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Apro pian piano gli occhi per abituarmi alla luce che entra nella stanza. Mi giro nel letto e dopo qualche istante realizzo la presenza di Mario.
Ha la testa appoggiata sull'avambraccio e mi guarda.

"Sei sveglio da tanto?" Gli domando stropicciandomi gli occhi.
"Non ci ho fatto caso." Risponde stiracchiandosi.

Ci guardiamo negli occhi senza dirci niente. Questo silenzio è così imbarazzante.
"Vado a fare il caffè." Mi alzo e vado di sotto.

Mentre scendo le scale sento dei rumori, quindi mi muovo con cautela. Vado in cucina e trovo mia madre. "Sorpresa!" Esclama. "È il tuo compleanno!"
"Me ne ero dimenticata." Ridacchio e la abbraccio. Poi mi ricordo di Mario al piano di sopra.

"Torno subito." Scappo in camera mia e mi chiudo la porta alle spalle.
"Mario c'è mia madre di sotto." Cerco di dire a bassavoce.
"Doveva tornare proprio oggi?"
"Beh è il mio compleanno." Dico un po' imbarazzata lui si alza dal letto e viene verso di me.

"Perché non me l'hai detto?" Mi domanda.
"Me ne sono dimenticata." Dico per poi continuare. "Ma ora devi andare."
"E da dove esco?" Faccio un cenno alla finestra.
"Ci riesci, c'è l'albero." Dico e lui si passa una mano sul viso. "Guarda che mi tocca fare."
Si riveste al volo per poi uscire dalla finestra.

Mi sporgo per vedere che non si sia rotto qualcosa mentre scendeva dell'albero.
Appena sceso mi fa un segnale per farmi capire che sta bene ed io rido.

Torno sotto da mia madre, che sta seduta al tavolo a fare colazione.
"Ti ho fatto un regalo." Dice mia madre. "Esci fuori."
Esco dalla porta e vedo una macchina con un fiocco rosso.
"È da tanto che hai preso la patente, te la meriti, e soprattutto ti serve." Dice mia madre e la abbraccio di nuovo, ringraziandola.

"Quanto rimani a Genova?" Le domando speranzosa.
"Devo ripartire stasera." Mi lascia un bacio sulla fronte. "Ma ti prometto che torno presto."
Non me la prendo più di tanto, ci sono abituata.

Mi preparo al volo ed esco subito di casa, per provare la mia nuova macchina.
Metto la musica ad un volume vergognoso, e senza nemmeno rendermene conto sono già sotto casa di Mario.

Suono il clacson ripetutamente, finché non si affaccia dalla finestra.
"È finito il tuo periodo tassista."
"Ed è iniziato il tuo." Risponde ed io rido.
"Arrivo subito."

Mario sale in macchina e abbassa il finestrino per fumare.
"Adesso devo valutare la tua guida." Dice ed io alzo gli occhi al cielo.
"Guarda che la patente l'ho presa proprio come l'hai presa tu."

"Te l'ha regalata tua madre?" Domanda Mario accennando alla macchina ed io annuisco.
"L'ho vista quando sono scappato dalla finestra." Dice e ridacchio.
"Molto divertente come scena." Commento e lui getta il mozzicone dal finestrino.
"Non l'ho fatto per nessuna. " Dice mettendomi ed io trattengo un sorrisetto.

Guido fino ad un posto un po' sperduto, ma dove sapevo che avremmo potuto guardare tutta la città.

"Bello qui, ci sono venuto un paio di volte." Commenta appoggiandosi alla macchina.
"Sì è bello, si vede tutto." Dico facendo lo stesso.
"Io da piccola mi divertivo a guardare le navi allontanarsi dal porto." Indico vedendone una in questo momento.

Mario si avvicina a me. Mi mette il suo braccio sulle spalle ed io mi appoggio a lui.
Prendo una sigaretta e ne passo una anche a lui.
"Dovrei offrirtela io, è il tuo compleanno." Commenta ed io faccio spallucce.

"Ti ricordi quando eravamo piccoli?" Gli domando e lui annuisce accennando un sorriso.
"Quando ti rubavo le bambole per farti i dispetti." Continua la frase ed io ridacchio.

"Tuo padre?" Mi domanda fuori contesto Mario.
"I miei sono divorziati, ma lo vedo raramente."
"Benvenuta nel club." Sdrammatizza e mi metto a ridere. "Anche se io non l'ho mai conosciuto."
"Torniamo a casa, ti preparo il pranzo." Svia il discorso, che si stava facendo troppo pesante.

WILD//TeduaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora