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Non sono riuscita a dormire tanto bene. Mi mette ansia la situazione che si è creata con Andrea.

Preferisco non andare a scuola, la probabilità di incontrarlo sarebbe troppo alta.
Così rimango nel letto fino a tardi. Sento il campanello suonare e decido di scendere di sotto. Apro la porta e mi trovo davanti Mario.
"Perché non sei a scuola?" Gli domando curiosa.
"Ti potrei fare la stessa domanda." Risponde facendo spallucce ed entra in casa.

"Prego Mario entra." Dico sarcasticamente chiudendo la porta.
"Allora che vogliamo fare?" Domanda sedendosi e poggiando il casco sul divano.
"Non lo so, non ho niente in programma..." Rispondo e faccio spallucce.

"Allora andiamo al mare, facciamo un pic nic." Mi dice ed io lo guardo sorpresa.
"Allora preparo qualcosa al volo." Dico scappando in cucina.

Mi preparo anche io al volo e andiamo. La strada che costeggia il mare è bellissima, soprattutto ora che c'è il sole alto.

Ci sistemiamo sulla spiaggia sul telo, mentre Mario va al bar a prendere due birre fresche.
Mi godo la vista, ci sono ancora alcuni bambini che giocano con il pallone, e qualche vecchio sulle sdraio.

"Ti vedo stanca." Commenta stappando le due birre.
"Ho dormito poco e male." Faccio spallucce e bevo un sorso.
"Come mai? Se posso chiedere."
"Non lo so... Stavo pensando ad Andrea." Dico in maniera vaga e lui mi guarda con uno sguardo indagatore.

"Non mi piace." Continuo dopo un po'. La sua espressione rimane fredda, priva di sentimenti.
"E quale sarebbe il problema?" Mi domanda.
"Non vorrei rovinare il rapporto che ho con Sara per lui."
"Vi conoscete da tanto, non succederà." Mi rassicura. "Dovresti dirglielo."
"Non ci ero arrivata, scienziato." Alzo gli occhi al cielo.
"Non voglio illuderlo, ma ho paura di averlo già fatto." Dico sorseggiando la birra fresca.
"Penso capirà."

È abbastanza caldo, c'è una leggera brezza che ci scompiglia i capelli.
Lo osservo mentre lui guarda il mare, i capelli gli finiscono davanti gli occhi e li sposta con la mano. Ha una maglietta a maniche corte larga e mi accorgo del fatto che non ha tatuaggi.

"Come mai non hai tatuaggi?" Gli domando poggiando la birra sul telo.
"Sai ci avevo pensato." Comincia a dire e fa un sorso per poi riprendere.
"Volevo fare le solite scemenze, il dragone, il tribale... Non li ho più fatti, troppo banali." Continua e lo osservo mentre gesticola quasi incantata.
"Tu ne hai?" Mi domanda ed io scuoto la testa.
"Ho qualche idea però."

Dopo qualche istante, arriva un pallone tra i piedi di Mario. Così si alza in piedi e la restituisce al bambino che l'ha tirata. Avrà sì e no 5 anni.
"Vuoi giocare con me?" Gli domanda il piccolo, ed io sorrido alla scena.
"Luca, non disturbare i ragazzi." Lo ammonisce la madre.
"Non si preoccupi, non disturba." La riassicura Mario. E per un po' gioca con lui.

Passiamo il pomeriggio così, tra chiacchiere, birre e la brezza del mare.
Ormai il sole è tramontato, e ci tocca rientrare.
"Grazie Mario, è stata una bella giornata." Dico ma nel mentre mi giro vedo Andrea sulla porta di casa.

"Dove siete stati?" Gli domanda Andrea senza nemmeno salutarmi, e sento un po' l'ansia che sale.
"Beatrice mi ha aiutato in matematica, domani ho un compito." Ringrazio mentalmente Mario per non aver complicato ulteriormente la situazione.
"Beh io allora vado." Dice Mario rimettendosi il casco. "Ci vediamo."
"Poi fammi sapere come va il compito." Reggo il gioco a Mario.
Io e Andrea lo guardiamo qualche secondo mentre sfreccia via.

"Comunque, che ci fai qui?" Gli domando confusa.
"Mi volevo scusare, ma vedo che sei stata impegnata." Ha un'espressione furiosa.
"Andrea, io-"
"Non c'è bisogno che spieghi nulla, ho già capito tutto."

"Entra, ti prego, mi voglio spiegare."
"Prima che tu dica qualcosa... Beatrice ero venuto per dirti che mi piaci tanto, da sempre, da quando siamo piccoli." Comincia a dire e poi si blocca. "Ma averti vista con Mario, mi ha fatto capire qualcosa." Mi domanda ma io scuoto la testa.

"No non è per questo, è che-" Non mi fa finire di parlare.
"Probabilmente non mi passerà mai." Accenna un sorriso. "Meglio che vada."
Non sente ragioni, di fretta esce fuori.

Dopo poco sento qualcuno bussare alla portafinestra del salotto, che era rimasta mezza aperta.
"Mario ma che cazzo fai?" Mi metto una mano sul petto per lo spavento e lui ride.
"Scusa ero curioso." Alzo gli occhi al cielo.
"Te l'hanno mai detto che sei impiccione?"

"La curiosità mi avrebbe ucciso." Dice buttandosi di peso sul divano ed io lo seguo a ruota.
Rimaniamo qualche secondo in silenzio fissando il vuoto.

"Avete litigato per colpa mia?"
"Sei un egocentrico del cazzo... Certo che no." Alla mia risposta scoppia a ridere.

"Stai bene?" Mi domanda ed io annuisco.
"Mi dispiace solo che si sia fatto dei film. Pensava che mi piacessi tu, che sciocchezza."

"Vuoi vedere un film?" Mi domanda ed io annuisco.

Preparo i popcorn e mi risiedo sul divano.
"Decidi tu." Mi dice ed io scorro un po' su Netflix prima di trovare Il diavolo veste prada.
"L'hai mai visto?" Gli domando e lui scuote la testa.

Mentre prendo una manciata di popcorn la sua mano incontra la sua, ed è come ricevere una scossa. Lui subito si scansa ed io mi sento arrossire. Per fortuna siamo in penombra.

Finito il film lo accompagno alla porta.
"Beh, ci vediamo." Mi saluta e si allontana. Rimango qualche istante ancora alla porta e lo guardo allontanarsi e poi torna indietro.
"Mi dai l'accendino?" Lo guardo e mi metto a ridere, per poi passarglielo. Ma lui non me lo ridà.
"Ladro, sei tremendo." Mi saluta con un sorriso e questa volta si allontana davvero.

WILD//TeduaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora