RitroVino.
Pietro osserva il volto luminoso della ragazza più bella che abbia mai conosciuto attraverso la vetrata limpida e pulita del ristorante in cui è andato a cenare insieme al suo gruppo di amici, dopo una lunga giornata passata in studio. Stretto nel suo bomber nero pesante, per coprirsi dalle gelide temperature di quel comune giorno di gennaio che non hanno ancora intenzione di abbassarsi, si porta una sigaretta accesa da qualche secondo alle labbra, aspirandone e assaporandone quel sapore pungente di cui non riesce a farne a meno. Finge di ascoltare le idee innovative di Dario, che qualche minuto prima aveva deciso di accompagnarlo fuori, limitandosi ad annuire in modo meccanico a quelle parole che giungono ovattate alle sue orecchie, mentre i suoi occhi profondi si perdono ad ammirare il sorriso genuino che si allarga sulle labbra, abbellite da un semplice lucidalabbra rosato, della corvina. Percepisce la sua risata esplodere all'interno della stanza, mentre porta la testa all'indietro e chiude gli occhi per brevi istanti. Si porta una mano sulla pancia, che vibra come conseguenza della grossa risata che fuoriesce dalla sua bocca, e l'altra stringe la spalla di Andrea seduto al suo fianco. L'amico deve aver fatto una delle sue solite battute idiote, pensa il biondo alla vista di quella scena che gli fa sollevare gli angoli della bocca. E lo capisce soprattutto quando si impettisce, reclamando l'attenzione e i complimenti dei presenti su di sé con fare teatrale. Lei gli tira una leggera gomitata sul fianco, con ancora un sorriso divertito dipinto sul volto splendente, pronta ad abbassare il suo ego smisurato sotto lo sguardo soddisfatto di Gherardo.
"Puoi fingere meglio di così, Pie'.". Lo riprende divertito il ragazzo dai capelli rasati e tinti, sventolando una mano davanti al volto assente di Pietro per risvegliarlo da quello stato di trance ed interrompere il contatto visivo sull'interno del locale. Quest'ultimo sbatte le palpebre un paio di volte, scuotendo la testa e scusandosi con l'amico per la poca attenzione prestatagli non appena incrocia le sue iridi scure. Si passa una mano tra i capelli corti, prima di strofinarsi con l'indice e il pollice gli occhi, e lascia cadere la cenere accumulata sull'estremità iniziale della sua sigaretta sull'asfalto, vicino alle punte delle sue scarpe.
"Stavi dicendo?". Chiede, appoggiando il fondoschiena al muretto della vetrata e dando le spalle alla sua tavolata per potersi concentrare totalmente sulle parole del suo amico e produttore.
"Lascia stare, non è importante ora.". Ribatte, lasciandogli una pacca amichevole sulla schiena mentre occupa il posto vuoto al suo fianco. "Quando hai intenzione di parlare con Ludovica?". Non sono, infatti, passati inosservati gli occhi a cuoricino di Pietro posati dolcemente e amorevolmente sulla figura della corvina. Non che il suo palese interesse nei confronti di lei sia un grande segreto tra i ragazzi del bunker, ma raramente se ne parla apertamente e direttamente con i diretti interessati, non volendo invadere eccessivamente la loro privacy.
"Di cosa dovrei parlarle, esattamente?". Chiede schivo, inumidendosi le labbra con la lingua e perdendosi ad osservare un punto indefinito tra le strisce pedonali bianche e l'asfalto scuro per fuggire a quelle iridi nascoste dietro a due lenti grandi trasparenti. Lo sguardo di Dario brucia sul suo viso, ma non cede alla tentazione di indagare su di esso, lasciandosi distrarre dal battito cardiaco che accelera a quella domanda apparentemente innocua. Cerca, quindi, di controllare ogni sua reazione per non dare al ragazzo un motivo in più per poter scavare dentro i suoi sentimenti.
"Magari del reale motivo per cui le hai regalato quella collana.". Sputa fuori il maggiore, allontanando le mani dal corpo magro ed osservandolo con ovvietà. Con uno scatto si ritrova nuovamente in piedi.
Dario era venuto a conoscenza di quel regalo grazie alla lingua lunga di Huda. La ragazza, infatti, terminate le vacanze natalizie e sballottata tra Milano, Roma, Empoli, per motivi lavorativi e non, era riuscita a staccare da quella routine frenetica per videochiamare la corvina dopo giorni di assenza visiva. Aveva bisogno di sentire la sua voce calma e vedere il suo viso sorridente per far cadere tutte le ansie legate alle interrogazioni e verifiche in vista dell'esame finale di cui i suoi professori non fanno altro che parlare dal primo giorno di quinta superiore. Così non si era fatta problemi di nessun tipo e, dopo i primi 10 minuti passati a leggere un paragrafo di filosofia di cui aveva capito ben poco, aveva schiacciato sulla videocamera affianco al nome di Ludovica, facendo partire così la videochiamata. Lei non si era fatta attendere molto, rispondendo dopo un paio di squilli ed inquadrando il suo viso chiaro. Un sorriso ampio si era depositato sulle sue labbra mangiucchiate alla vista della minore, contenta di ricevere una sua chiamata dopo giorni passati a sentirsi solo per messaggio e a non vedersi mai. Dopo qualche minuto passato a lamentarsi delle innumerevoli e pesanti prove di verifiche programmate dai suoi insegnanti, aveva notato quel punto luce verde illuminarle il collo nudo. Si era così ammutolita ed aveva assottigliato gli occhi, avvicinandosi maggiormente allo schermo del suo dispositivo per poter indagare meglio su quel gioiello abbinato ai suoi occhi chiari. Lei, sempre attenta anche ai più piccoli dettagli, aveva commentato che non aveva mai visto quella catenina circondarle il collo, esigendo spiegazioni dettagliate e precise. Le guance della corvina si erano dipinte rapidamente di rosso, strozzandosi quasi con la sua stessa saliva per lo stupore della domanda, e l'aveva nascosta sotto la maglia, come se con quel gesto potesse cancellare l'immagine del gioiello già impressa nella memoria dell'amica ed evitare la sua curiosità. Era stata comunque molto riservata, inizialmente, nella risposta, affermando solo che si trattava di un regalo di Natale datole in ritardo. Eppure quegli occhi scuri volevano assolutamente saperne di più, convinta che dietro a quella breve risposta si nascondeva un mondo inesplorato. Aveva, quindi, dovuto scoperchiare il vaso di Pandora, non riuscendo più a schivare le domande esigenti di risposte poste dall'amica, ammettendo che il mittente di quel gesto era proprio Pietro. L'aveva confessato timidamente, sentendo il suo cuore fare una capriola all'indietro al pensiero della serata passata in sua compagnia su quella spiaggia.
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ACQUAZZONE | Fares [bnkr44]
FanfictionTreccani descrive l'acquazzone come una pioggia breve e impetuosa. Insomma, un qualcosa di odioso che può cambiare la tua giornata in un attimo. Ma dopo la tempesta nasce sempre il sole. Si dice così no?