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Selene rimase sola per il resto della giornata, immersa nei suoi pensieri tumultuosi.

Missah era venuta più volte in camera, cercando di parlarle e confortarla, ma lei non voleva sentire ragioni. La decisione di Damyan riguardo a farla diventare la sua Prescelta, per quanto lui la giustificasse con buoni propositi, non era qualcosa che accettava facilmente. Non aveva alcun desiderio di legarsi a un Dio, né di andare a cercare suo padre, l'uomo che non aveva mai fatto il minimo sforzo per trovarla e che aveva abbandonato sua madre.

Nella sua mente, tutti gli Dei, che fossero del Maleila o del Vandran, erano egoisti e indifferenti alle sofferenze umane. Ignoravano le preghiere e le richieste d'aiuto, concentrati solo sulle loro questioni divine.

Tuttavia, non poteva ignorare il fatto che Zelous, il crudele Dio del Vandran, sapeva della sua esistenza e voleva farle del male. Doveva trovare un modo per proteggersi da lui, senza però diventare la Prescelta di Damyan. Aveva bisogno di un piano, ma per ora, il suo cuore e la sua mente erano troppo turbati per concepirlo.

Era stesa sul letto, a piangere disperatamente, mentre il cibo che le era stato portato si raffreddava trascurato sul vassoio. Non aveva fame, lo stomaco si ribellava a qualsiasi cibo e non voleva forzarlo. Se avesse messo qualcosa in bocca, era certa che l'avrebbe vomitata.

I suoi pianti non avevano fine.

Sua madre le aveva mentito, ingannandola con disinvoltura. Non le aveva neanche rivelato la verità sul suo letto di morte. Forse aveva temuto che avrebbe condiviso il segreto con qualcun altro, perfino con suo padre, o meglio, Brice. Non gli aveva detto nulla, e benché avesse agito per proteggerla, sapeva che avrebbe potuto fidarsi di lei.

Il silenzio opprimente della stanza amplificava il suo tormento, e la luce bianca del cielo all'esterno sembrava un crudo contrasto con la sua sofferenza. Zakaris era un regno oscuro, abitato da minacce che attendevano solo di avvolgerla nelle loro spire. Anche se Damyan aveva impartito l'ordine di risparmiarla, era difficile fidarsi in un luogo simile. Era intrappolata nella tana del lupo, e la fuga sembrava un miraggio lontano.

Si sfiorò il collo dove i canini di Damyan avevano lasciato due leggeri rialzi sulla pelle. Fortunatamente, non facevano male, se non un piccolo fastidio quando li toccava, ma nulla di più. Ciò che la disturbava era ancora sentire il suo tocco sul suo corpo, un contatto indesiderato.

Accovacciata nella veste nera, con le ginocchia contro il petto e la testa nascosta tra di esse, cercava conforto meccanicamente, ma sembrava inutile. I suoi pianti persistevano mentre le ore trascorrevano, e alla fine arrivò di nuovo l'oscurità.

Quando alzò la testa per asciugare le copiose lacrime, il suo cuore ebbe un sobbalzo. Un maestoso manto nero serpeggiava agilmente sulle coperte, mimetizzandosi con il colore del tessuto mentre si avvicinava lentamente ed elegantemente.

Era il serpente nero. Era lì. Il suo ritorno le riportò un senso di sollievo. Non lo vedeva da molto, ed era solito portare un po' di pace nel suo turbato mondo.

«Che ci fai qui?» domandò sussurrando, ben sapendo che l'animale non le avrebbe risposto.

Continuò ad avanzare silenziosamente, serpeggiando fino a quando non fu accanto ai suoi piedi, poi strisciò sulle sue gambe e la fissò con i suoi occhi gialli e luminosi.

«Mi hai seguita?» sussurrò mentre con una mano accarezzava il manto nero che lo avvolgeva.

Il serpente si attorcigliò delicatamente al suo braccio, rimanendo immobile mentre la scrutava. Un lieve sorriso si formò sulle sue labbra.

Si chiese come fosse riuscito a raggiungerla in un altro regno. Non sapeva quanto distante fosse dalle Terre degli Umani, ma era abbastanza sicura che Zakaris non fosse proprio dietro l'angolo.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora