Confessioni sotto le stelle.
È l'una di notte e Villanova dorme già da diverse ore, oramai. Le luci della casa di fronte sono spente da quando Ludovica è arrivata a casa di sua nonna Cristina, accompagnata da Pietro. Erano circa le 22, minuto in più o minuto in meno, prima di quel fine settimana, credeva non facesse così tanto la differenza. Ma non le sarebbe dispiaciuto rimanere qualche altro minuto in compagnia del biondo. Eppure avevano tardato il loro ritorno più del dovuto. Pietro, infatti, prima di sparire per due giorni a Forte dei Marmi in compagnia della corvina, le aveva comunicato che sarebbero tornati a casa nel tardo pomeriggio, massimo subito dopo cena. Per poter essere sveglio e operativo il giorno seguente al bunker, senza doversi subire una sgridata da parte di Dario. Ma così non era stato. Si erano fermati a mangiare una pizza sulla spiaggia, mentre il sole tramontava in quel cielo limpido, e si erano persi a parlare. Finché la suoneria di Ludovica non ha iniziato a suonare, interrompendo quel momento intimo. Si trattava di sua nonna, preoccupata per non aver avuto più sue notizie. E, quindi, si erano dovuti mettere in viaggio, per non farla agitare ulteriormente. La strada di ritorno non era molto trafficata, per loro fortuna, riuscendo a percorrerla senza intoppi.
Le poche vie di quella frazione di Empoli sono illuminate dai lampioni, che insieme a qualche stella che brilla timida nel cielo permettono a quegli occhi verdi di ammirare il suo posto preferito nel mondo. Respira l'aria fresca e pulita di quella giornata di inizio marzo, che lei stessa, però, sta inquinando con il fumo della sigaretta. La consuma lenta, anche se perlopiù è il vento a farlo per lei. Così persa nei suoi pensieri che lascia che la cenere si accumuli, prima di cadere sul pavimento del balcone dove si trova quando non è più in grado di sostenerla.
Quando le ventate fredde colpiscono la sua pelle nuda, si stringe nella felpa di Pietro. Quella che l'ha accompagnata nella loro fuga dalla realtà e che non gli ha ancora restituito. Non che lui la voglia indietro, in realtà. Al contrario, gli piace che sia lei a tenerla, ad indossarla. E lei si trova a sorridere e ad arrossire come una scema, al solo pensiero di tutti quei complimenti sinceri e spontanei che ha ricevuto in quelle 48 ore.
Un sorriso che non è destinato a vivere a lungo su quelle labbra sempre più rovinate dai suoi stessi denti. Un modo per scaricare l'ansia. Una volta appoggiata la testa al cuscino, infatti, era stata risucchiata dai pensieri autodistruttivi. L'autosabotaggio è probabilmente una delle particolarità del suo carattere che la corvina odia di più. La costante necessità di rovinare i momenti più belli della sua vita, usato come scudo dal suo subconscio per non rimanere fregata quando è troppo tardi per tornare indietro. E pensa a quanto vorrebbe tornare bambina. Vivere senza quell'ansia soffocante che è sorta in lei con la perdita di nonno Dante, fino a prendere l'assoluto controllo della sua stessa vita. Ritornare ad avere quella spensieratezza che la rendeva bella, ai suoi occhi. Quel sorriso costantemente dipinto sulle labbra, da regalare a chiunque incontrasse per strada migliorando inconsapevolmente la giornata di molti. Quegli occhi verdi luminosi, come due smeraldi, che emanavano pura bontà. Non vorrebbe più avere paura a dire quello che pensa, senza dover rimuginare sui suoi stessi pensieri per ore nella speranza di trovare il coraggio di confessare le proprie emozioni. Coraggio che alla fine non arriva mai, facendole mancare quelle parole necessarie per lasciare andare almeno l'1% delle sue riflessioni. Per sentirsi più leggera.
Il rumore della porta-finestra, che dalla sala porta al balconcino su cui si trova, la fa sobbalzare, costringendola a sopprimere l'anima della sigaretta che sta fumando, quasi finita, nel bicchiere di plastica. contenente un dito d'acqua naturale. che tiene stretto nella mano sinistra. Con la mano, ora, libera, caccia via quella nuvola di fumo che si palesa davanti al suo volto stanco.
Cristina ridacchia a quella scena, portandosi una mano sullo stomaco. Lo sente vibrare sotto al palmo ruvido, mentre scuote la testa divertita. Si siede nel posto libero, di fronte alla nipote, e quando fa cadere le sue iridi in quelle verdi di lei scoppia nuovamente a ridere. L'ingenuità, invece, non è svanita.
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ACQUAZZONE | Fares [bnkr44]
FanfictionTreccani descrive l'acquazzone come una pioggia breve e impetuosa. Insomma, un qualcosa di odioso che può cambiare la tua giornata in un attimo. Ma dopo la tempesta nasce sempre il sole. Si dice così no?