selene teneva ancora in mano il liquido che usava abitualmente per calmare le sue allucinazioni, pronto a farglielo bere non appena avrebbe avuto l'opportunità.

«Perché non mi hai amata come ho fatto io?» mormorò in un sussurro, mentre le sue ginocchia cedettero e cadde a terra.

Ciò che disse la colse di sorpresa, eppure, sapeva che erano solo allucinazioni, frutto di una realtà distorta che la teneva prigioniera. «Devi lottare contro queste allucinazioni. Non sono reali».

Lei scosse la testa. «Declan è arrabbiato. Dice che ho deluso la sua fede».

Un nodo le si formò nello stomaco. «Non è così», affermò. «Non lo hai deluso, mamma».
Decise di avvicinarsi ancora, sedendosi sulle ginocchia quando la raggiunse.

Il suo sguardo sembrava perso nel vuoto. «Ho deluso lui come ho deluso te», mormorò con la voce incrinata.

Istintivamente, posò la mano sulla sua schiena e la accarezzò delicatamente. «Tu non mi hai deluso», la rassicurò. «Non hai alcuna colpa di quello che ti sta accadendo».

Semyona si voltò verso sua figlia, i suoi occhi sembrarono tornare alla normalità.

«Sì, invece», mormorò a bassa voce. «È colpa mia se la tua vita adesso è questa».

Selene corrugò la fronte. «Di cosa stai parlando?»

Le sue lacrime scorrevano via mentre asciugava il viso. «Niente, tesoro», disse con un sorriso, accarezzando la sua guancia, tornata in sé. «È la mia testa che mi fa dire solo falsità».

La confusione la avvolse completamente, non riuscendo a capire cosa sua madre intendesse dire o se fosse ancora trappola delle allucinazioni. Ma proprio quando stava per domandarglielo, una cascata di sangue venne rigettata a terra e il corpo di Semyona si contorse.

L'urgenza di aiutarla prese il sopravvento su ogni altra cosa. Le afferrò delicatamente le spalle, cercando di mantenerla stabile.

Selene si affrettò a prendere un panno pulito e umido per pulirle il viso. «Mamma, dobbiamo fare qualcosa. Non puoi stare così», disse con voce tremante. «Dobbiamo chiamare il medico Hutan».

Lei gli afferrò la mano con una presa decisa. «No» gracchiò debole. «Chiamarlo non cambia le cose».

Subito dopo, un altro conato di vomito rosso si infranse sul pavimento legnoso e qualche schizzo macchiò il suo vestito. Senza dir nulla, si mosse con delicatezza per bagnare il panno con acqua fredda nel secchio che aveva lasciato la sera prima vicino al suo letto e lo posò sulla sua fronte, sperando che potesse portare un po' di sollievo almeno a livello fisico.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora