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Nonno Dante.

Gli pneumatici della macchina dalla carrozzeria scura ruotano veloci sull'asfalto ruvido della strada, sobbalzando per le buche che non riesce ad evitare. Quella tarda mattina Ludovica, come concordato con il biondo, era passata a prendere Pietro sotto casa sua. Il ragazzo si era già fatto trovare davanti al portone con un sacchetto bianco tra le mani e un'espressione quasi agitata agli occhi verdi della corvina. Aveva accostato a pochi millimetri dal marciapiede ed aveva sbloccato le portiere, invitandolo implicitamente a salire. Si erano salutati con un veloce bacio sulla guancia, prima che quel sacchetto venisse appoggiato sulle gambe magre di lei. L'aveva guardato confuso, iniziando già ad indagare al suo interno con le mani. Le dita curiose ci avevano messo pochi attimi per realizzare di cosa si trattasse, estraendo subito dopo una brioche al cioccolato. Aveva alzato imbarazzata gli angoli della bocca, fino ad espandere quel sorriso da bambina sulle labbra e ringraziarlo a gran voce, mostrandogli i suoi occhi grandi brillare. Aveva, così, intuito che si era uscito prima del suo arrivo per sorprenderla con quel piccolo gesto, facendo smuovere inconsapevolmente l'intero zoo nel suo stomaco. Si era presa, quindi, del tempo per gustare quella bontà davanti casa sua, spegnendo il motore e permettendo anche all'amico di poter finalmente mangiare la sua colazione consegnandogli nuovamente il sacchetto di carta. Anche se a mangiare Pietro, in quel momento, era la curiosità. Agitava la gamba all'interno della vettura, non riuscendo a controllare quel movimento spontaneo e provando a portare l'attenzione sulla ragazza al suo fianco. Aveva, quindi, provato a chiederle quale fosse la meta, per smorzare la tensione che stava invadendo con rapidità il suo corpo, ma lei si era limitata a mantenere il segreto. Perché l'ansia stava divorando anche lei. Non faceva altro che domandarsi se quella presa il giorno precedente fosse stata una scelta saggia e se una volta arrivati a destinazione lui non si sarebbe irrigidito per poi fuggire a gambe levate. Ma dentro di lei sperava che ciò non sarebbe mai accaduto. E mentre lei si riempiva la testa di brutti pensieri, lui non faceva altro che immaginare mille scenari diversi.

Dopo essersi diretti da un fioraio, però, qualcosa Pietro aveva intuito. Erano tornati a Villanova, una volta terminata la colazione, da un signore che Ludovica e la sua famiglia conosceva bene. O almeno, così aveva captato il biondo quando i due si sono salutati amorevolmente. Era lì, infatti, che nonno Dante prendeva i fiori più belli da regalare alla nipote all'uscita di scuola, sorprendendola sempre con quel gesto. E lei aveva creato un mazzo con tutti quelli che la stagione invernale le aveva permesso di prendere. Pietro l'aveva osservata mentre sceglieva con concentrazione ed estrema indecisione ogni singolo fiore, permettendogli poi di esprimere una sua personale opinione. Il fatto che lo stesse coinvolgendo al 100% lo rendeva felice, bastava scrutare bene i suoi occhi per notarlo. Le aveva passato una mano lungo la schiena per tutta la durata di quella ricerca, come se sentisse che aveva bisogno di essere tranquillizzata, finché non sono dovuti risalire in macchina con il bottino tra le mani.

Adesso entrambi fissano il percorso che devono attraversare con il mezzo della corvina per arrivare alla tanto attesa meta. Il viaggio silenzioso, e breve, viene spezzato solo dalla musica che passa alla radio e dalla voce dei conduttori. Loro decidono di non proferire parola, guardandosi di tanto in tanto con la coda dell'occhio per poter studiare l'espressione dell'altro. Pietro si rende conto che è nervosa da come tiene stretto il labbro inferiore tra i denti, mentre la mano sinistra tiene saldamente il volante e quella destra il cambio. Ludovica, invece, nota come pizzica l'angolo in alto della cover del suo telefono, compiendo un gesto ormai meccanico di metti-togli, e come batte la punta del piede sul tappetino nero. Quella sofferenza generale, però, non dura molto.

"Probabilmente non ti aspettavi ti portassi qui.". Finalmente la voce della corvina si libera dalle catene da lei imposte, facendo uscire parte del flusso dei suoi pensieri. Gli occhi profondi del ragazzo si concentrano sul luogo circostante: stanno imboccando la strada del cimitero. "E capisco se mi dici che non te la senti di accompagnarmi.". Continua, quando lui non dice più una parola. La macchina si ferma, a pochi passi dall'entrata principale. Gira la chiave con un movimento secco, tenendola tra l'indice e il pollice, e si passa i palmi lievemente sudati sulle cosce fasciate da un cargo nero.

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