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Un motivo per festeggiare.

Ludovica percorre lentamente e a fatica il breve tratto di strada che la separa dalla sua macchina all'ingresso del bunker. Le sue mani sorreggono, infatti, due buste pesanti della spesa, contenenti alcolici e stuzzichini per quella serata che lei stessa ha organizzato.

Dopo aver salutato Sarah e Noemi davanti a quel bar che ha accolto gran parte delle sue sclerate e sbuffate da studia, è tornata nuovamente da Cristina per l'ora di pranzo, come le aveva promesso. È rincasata, però, più nervosa di prima, nonostante la conversazione avuta con le due amiche le avesse tolto un gran peso dallo stomaco, pronta a parlarle di quella rinuncia agli studi effettuata quella notte, dopo giorni di crisi e pensieri. Ed aveva paura. Una paura fottuta che quegli occhi azzurri non l'avrebbero più guardata nello stesso modo. Con amore e ammirazione. Perché Cristina sa bene il motivo per cui, due anni prima, la corvina si era iscritta a quella facoltà. Mentre Ludovica ricorda perfettamente i suoi occhi diventare lucidi, a quella notizia, felice che aveva deciso di intraprendere lo stesso percorso che nonno Dante non ha potuto seguire. Dirle, quindi, che avrebbe mollato tutto, che non sarebbe arrivata alla fine di quel percorso, non era di certo facile. Significava ammettere che non è stata in grado di portare avanti quel sogno, per lui.

Le aveva chiesto, così, di occupare il posto vuoto sul divano in sala, alla sua sinistra, e le aveva stretto dolcemente le mani, tremando dall'ansia. Le gambe non smettevano di ballare, proprio com'era accaduto al bar qualche ora prima, non riuscendole a controllare. La donna si era immediatamente stranita e preoccupata, a causa di quella reazione e quelle movenze insolite per la nipote. Non era mai stata, infatti, così agitata, in sua presenza, prima di quel giorno. Cristina le aveva chiesto, quindi, dolcemente, di raccontarle cosa la stava rendendo talmente irrequieta da non riuscire a placare tutta quell'ansia, pronta a trovare una soluzione insieme alla nipote per poterla aiutare. E la corvina aveva dovuto prendere un respiro profondo, prima di farsi coraggio e sputare il rospo che le si era bloccato in gola.

Si aspettava una reazione delusa, arrabbiato o quantomeno rattristita a quella notizia. Invece, quello che aveva ricevuto era soltanto un cuscino in pieno volto e una grossa risata che echeggiava nella stanza. Ludovica l'aveva guardata, una volta preso quell'oggetto soffice tra le mani, e aveva sgranato gli occhi, incredula per la reazione avuta. Ma non era riuscita a rimanere seria per molto, trovandosi inevitabilmente ad unirsi a quella risata genuina.

"Mi hai fatto prendere un colpo, Dodo! Pensavo fossi incinta!". Aveva esclamato Cristina, tra una risata e l'altra, mentre si portava la mano destra al petto. Ludovica, invece, si era ritrovata a sgranare nuovamente gli occhi, mettendo in evidenza le iridi verdi, e quasi a soffocarsi con la sua stessa saliva. Le gote si erano tinte di rosso, nascoste dietro allo stesso cuscino che l'aveva colpita pochi minuti prima.

"Ma che dici!". Aveva esclamato l'altra, con voce leggermente stridula. "Ma come ti viene in mente?". Le aveva poi domandato, dopo aver buttato giù il bicchiere d'acqua che la nonna aveva preso, di corsa, dalla cucina per farla riprendere. Aveva ricominciato, così, a riprendere fiato, accasciandosi completamente sul divano. Cristina aveva, invece, sollevato innocentemente le spalle, mantenendo comunque un sorriso divertito sulle labbra, prima di riprendere parola.

"Sei arrivata qua tutta agitata.". Si era giustificata, con fare ovvio. E Ludovica si era portato ancora le mani sul volto rosso, per nascondere l'imbarazzo. L'argomento sesso non era mai stato un tabù in quella casa, a partire dai 15 anni della corvina, ma questo non significa che lei non provi vergogna ad affrontare, ancora oggi, quei temi con sua nonna.

"Certo che ero agitata!". Aveva ripreso il discorso la più piccola, cercando di calmarsi e ritornando seria. "Non voglio deluderti, nonna. Sarebbe stato bello arrivare alla fine di questo percorso, anche per il nonno. Ma mi sento davvero soffocare, soprattutto per le pressioni della mamma e del papà. Ho bisogno di una pausa, prima di tutto da questa facoltà.". Le aveva spiegato, lasciando fuggire un sospiro pesante dalle sue labbra. Si era portata le gambe al petto, appoggiando i piedi nudi al grande cuscino sotto al suo fondoschiena, e l'aveva osservata con quegli occhi verdi pieni di emozioni e paure.

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