Sono un paio di giorni che non vado a scuola. Non ho assolutamente intenzione di vedere Mario.
Lui continua a mandarmi messaggi su messaggi, e maledico Sara per avergli dato il mio numero.Ovviamente non gli ho risposto, e lo sto ignorando ormai da quella sera.
Oggi sono costretta però ad andare a scuola, a causa di un compito in classe.Decido di aspettare che arrivi Sara davanti scuola, ma appena mi accorgo di Mario che viene verso la mia direzione, scappo subito dentro.
Non voglio vederlo e tantomeno parlargli.Più che altro, ho paura di esagerare con le parole, e non ho per niente voglia di agitarmi per lui.
Non voglio rincorrerlo più, se mi vuole, deve essere lui a cercarmi. Ma adesso sono ancora troppo incazzata per parlargli.Così, anche una volta terminate le lezioni, scappo subito fuori per evitare di trovarmelo davanti.
Mi rintano in casa con Sara, a cui ho dovuto spiegare ciò che è accaduto qualche giorno fa.
"Quindi per picchiare uno, il pugno è arrivato a te?" Domanda per conferma, e so che sta trattenendo una risata.
"Non c'è nulla da ridere, il naso mi fa ancora male." Dico toccandomelo, e a quel punto si mette a ridere.
"Scusa, è che è divertente."
"Non per me." Alzo gli occhi al cielo."Non l'ha fatto apposta, perdonalo."
"Non sono arrabbiata per quello."
"E per cosa?"
"Non è possibile che prima mi bacia, poi fa finta di nulla, poi di nuovo è geloso. Sono stufa di farmi raggirare così."Sara scarabocchia qualcosa sul quaderno.
"Hai ragione." Dice dopo un po'. "Ma allora digli le cose come stanno."
"L'ho fatto."
"E poi?"
"E poi l'ho ignorato fino ad oggi.""Bea!" Mi rimprovera. "Come risolvi i problemi se continui a scappare?"
"Non lo so." Affondo la testa tra i cuscini che ho sul letto.Sara continua con la sua ramanzina, finchè non si fa ora di cena, e decide di tornare a casa.
Allora rimango da sola, e non sapendo che fare mi siedo sul pianerottolo fuori la porta.Mi piace mettermi qua fuori per fumare, ma ormai non è più stagione. Ormai comincia a fare freddo, in più è calato il sole, così mi stringo nel cardigan. Accendo una sigaretta, o almeno ci provo. Perché il vento mi spegne continuamente la fiamma.
"Devi coprirla con la mano."
Alzo lo sguardo e mi ritrovo Mario davanti.
"Perché non mi hai risposto?"
"Mario, non ho voglia di parlare con te, lasciami in pace."Si siede accanto a me senza dire nulla.
Tremo per il freddo, è stata una pessima idea uscire fuori. Tremo anche per il nervosismo. Non mi sono mai sentita così accanto a lui.
Nota i miei tremori ed allunga un suo braccio sulle mie spalle, in modo da avvicinarmi a lui."Ho completamente torto." Mi dice ed io alzo lo sguardo.
"Continua." Lo sprono.
"Sono un coglione." Mi accarezza i capelli con una mano. "Tu mi piaci Bea, dalla prima volta che ci siamo visti da piccoli."Il mio sguardo si addolcisce appena lo sento dire queste parole.
"Ma io sono un casino, ed io non voglio farti soffrire." Lo guardo negli occhi. È sincero.
"Hai detto che anche soffrire fa bene."Mi mette una mano dietro la nuca e mi bacia. Non è il bacio impulsivo dell'altra volta, questo è ragionato e voluto. Le sue labbra sono morbide e calde, così come le ricordavo dall'ultima volta.
Da quanto le sognavo.Lo attiro ancora di più a me, e lascio cadere la sigaretta dalla mia mano.
"Andiamo in camera." Gli dico a pochi centimetri dalle sue labbra.Mario chiude la porta, mentre mi sfila un indumento alla volta, e lo stesso faccio io con lui. Non arriviamo in camera, ci fermiamo al divano. Mi lascia cadere su questo, e me lo ritrovo sopra di me. I suoi capelli mi finiscono sul viso, ma non mi riesco a separare nemmeno per un istante da lui.
È un bisogno proprio fisiologico, come l'acqua.
"Vuoi farlo?"
Ribalto i ruoli e mi metto io sopra a lui.
"Lo prendo per un sì." Dice con un sorriso malizioso."Non credere che abbiamo risolto." Lo ammonisco mentre lui mi bacia il collo.
"Parliamo dopo."Mario torna nella posizione dominante, ed ansimo non appena entra dentro di me.
"Vai." Mi mordo il labbro, e questo sembra eccitarlo ancora di più.Provo sensazioni che non avevo mai provato prima. Mi sento come su un altro pianeta. Il mio respiro è irregolare, e sempre più veloce, così come il battito del mio cuore.
Gli graffio la schiena, ma lui sembra apprezzare.
Dopo minuti, che sembrano interminabili, si abbandona al mio fianco.Ha la fronte imperlata dal sudore, ed ha il fiatone.
"Perché non lo abbiamo fatto prima?" Si gira verso di me ed io gli tiro una gomitata.
"Se non avessi fatto il coglione, forse sarebbe successo prima."Mi bacia di nuovo.
"Non sai quante volte ti sarei saltato addosso."
Sorrido mordendomi il labbro al solo pensiero."Sei stanco?" Lo guardo con uno sguardo malizioso, che lui ricambia.
"Per te mai."