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Dipingere la notte.

Ludovica ha minacciato tutti con un indice puntato sul petto di fare silenzio, una volta varcata la porta d'ingresso di casa sua. È notte fonda, o forse è meglio dire che mancano davvero poche ore all'alba, quando la raggiungono e non vuole di certo stare a sentire le lamentele dei suoi inquilini snob a cause di possibili schiamazzi o rumori molesti quando li incrocerà per le scale del piccolo condominio. Il silenzio che accoglie il suo appartamento, quindi, viene spezzato solamente dal rumore fastidioso del letto gonfiabile, posto ai piedi del letto a due piazze della corvina e rinchiuso tra le quattro mura della sua stanza. La giovane si passa una mano sul viso stanco, sbavando il trucco applicato da Gaia sulle sue palpebre ad inizio serata, e attende con poca pazienza che il letto si gonfi totalmente, prima di potersi andare a cambiare e di mettere fine a quella giornata.

Convincere i più festaioli ad abbandonare quel maledetto locale era stata un'impresa tutt'altro che semplice e veloce. Jacopo e Marco, i più ubriachi del gruppo, si erano allontanati affermando che avrebbero fatto un salto in bagno prima di salire sul van per andare a casa e Pietro aveva insistito per non farli andare da soli, limitandosi poi ad aspettarli sulla porta d'uscita dopo essere stato tranquillizzato dal più piccolo. Così Fares era rimasto da solo, al freddo, in attesa che quei due si facessero vivi. L'unica compagnia era data dai numerosi messaggi inviati dalla corvina, appoggiata alla portiera del van scuro insieme all'amica, in attesa che il gruppo si ricongiungesse. Distanti da loro vi erano Dario e Duccio che sorreggevano il corpo di Andrea, intento a buttare fuori tutto l'alcol che aveva ingerito durante la serata e che l'aveva ridotto in quelle condizioni. I suoi conati di vomito disturbavano le orecchie di Ludovica, sensibili a quei suoni disgustosi.

"Li vado a prendere per le orecchie. Basta.". Aveva esclamato ad Huda, lasciandole le chiavi del van tra le mani e stringendosi nel cappotto nero che aveva recuperato da esso. La più piccola aveva annuito solamente e l'aveva osservata incamminarsi nuovamente verso la porta d'ingresso, assicurandosi poi di vederla entrare con Pietro. Avevano cercato Jacopo e Marco dappertutto, trovandoli seduti sull'asfalto sul retro del locale. Il maggiore si lamentava tra le braccia del 2001, che goffamente lo rassicurava. Ludovica e Pietro erano stati costretti ad interrompere quella conversazione deprimente, accompagnandoli fino al van e trascinandoli al suo interno, e la corvina aveva finalmente potuto guidare in direzione della sua accogliente dimora.

Duccio adagia due calde coperte sui corpi di Jacopo e Marco, che occupano già gran parte del divano letto. Non hanno neanche perso tempo a cambiarsi, una volta liberati delle loro giacche pesanti e di qualche strato di vestiti ingombrante, gettandosi a peso morto su di esso sotto lo sguardo di disaccordo della proprietaria di casa. Li guarda con le mani appoggiate sui fianchi, passando lo sguardo su uno e poi sull'altro, mentre inala profondamente un po' d'aria e si interroga sul cosa fare. La verità è che non ha le forze per ribattere e per obbligarli a cambiarsi, decidendo così di lasciarli stare.

Le luci della sala diventano soffuse sotto il suo tocco sull'interruttore, prima di raggiungere il piccolo corridoio che dà sul resto delle stanze. Appoggiato alla parete di sinistra c'è Andrea, che quasi fa aderire il fondoschiena con il pavimento. Non aspetta altro che il letto gonfiabile sia pronto per poter raggiungere i due amici nel mondo dei sogni. Ludovica lo osserva, sbuffando un lieve risata coperta dalla mano non appena nota il viso distrutto per via della stanchezza e le palpebre socchiudersi e riaprirsi rapidamente. Probabilmente sta considerando l'idea di addormentarsi per terra.

Ridacchia al pensiero che, a fine serata, lui era proprio uno di quelli che voleva rimanere a ballare e a bere, mentre ora quasi non riesce a stare in piedi per qualche altro minuto. Si avvicina, così, al corvino, richiamando la sua attenzione con un tocco delicato lungo l'avambraccio. Lo invita a seguirla, con un cenno del capo non appena affondo le sue iridi scure sul volto sbavato dal trucco. Muovono i loro passi verso quella che era la stanza da letto dei genitori della corvina, che ora utilizza principalmente come camera per gli ospiti e cabina armadio, estraendo da un cassetto svariati pantaloncini e magliette da distribuire ai loro amici e da utilizzare come pigiami per la notte.

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