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Seduta di gruppo.

L'attesa non è mai piaciuta a Ludovica. Fin da quando era una bambina non è mai stata in grado di aspettare con tranquillità il suo turno. Si è sempre agitata sul posto, con le gambe che ballano nervosamente in qualsiasi posizione essa si trovi. Proprio come sta facendo in questo momento, seduta sulla tavoletta chiusa del gabinetto di quel bagno. Con il corpo fasciato in un accappatoio blu, tiene il telefono stretto nella mano destra mentre la sinistra stringe il tessuto all'altezza del seno per poterlo tenere chiuso. Lo schermo acceso del suo iPhone inquadra il suo viso ricoperto da delle gocce d'acqua, mentre i capelli mossi bagnati cadono sulle spalle coperte. Nel silenzio di quel bagno echeggiano gli squilli di quella chiamata, che sembrano infiniti agli occhi e alle orecchie della corvina. Sono stati solo un paio, in realtà.

Agita piano il piede nudo contro il pavimento liscio e freddo, battendo la punta su di esso e mantenendo il tallone fermo. Frettolosamente e con agitazione. Passa, poi, a imprecare mentalmente, in attesa che la persona sta chiamando e da cui aspetta assiduamente una risposta possa accettare quella videochiamata. Vorrebbe sradicarsi ogni singola unghia dalle dita delle mani, proprio a causa della pazienza inesistente che ha nei confronti dell'attesa, o vorrebbe urlare a gran voce per scaricare tutta quell'ansia, ma non può di certo farsi sentire da Pietro, che sta riposando sul letto matrimoniale nella stanza adiacente al bagno. O meglio, questo è ciò che le ha detto che avrebbe fatto prima che lei potesse chiudersi la porta alle spalle.

Ma per sua fortuna non è costretta a ricorrere a nessuna di quelle azioni stupide. Quel volto tanto atteso, infatti, appare finalmente sullo schermo del telefono della corvina. Un sospiro di sollievo fugge dalle sue labbra non appena la vede, rilassando tutti quei nervi che non sapeva neanche di avere così tesi.

"Ciao pupa!". Esclama Huda, con un sorriso genuino stampato sulle labbra. La chioma riccia dell'amica è racchiusa in due codini quasi simmetrici, mentre i capelli sulla cute sono perfettamente tirati. Gli occhi scuri sono circondati da un paio di occhiali rotondi da vista, su cui è possibile notare il riflesso dello schermo. "Finalmente ti fai sentire, ti ho mandato mille messaggi.". La riprende, fingendosi offesa. È contenta, in realtà, di non aver ricevuto nessuna risposta, perché significava che stava passando dei bei momenti in compagnia di Pietro.

"Sono nel panico, Huda.". Pronuncia frettolosamente Ludovica, non ricambiando quel saluto iniziale e facendo scomparire quel sorriso dal volto della più piccola. Ritorna rapidamente seria, preoccupata per quella affermazione. La corvina, invece, si passa una mano tra i capelli bagnati, terribilmente nervosa, e sbuffa un sospiro quasi esasperato. Osserva l'amica ricomporsi su quella seduta comoda, e che in realtà conosce bene ma a cui non presta troppa attenzione, e si affretta a raccontarle di più. "Pietro mi ha detto che ceneremo in un bel ristorantino sul mare, questa sera. Ed io non ho la più pallida idea di cosa indossare. Forse la soluzione migliore è rimanere chiusa per sempre in questo bagno, sicuramente mi eviterei un sacco di problemi.". Continua, infatti, lasciando che le parole viaggino da sole dalla sua mente alla sua bocca. Non fa nemmeno una pausa tra una frase e l'altra, parlando con l'acceleratore incorporato nella sua voce, riflesso di quelle emozioni. Appoggia drammaticamente la schiena alla parete liscia del bagno, accavallando le gambe nude.

Huda boccheggia a quelle dichiarazioni, non perché non sa cosa dirle ma perché avrebbe voluto fermarla in tempo. Non è da sola in quella stanza, come Ludovica ha probabilmente ed erroneamente creduto.

"Posso assistere anche io a questo spogliarello? O lo riservi a Pietro una volta finita la cena?". Un commento stupido, pronunciato con ironia da Andrea, che non dà il tempo alla 2003 di scappare in un'altra stanza. Ludovica sgrana immediatamente gli occhi quando il volto dell'amico si palesa alla destra di Huda, su quel divano che ora assume perfettamente le sembianze di quello presente al bunker. Realizza, così, il luogo in cui si trova l'amica e si sente una stupida per non essersene accorta subito, dando tanto apertamente voce ai suoi pensieri. Dovrebbe conoscere quel posto come le sue tasche, frequentandolo assiduamente da anni, e invece è riuscita a perdersi un dettaglio così palese. Ora vorrebbe solamente sprofondare all'interno di quel bagno, mentre si insulta mentalmente per non essersi accertata che l'amica fosse da sola. Nemmeno la voglia di tirare una testata a distanza al corvino, o di chiedere semplicemente ad Huda di farlo per lei, riesce ad abbassare il livello di imbarazzo provato. Così l'idea di murarsi viva all'interno della doccia vetrata di casa Serafini continua ad essere la soluzione migliore, al momento.

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