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È l'ultimo giorno che passiamo in montagna.
Mi sono svegliata con un mal di testa allucinante. La voglia di rimanere a letto e darmi per malata è tanta, ma controvoglia decido comunque di alzarmi.

Oggi dovremmo fare una passeggiata in montagna e poi tornare a Genova stasera.
"Ieri dove sei sparita?" Mi chiede Sara sedendosi sul mio letto.
"Sono andata in terrazza a fumare."
"Ed eri sola sola?" Mi domanda cercando altro.
"Beh no." Mi tocco i capelli in un gesto nervoso e poi ridacchia.

"Mario mi ha baciata." Dico e lei spalanca gli occhi, mi stringe in un abbraccio.
"Però poi è scappato senza dire nulla." Dico ridacchiando, cercando di non far vedere che ci sono rimasta male.
"Oddio gli uomini, sono così complicati." Alza gli occhi al cielo.
"Però è un grande inizio."

Inizia la nostra camminata faticosa verso la vetta. Mi piace stare in mezzo al verde, quello che mi piace meno è faticare.
Sento qualcuno che mi tocca la spalla e mi giro.
"Possiamo parlare?" Mi chiede Mario ed io annuisco.

"Ti voglio chiedere scusa per ieri, avevo bevuto." Rimango un po' scioccata ma cerco di non scompormi troppo.
"Figurati, non ti preoccupare." Dico con freddezza.
"Tanto ero ubriaca anch'io." Commento e mentre parlo non mi accorgo di una buca, quindi cado facendo una storta.

"Stai bene?" Mi chiede subito Mario prendendomi il piede. "Riesci a muoverlo?"
"Sì ma fa male."
"Allora non è rotto, hai preso solo una storta con la caviglia."

"Dai riscendiamo sotto, avviseremo che ti sei fatta male." Mi dice e mi aiuta ad alzarmi in piedi. Mi fa appoggiare a lui per camminare e piano piano riscendiamo verso l'hotel.

Una volta arrivati si pone il problema di salire le scale. A quel punto Mario mi prende in braccio e mi trasporta fino alla mia camera e mi fa scendere sul letto.
"Vado giù a prendere del ghiaccio."

Ritorna e poggia una busta con il ghiaccio sulla mia caviglia e scatto per il freddo.
"Grazie Mario." Gli dico accennando un sorriso.
Prendo il pacchetto di sigarette e gliene porgo una. Apre la finestra ed accende la sua, per poi porgermi l'accendino.

Appoggio la testa allo schienale del letto e faccio un tiro. "Una bella gita." Commento sarcasticamente e lui ride. "Almeno non ti sei sfasciata la caviglia il primo giorno."

"Fammi sapere se ti serve qualcosa... Ci vediamo dopo." Butta la sigaretta e se ne va.
Mi rimane un senso di vuoto mentre rimango in silenzio da sola in camera.

-

"Dai alzati ce ne dobbiamo andare." Mi sveglia Sara ed io stropiccio gli occhi. "Non mi sono accorta di essermi addormentata." Borbotto.
Vedo Mario appoggiato alla porta.
"Mi ha detto che ti sei fatta male." Dice Sara riferendosi a Mario. "Quindi l'ho chiamato io, almeno ti può portare fino all'autobus." Lei mi fa l'occhiolino ed alzo gli occhi al cielo.

"Sono sicura che adesso va meglio." Poggio il piede per terra e mi alzo, ma il dolore è talmente forte da dovermi risedere. "Forse non va meglio."
"Sei proprio testarda." Mi rimprovera Sara.

"Io porto la valigia di Bea di sotto." Se ne va e rimaniamo di nuovo io e Mario da soli.
"Non serve che mi prendi in braccio, basta che mi appoggio."
Lui non ribatte e mi offre la spalla come sostegno.

Durante il viaggio di ritorno Mario è rimasto seduto accanto a me. Si è addormentato sulla mia spalla ed ho fatto il possibile per non farlo svegliare.

Una volta arrivati a Genova, sveglio Mario che si alza di scatto appena nota che si è addormentato sulla mia spalla.
"Dai ti aiuto a scendere." Ancora una volta mi presta soccorso.
"Bea, c'è Andrea, ci riporta a casa."

Mario mi accompagna fino alla macchina.
"Da qua me la posso cavare da sola." Dico accennando una risata. "Tutto apposto Bea?" Mi domanda Andrea ed io annuisco.
"Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa." Mi dice Mario.
"Hai fatto già troppo, grazie mille." Lo saluto con un sorriso e lui chiude la portiera.

Mi imbarazza il fatto che Andrea mi abbia rivisto... Insieme a Mario poi.

In macchina mi sento a disagio, non so più come comportarmi con lui intorno. Ho come la sensazione che potrei dargli dei segnali contrastanti, ed è questo che vorrei evitare.

"Ti aiuto a scendere la valigia dai." Andrea mi apre la portiera e mi porta fino all'entrata di casa.
"Sei sicura che non hai bisogno di una mano?" Mi chiede ma io scuoto la testa.
"Non preoccuparti." Accenno un sorriso, e mi sorride anche lui.
"Fammi sapere, per qualsiasi cosa." Mi lascia un bacio sui capelli e se ne va.

Dopo circa un'ora sento suonare il campanello.
"Mi dispiaceva lasciarti da sola." Dice Mario appena entrato, con due cartoni di pizza in mano.
"Non dovevi Mario." Chiudo la porta, mentre intanto sistema le pizze sul tavolo.

"Volevo." Mi bacchetta ed alzo le mani.
Un po' zoppicante comincio ad andare verso la cucina ma lui mi ferma.
"Ci penso io, tu siediti."

Non riesco a capirlo, si avvicina, poi si allontana. È freddo, e poi si prende cura di me. Non so come interpretare tutti i segnali che mi da, e nemmeno riesco a comprendere i miei segnali.

WILD//TeduaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora