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Casa.

Ludovica non ha mai sopportato il traffico di Firenze, soprattutto quando l'unica cosa che vuole fare è raggiungere rapidamente la dolce dimora della sua amata nonna. Solamente trenta minuti in auto, all'incirca, che negli orari di punta può persino raggiungere l'ora completa. Fortunatamente la musica, che si propaga dall'applicazione del suo telefono alle casse della macchina tramite il Bluetooth, le tiene compagnia, facendole sembrare quei minuti interminabili ferma nel traffico pochi secondi.

Basta, però, uscire dal centro città e percorrere le stradine secondarie per ingranare almeno la terza, senza dover essere costretta a giocare tra la prima e la seconda marcia. Con velocità costante, quindi, si trova finalmente direzionata sulla strada di casa, cantando a squarciagola, con volume piuttosto alto, i testi composti dai suoi amici, i bnkr44. Danza con la testa, senza mai perdere la concentrazione, e assume buffe espressioni con il volto, mentre, di tanto in tanto, si trova a muovere il dito indice davanti a sé. La convinzione delle sue azioni è quella che fa più ridere i suoi amici quando salgono nella sua macchina e la vedono eseguire gli stessi movimenti, ma a Ludovica poco importa; specialmente quando si tratta di stonare le sue canzoni preferite non dà retta a nessuna critica.

Nonostante il tragitto durato più del solito, con la musica che spinge nelle casse le sembra essere passato e bastato un battito di ciglia per trovarsi a dover parcheggiare sotto casa di nonna Cristina. Abbassa, quindi, rapidamente il volume proprio per non farsi sentire e sgridare dalla donna, la quale preferirebbe e gradirebbe che la nipote utilizzasse quello strumento come un semplice sottofondo leggero, quasi inesistente, di accompagnamento. Ha paura che possa essere per lei un motivo di distrazione. Con il volume a 4 affianca, così, la macchina di Pietro che, quella mattina, le aveva confessato che si sarebbero visti a pranzo e che era, appunto, arrivato a destinazione prima della corvina, insieme al resto del collettivo. Le ha persino rubato il suo posto preferito dove parcheggiare la macchina, nonché la tettoia in legno che nonno Dante aveva costruito proprio per sua nipote. Quella tettoia che tanto ricorda il loro primo incontro.

Non appena gira la chiave per spegnere il motore, si immagina già le mura di quella casa invasa dalle urla e dalle risate dei suoi amici, ai quali poco importa della presenza o dell'assenza dell'amica quando Cristina li invita a casa. Sua nonna, infatti, conosce il collettivo da diversi anni e li ammira come se fossero i suoi nipoti, come se facessero parte della famiglia. E alla fine lo sono diventati. Li invita spesso a trascorrere del tempo con lei o loro stessi decidono di fermarsi qualche ora insieme alla donna quando percorrono la sua via di casa. E la maggior parte delle volte accade alle spalle di Ludovica, la quale, quando va a far visita alla nonna, trova almeno un ragazzo dei Bunker seduto sul divano con una tazza di caffè o the tra le mani. Ma chiaramente alla corvina fa più che piacere che la donna abbia un legame così forte, genuino e pieno d'amore con i suoi migliori amici, sapendo bene quanto, negli ultimi anni, quella casa sia diventata vuota e triste per lei.

"Ce l'hai fatta! Stiamo morendo di fame qui.". Esclama Marco non appena l'amica scende dall'auto. I suoi occhi verdi saettano rapidamente sulla figura del maggiore, intento a fumarsi una sigaretta sul balcone della sala. Accanto a lui Jacopo la saluta buffamente con la mano, facendo cadere i suoi immancabili occhiali da sole sul viso, nonostante sono in pieno autunno e quella palla luminosa si nasconde da diversi giorni tra le nuvole. Sorride genuinamente a quella scena, ricambiando il saluto del suo coetaneo.

"Quando imparerò a controllare il traffico ti mando un messaggio.". Ribatte ironica, chiudendo con poca forza lo sportello della sua macchina dopo aver recuperato la borsa e rispondendo a quegli occhi chiari. Si incammina lentamente verso il cancello di ferro, mantenendo lo sguardo sui due ragazzi. Loro sbuffano una risata accompagnata da una nuvola di fumo, rimanendo appoggiati con i gomiti alla ringhiera resistente. "Qualcuno mi viene ad aprire o devo scavalcare?". Domanda, poi, notando come nessuno dei due fosse intenzionato a comunicare il suo arrivo all'interno. Anzi, rimangono lì ad osservarla con un ghigno divertito sul volto, facendola solamente spazientire.

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