Inferi.
Febbraio è il mese dedicato alla dea della febbre e della guarigione. Un mese dedicato ai riti della purificazione, in vista dell'arrivo della primavera. O almeno, questo è quello che nonna Cristina raccontava ad una piccola Ludovica piena di voglia di sapere, che riempiva la donna di domande. È sempre stata una bambina curiosa, con il costante bisogno di assegnare dei significati a tutto ciò che le passava per la mente. I mesi, per un periodo, sono stati infatti un argomento costante nelle sue giornate e Cristina si è informata tanto per poter dare una risposta alle sue domande.
Col tempo ha appreso maggiormente il significato di quelle parole, soprattutto con la morte di nonno Dante. Febbraio, infatti, è da anni un mese altalenante per le sue emozioni. Ludovica raggiunge alti picchi di felicità e spensieratezza, che si contrastano con quelli più bassi di tristezza e malinconia. Un miscuglio pessimo per la sua salute mentale. L'ansia, di fatto, non sparisce, al contrario aumenta, si tramuta e non ricade più sulle pressioni generali e dei suoi genitori. In quell'altalena instabile i problemi legati all'università e alla famiglia fanno da contorno a quei ricordi strazianti legati alla morte del suo eroe. Febbraio la rimanda inevitabilmente a quell'anno in cui tutto è cambiato troppo velocemente, peggiorando precipitosamente senza la possibilità di reagire e capire. Lasciandola con l'amaro in bocca e la rabbia nel cuore. Rubandole dalle mani una delle colonne portanti della sua vita.
Si ritrova così su una montagna russa traballante, costretta a sfiorare la felicità prima di essere riportata sul fondale senza poterla assaporare pienamente. Una giostra che la agitata, seduta su un sedile scomodo, nonostante il suo stomaco sia quasi schiacciato da quella sbarra pesante il cui compito è quello di tenere al sicuro le persone. Ma non si ha la totale certezza che essa rimanga chiusa per tutto il percorso, che si ripete in loop nella mente della corvina. Un percorso delimitato da rotaie pericolanti e su cui le vertigini prendono il sopravvento. Si ha sempre il terrore che tutto possa cedere, proprio mentre sta cadendo in picchiata a grande velocità senza la possibilità di tirare un freno di emergenza per potersi salvare da quell'impatto brutale con una brusca frenata. E mentre stringe la sbarra con le mani, si trova ad affrontare la prima discesa ad occhi chiusi. Quella sensazione di cadere nel vuoto le stringe lo stomaco, costringendola a chiudere gli occhi mentre non percepisce più la terra sotto ai piedi, preparandosi allo schianto finale. Una sensazione che ha provato così tante volte in quegli anni che è stanca di non riuscire mai ad aggrapparsi in tempo ad un appiglio che la salvi. Stufa di sfiorare con le dita quella corda che potrebbe salvarla dall'essere risucchiata dal vortice dei pensieri distruttivi, cadendo nell'ennesimo buco nero da cui si esce a fatica, portandosi dietro gli strascichi di quella caduta.
Per questo per lei febbraio deve rappresentare la guarigione, perché vuole tornare ad essere serena, ad essere quella bambina curiosa e allegra. Vuole continuare ad apprendere dai racconti di nonna Cristina, osservarla mentre si siede dolcemente sul suo letto prima di darle la buonanotte e lasciarsi cullare dalla sua voce dolce. Ma rivivere il passato è difficile quando una parte essenziale di esso è solo un ricordo sfocato nel presente. È impossibile se si fa fatica anche solo a parlarne, non riuscendo a metabolizzare completamente che non potrà più tornare indietro, che non si presenterà davanti al portone di casa con un girasole tra le mani.
Così quando arrivano gli ultimi giorni di gennaio lo stomaco di Ludovica inizia a chiudersi. Si stringe in una morsa stretta e dolorosa che non fa altro che aumentare il battito cardiaco. Non riesce ad arrivare psicologicamente pronta a quel mese buio e triste, nonostante i numerosi mesi passati da quell'evento. La concentrazione manca totalmente, in quanto il suo cervello è troppo preso a rincorrere quei ricordi laceranti che viaggiano a grande velocità nel labirinto della sua mente e che lei, invece, vorrebbe solamente rinchiudere sotto chiave per poter smettere di soffrire. Trascura il fatto che questo non fa altro che farla stare male, perché sopprimere le proprie emozioni, seppure si crede che questo possa servire a non far emergere quelle negative, ha delle ripercussioni sia sulla parte fisica che psicologica. Tutti gli aspetti che si riscontrano nel suo corpo fragile, infatti, la spezzano solo di più, per l'ennesima volta. Aspetti di cui provano ad occuparsi il suo gruppo di amici, a conoscenza oramai di quella condizione di cui fatica ancora a parlare e che la costringe a chiudersi a riccio per non essere ferita. L'aiutano senza che lei se ne renda effettivamente conto. In modo non invasivo, perché questo la porterebbe solamente ad allontanarsi per paura di poterli risucchiare nel vortice dei suoi problemi. Piccoli gesti che la fanno sopravvivere, che l'aiutano indirettamente a non venire soffocata completamente da quell'incubo da cui non riesce a risvegliarsi.

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ACQUAZZONE | Fares [bnkr44]
FanficTreccani descrive l'acquazzone come una pioggia breve e impetuosa. Insomma, un qualcosa di odioso che può cambiare la tua giornata in un attimo. Ma dopo la tempesta nasce sempre il sole. Si dice così no?