Senti(e)menti.
La mattina successiva Marco è il primo a svegliarsi tra tutti i presenti, o almeno crede lui, a causa dei numerosi calci ricevuto e delle diverse gomitate offerte da Jacopo durante il sonno. Seppure il più piccolo del gruppo si trovasse in mezzo al ragazzo platinato e a quello dalla chioma amaranto, i suoi movimenti involontari sono ricaduti sul maggiore. Condividere il letto con il ricciolino, però, sembra essere stata la scelta migliore delle ultime ventiquattro ore. Un'assurdità, a pensarci, considerando le occhiaie ben pronunciate sotto ai suoi occhi chiari, ma non era paragonabile all'aver accettato la maledetta proposta di Andrea di andare a fare serata e bere nuovamente a sfascio come non ci fosse un domani, senza aver avuto il tempo di riprendersi completamente dalla sbornia precedente. A pagare le conseguenze di quelle scelte immature e affrettate, adesso, infatti, è la sua testa. La sente pulsare ininterrottamente, come se potesse esplodere da un momento all'altro, e questo non gli permette di riaddormentarsi, nel silenzio assoluto che assapora l'appartamento della corvina. Da una parte, forse, vorrebbe proprio che quell'azione avvenisse, così da poter ritornare a non pensare a nulla, da mettere finalmente un freno alle rotelle del suo cervello. Ma queste non smettono di girare, non permettendogli di riprendere sonno.
Osserva, così, l'orario sullo schermo del suo telefono quasi scarico, scoprendo non essere nemmeno le dieci del mattino. Non ha dormito un cazzo, constata. Si passa una mano sugli occhi chiari e stanchi, strofinandosi delicatamente con il dorso delle mani per mettere meglio a fuoco la stanza che lo circonda. Si mette seduto sul materasso del divano letto che ha occupato quella notte, mentre qualche timido raggio di luce riesce a penetrare dalle piccole fessure della tapparella scura. Nota come i due amici alla sua destra dormano ancora beatamente e profondamente, schiena contro schiena. Jacopo, con la bocca leggermente socchiusa, occupa gran parte dello spazio che hanno a disposizione, avendo così costretto gli altri due, durante la notte, a rimanere fermi immobili in una striscia di materasso per non rischiare di volere giù dal divano. Duccio, invece, è rannicchiato come un bambino nella coperta calda, che ha avvolto attorno al suo corpo minuto.
Dopo qualche minuto di riflessione, scosta la coperta dal suo corpo, accorgendosi di indossare ancora i vestiti della serata precedente. Riesce ad immaginarsi l'espressione contrariata di Ludovica, conoscendola come le sue tasche e sapendo bene quanto odi quando le persone non indossino dei vestiti puliti prima di mettersi a letto. Si segna mentalmente che si sarebbe dovuto scusare con lei.
Appoggia i piedi nudi sul pavimento freddo, sentendo dei piccoli brividi percorrergli la schiena, e cerca i suoi calzini bianchi tra le lenzuola; li aveva sicuramente persi durante la notte, probabilmente a causa di una lotta avvenuta inspiegabilmente con le coperte. Era talmente ubriaco che qualsiasi opzione suona credibile. Li trova, però, con poca fatica, incastrati ai piedi del materasso, e in assoluto silenzio decide di abbandonare quella stanza per raggiungere la cucina, sentendo un terribile bisogno di idratarsi con della sana acqua. Sembra che le sue papille gustative abbiano dimenticato la freschezza rilasciata da quel composto chimico ed ha bisogno di rinfrescarsi la memoria.
Striscia, così, i piedi finché non raggiunge la stanza desiderata, che si trova a due passi dalla sala. Utilizza comunque la torcia del suo telefono per illuminare il breve percorso da percorrere, per non rischiare di inciampare tra ostacoli e mobili della casa. Si chiude la porta alle spalle una volta accesa la luce, così da non disturbare coloro che ancora dormono e illuminare la stanza. Prende posto su una delle sei sedie vuote, poste attorno al tavolo della cucina in modo ordinato, e appoggia i gomiti lasciati scoperti dalla maglietta a maniche corte sulla struttura in legno davanti a sé, così da sorreggere il volto stanco con le mani. Quel dolore pungente e fastidioso alla testa, però, non sembra essere intenzionato a svanire, aumentando al passaggio di ogni singolo minuto.
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ACQUAZZONE | Fares [bnkr44]
FanfictionTreccani descrive l'acquazzone come una pioggia breve e impetuosa. Insomma, un qualcosa di odioso che può cambiare la tua giornata in un attimo. Ma dopo la tempesta nasce sempre il sole. Si dice così no?