Appoggiata al muro, guardo fuori dalla finestra mentre la professoressa spiega.
Sono sovrappensiero, non riesco a concentrarmi.
Ancora a Genova è come se fosse estate, mi mette di malumore rimanere chiusa a scuola quando fuori è bel tempo."Beatrice, è la terza volta che ti richiamo, vai fuori."
"Ma prof-"
"Niente ma, fuori."È forse la prima volta nella mia vita che vengo cacciata dalla classe, un po' mi imbarazza.
Raccolgo il mio zaino e mi dirigo fuori.
Senza meta, faccio un giro e vado in cortile."Sempre qua stai?" Domando a Mario che fuma seduto sul muretto.
"Tu invece cos'hai fatto per stare qua?" Ribatte senza rispondere.
"Mi sono distratta e la professoressa mi ha cacciato." Faccio spallucce."Com'è possibile? Ti facevo una tutta perfettina."
"Non mi conosci abbastanza nemmeno tu."Rimaniamo qualche istante in silenzio, ed io mi metto a calciare i sassolini per terra.
"Vabbè andiamocene, che rimaniamo a fare." Butta il mozzicone e si alza.
"Ma non possiamo andarcene."
"Il cancello aperto e non c'è nessuno a fermarci mi pare.""Ma non hai qualche fidanzata da far bocciare, invece di far bocciare me?"
"Io? No." Scuote la testa. "Allora? Che vuoi fare?"La mia domanda era calcolata, volevo sapere se fosse fidanzato o meno, e ho colto l'occasione.
In realtà è per pura curiosità, anche perché pare che io e Andrea potremmo funzionare."Va bene andiamo." Accetto e ci dirigiamo verso l'uscita.
"Adesso per colpa tua mi metteranno una nota." Commento e Mario ride.
"Hai paura di sporcare il curriculum?" Mi domanda e lo guardo stranita.
"Scusa scusa la smetto." Alza le mani in segno di resa.
"Ti faccio fare un giro."Ci sono già salita sulla sua moto, ma è come se fosse di nuovo la prima volta.
Sono titubante a stringerlo per reggermi, e se ne accorge."Su, non voglio perderti per la strada." Mi dice girandosi. Così stringo le braccia intorno alla sua vita.
È strana la sensazione che provo. Sono un po' agitata, ma forse sarà la moto.
Vedere Genova dalla moto è quasi terapeutico. Il vento ci raffredda la pelle e tutto scorre veloce, mentre Mario sfreccia per la strada.
"Dove mi porti?"
"Un posto tranquillo, ci vado sempre con i miei amici."Arriviamo in questo parchetto, coperto dagli alberi. Su una panchina è seduto un ragazzo, con i capelli scuri e i baffi. Saluta Mario con una stretta di mano.
"Lui è Diego e lei è Beatrice.""È la tua nuova conquista?" Domanda a Mario che scuote la testa.
"No no, lei è amica della sorella di Andrea."
"Ah sì, ho capito."Da quanto ho capito dai loro discorsi, entrambi fanno musica.
"E che genere fate?" Domando ad entrambi.
"Rap, ma dipende da quello che ci viene in mente di fare."
"Voi come vi fate chiamare?"
"Io Tedua, lui Izi."
"Mi fate sentire qualcosa?""So che siamo nati dalle costole ma di conseguenza non so
Come mai venga l'odio e l'istinto
Di far di tutta l'erba un fascio
O cercare il pelo nell'uovo per quello che faccio
Mi chiama per fare soldi, good mornin'
Tedua tu corri via dagli infami
Fammi fare le mie telefonate
A te che ne rimane
Retate per delle ettate""Da noi mancava sempre il pane
Mancava dentro al piatto e lo dovevo disegnare
Matite, fogli A4, davo forma alla mia vita, sì
Sì, come sul palco, come quando si è felici, sì
Sto con la mia "Gang Shit", sto con la mia "Gang Shit"
Sopra quell'Enjoy rossa che sfreccia ai centoventi
Con Tedua, Bresh e Nolan sorvoliamo le correnti
Sei giù con i miei testi da un pochino e te li segniCome soldi da dare, come assegni, come impegni che non hai [...]"
"Mi piace." Approvo sorridendo.
"Non pensavo foste così bravi." Continuo e loro sembrano imbarazzati.Trascorriamo la mattinata tutti e tre insieme, ed arriva finalmente il momento di tornare a casa.
"Mi riaccompagni a casa?"
"No guarda, adesso ti lascio qui." Risponde sarcasticamente ed io alzo gli occhi al cielo."Su sali." Mi esorta.
"Ciao Diè." Lo saluta Mario con una pacca sulla spalla.
"Certo che siete una coppia strana." Commenta Diego ridacchiando.
"Non siamo una coppia, quindi siamo solo strani." Rispondo io prima di salire."È simpatico." Commento riferendomi a Diego.
"Sì non è per niente male." Ride.
"Siete amici da tanto?" Gli domando ad alta voce e lo osservo mentre guida.
"Sì abbastanza." Dice senza distogliere lo sguardo dalla strada. "Siamo praticamente cresciuti insieme, sua nonna è come se fosse anche mia madre.""Problemi con i tuoi?" Gli chiedo e non sento risposta. "Allora più o meno siamo sulla stessa barca." Concludo.
"Non credo, non puoi capirmi."
Fa un sorriso amaro, senza staccare gli occhi dalla strada."Direi che oggi è valsa la pena saltare scuola." Dico sviando il discorso, per non rendere l'atmosfera troppo pesante.
"Vedi? Dovremmo farlo più spesso."
"Certo, poi mi bocciano però." Ridacchio e ride anche lui.
"Sei una studentessa modello, non lo farebbero.""E chi ti ha detto che vado bene?" Domando con un sopracciglio alzato.
"Ho svolto le mie indagini." Fa spallucce e scuoto la testa rassegnata.
"In realtà non mi interessa tanto la scuola."
"Noi artisti non andiamo d'accorto con i libri." Commenta Mario accennando un sorriso.Parcheggia davanti casa e mi tolgo il casco, non vorrei andarmene.
"Beh, ci vediamo." Mi saluta Mario.
"Sì, allora la prossima volta che voglio saltare ci incontriamo nello stesso posto?" Domando ridendo.
"Sì, tu mi troverai sempre."Una settimana fa, non mi sarei mai aspettata di scappare da scuola con Mario. Non ci siamo mai parlati da quando è tornato, è successo tutto all'improvviso.
Mi sono divertita, anche se sto rischiando di brutto con la scuola. Ma questa scappatella mi ha trasmesso un brivido, che non sono un grado di spiegare.
Mi chiudo sempre nella mia monotonia, sempre a fare le stesse cose. Cambiare, per una volta, mi è piaciuto.
Io e Mario, tutto sommato, potremmo diventare amici.
