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La mattina si estendeva sulla neve come zucchero, con un paesaggio che sembrava uscito da una fiaba invernale.

Ma, purtroppo per Selene, non era in una fiaba, bensì in una storia di paura. Mentre era immersa in quel paesaggio incantato, non riusciva a dimenticare che la sua presenza a Zakaris non era stata una scelta volontaria. E, ancor più importante, che Damyan, nonostante la sua bellezza, era un Dio crudele.

Così, incapace di chiudere un occhio, aveva deciso di prendere una boccata d'aria fresca, nella speranza che il freddo avrebbe scosso via i pensieri confusi e le avrebbe ricordato la dura realtà di quella terra.

Camminava a testa bassa, osservando come la neve brillava sotto la luce bianca del cielo che iniziava a schiarirsi. Il suo mantello avvolgeva il suo corpo, cercando di infonderle un po' di calore in quel freddo mattutino, ma mentre lo stringeva forte, notò che le sue mani non erano ancora del tutto pulite.

Una volta tornata in camera, si affrettò a lavare via i residui colorati dal suo corpo e dai capelli, ma evidentemente non riuscì a liberarsene completamente, poiché vedeva ancora tracce d'arancione e blu sotto le unghie.

Per quanto poche ore prima fosse stata agitata e travolta da emozioni mai sperimentate prima, le era piaciuta l'idea che Damyan aveva avuto. Lanciare contro di lui tutto l'odio che covava, ma nel fare ciò, si rese conto che quell'odio si era attenuato.

Stava cominciando a intravedere le motivazioni di Damyan dietro al motivo per cui l'aveva portata nel suo regno. Tuttavia, non era ancora completamente convinta delle sue intenzioni, se fossero state buone o meno.

Si rendeva conto che aveva abbassato la sua guardia, permettendogli di avvicinarsi, e questo non era del tutto corretto.

«La mia debolezza sei tu».

Come poteva crederci? Non era la sua debolezza; sembrava più un intricato gioco per farle credere in qualcosa e guadagnarsi la sua fiducia. Ma quegli occhi, quegli occhi verdi che la scrutavano, non mentivano. Non aveva visto nulla che potesse avvicinarsi a una bugia in essi.
Sospirò profondamente, cercando di liberare la mente dai pensieri turbolenti. Aveva bisogno di smettere di pensare.

Continuò a camminare, girando attorno alla fontana e superando i piccoli fiori di bucaneve, finché raggiunse la ringhiera di marmo. Rifletté su quanto avvenuto il giorno precedente, quando aveva visto il lupo, e si chiese se fosse ancora nei paraggi.

Si guardò attorno, scrutando l'area circostante con attenzione. Nonostante la bellezza del paesaggio, sapeva che doveva rimanere vigile. Non aveva idea di cosa aspettarsi, ma le parole di Damyan riguardo ai Reietti le facevano rimanere in allerta.
Ogni singolo rumore attirava la sua attenzione, e ogni ombra poteva sembrare una minaccia imminente.
La paura le percorse improvvisamente, facendola tremare.

Raggiunse alla conclusione che sarebbe stato più prudente tornare all'interno del Palazzo e godersi il silenzio confortante della sua camera piuttosto che rimanere all'aperto, dove il pericolo poteva annidarsi in ogni angolo.

Proprio mentre stava per voltarsi e fare ritorno al Palazzo, un movimento nell'angolo del suo occhio attirò la sua attenzione. Vide una figura scura, a prima vista indistinta, che si avvicinava con passo felpato.

Non passò molto tempo prima che riconoscesse quella figura: era il lupo.

Si fermò, rimanendo immobile e con il cuore che batteva più velocemente. La sua presenza la sconcertò, ma allo stesso tempo, il suo comportamento non sembrava ostile. Con cautela, si voltò completamente verso di lui, sentendo una strana attrazione.

Si avvicinò lentamente, un passo alla volta, e notò che lui faceva altrettanto. Non sembrava aggressivo, ma era comunque un animale selvatico e doveva essere prudente. Una volta vicini, si fermarono entrambi e rimasero a guardarsi. Il lupo aveva un manto nero e lucente, i suoi occhi gialli fissavano i suoi con un'intensità che la fece rabbrividire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 7 days ago ⏰

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