Capo-danno.
Il corpo magro e annoiato di Ludovica occupa un posto ristretto sul divano, spalmata contro il bracciolo destro. Le gambe fasciate dai collant scuri e pesanti sono accavallate da così tanto tempo che iniziano a formicolare fastidiosamente. Prova a risvegliarle muovendo a ritmo di musica il piede sinistro, quello che non tocca il pavimento, e picchietta le unghie, lunghe e laccate da uno smalto blu notte, sul bicchiere che tiene tra le mani. Un drink scadente con poco ghiaccio, per andare a risparmio, preparato da Jacopo. Una sua strana invenzione che altro non è che un miscuglio delle prime bottiglie di alcol e bevande trovate già aperte sul tavolo della cucina. Non sa bene perché ha deciso di fidarsi dell'amico e delle sue doti inesistenti di barman, forse perché consapevole che per superare quella serata non sarebbe dovuta essere completamente sobria e lucida. Ubriaca, tanto da non reggersi in piedi e da non dover più sentire le rotelle del suo cervello girare senza sosta. Un pessimo modo, probabilmente, per smettere di pensare.
Al suo fianco un ragazzo conosciuto da poco non fa altro che parlarle della sua vita privata, senza preoccuparsi del fatto che lei abbia smesso di ascoltarlo da quando si è presentato. È l'ultimo giorno dell'anno e lei lo sta passando con una persona di cui neanche ricorda il nome. Il suo sguardo assente e le risposte date a monosillabi non lo frenano, comunque, dal continuare a provarci con la corvina, se è questo quello che cerca di fare con i suoi assurdi aneddoti, e lei studia un modo per fuggire da quella situazione senza essere maleducata. Un'idea le attraversa rapidamente la mente. Così butta giù in un grande sorso il liquido rimanente nel suo bicchiere, lasciando sul fondale i pochi cubetti di ghiaccio ormai mezzi sciolti che lo raffreddavano, e lo stringe con poca forza nella mano destra. Appoggia entrambi i piedi sul pavimento, attirando lo sguardo del ragazzo sulle sue gambe magre, e con uno slancio si alza in piedi, non prima di aver lasciato una pacca amichevole e distaccata sulla coscia di lui, con un falso sorriso dipinto sul volto. Si sistema la gonna grigia scura che indossa, abbassandola leggermente non appena gli occhi di lui bruciano sulla sua pelle, e l'istinto di colpirlo in pieno volto per le fantasie che attraversano i suoi pensieri è difficile da contenere. Si limita, però, a serrare nervosa la mascella, sventolando davanti al volto del ragazzo il bicchiere vuoto, facendo sbattere i piccoli cubetti contro le pareti di plastica, e si allontana da lui con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere. Lui si offre di accompagnarla e, dopo un su rifiuto affrettato, si limita a dirle che l'avrebbe aspettata lì, in quella stessa posizione, e non avrebbe fatto avvicinare nessuno al suo posto. Così Ludovica esplode. Gli dice che non le interessa passare altro tempo con lui, che non sarebbe tornata per continuare ad ascoltare una conversazione che neanche le interessa e che dovrebbe pensare a divertirsi piuttosto che aspettare la mezzanotte seduto sul divano. Il tono di voce esce più velenoso e irritato di quanto vorrebbe, ma è troppo tardi per scusarsi e tornare indietro.
Le sue gambe si muovono da sole, allontanandosi da quel volto ferito e confuso, quello di chi credeva che le cose stessero andando bene. Ludovica abbandona il bicchiere vuoto sul primo ripiano che le capita sotto mano e si affretta a raggiunge il bagno non appena viene liberato da una ragazza. Prega che non sia in condizione pietose, ma l'odore pungente e disgustoso che arriva alle sue narici la fa ricredere immediatamente. Non ha il coraggio di osservare il pavimento che circonda il gabinetto, per paura di ciò che potrebbe trovare. Si affretta solo ad aprire la piccola finestra posta su di esso e spruzza un deodorante per l'ambiente nella stanza così da poter migliorare un minimo la situazione. Il tempo necessario per osservare il suo volto cupo allo specchio. Si sistema il piccolo chignon perfettamente tirato fatto qualche ora prima, nascondendo dei ciuffi ribelli tra le mollette lasciate nel cassetto in caso di emergenza, e si idrata le labbra con il burro di cacao posto all'interno della sua borsetta. Sta cercando di lasciarle riposare, evitando di strapparsi via la pelle anche nei momenti di noia. Ringrazia la sé del passato per non essersi truccata pesantemente, scegliendo un trucco leggero e naturale, con solo un filo di mascara sulle ciglia lunghe, così da non percepire il volto crollare sul pavimento durante la serata, e si limita a ripulire la sbavatura attorno agli occhi.
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ACQUAZZONE | Fares [bnkr44]
FanfictionTreccani descrive l'acquazzone come una pioggia breve e impetuosa. Insomma, un qualcosa di odioso che può cambiare la tua giornata in un attimo. Ma dopo la tempesta nasce sempre il sole. Si dice così no?