Sara mi passa a prendere strombettando per andare a scuola. Mi mette sempre allegria quando si comporta così. Rallegra anche le mie giornate più buie.
"Auguri!" Esclamo appena apro lo sportello e subito la abbraccio.
"Stasera andiamo a ballare per festeggiare."
Nonostante non mi piaccia molto la discoteca, per lei questo ed altro.Rimango da Sara così da pranzare e poi prepararci insieme per stasera.
"Andrea?" Le domando per conferma, poggiando lo zaino sul divano.
"È tornato ieri sera a Milano, l'ho visto un po' turbato." Mi risponde andando in cucina. "Tranquilla, questa sera non dovrai preoccuparti né di Andrea né di Mario.""Vorrei fosse così." Dico buttandomi di peso sul divano. "Non capisco perché tutto si sta complicando così tanto."
"Perché tu sei la prima ad essere confusa." Mi bacchetta Sara. "Devi capire alla svelta cosa vuoi."
"Ma è così difficile!" Mi copro il viso con le mani.
"Eppure devi farlo."Pranziamo insieme e passiamo il pomeriggio a farci i capelli a vicenda, come facciamo da sempre ormai.
"Io metto questo." Prende un vestitino nero tempestato di paillettes.
"Io invece ho preso questo ieri." Dico prendendo il vestitino azzurro.
"Però mettici questi." Mi da dei tacchi da abbinare.Usciamo ed arriviamo al locale. Sara saluta il resto degli invitati, e subito ci fiondiamo al bancone.
"Sara, non mi far esagerare."
"Ma se non esageri al mio compleanno quando dovresti farlo?" Ribatte in maniera retorica e mi viene da ridere.Ogni volta che mi vedeva con il bicchiere vuoto me ne prendeva un altro. Non sono ubriaca, ma la strada è quella.
Prima di uscire vengo trattenuta da Mario."Che ci fai qui?" Gli domando sorpresa, non mi aspettavo di vederlo.
"Non posso uscire in luoghi dove potresti esserci tu?"
Alzo gli occhi al cielo e lo allontano con un braccio.
"Senti, non voglio farmi rovinare la sera da te." Taglio corto e lo guardo male."Hai bevuto?" Mi domanda.
"Forse."
"Senti, lasciami perdere, vado fuori a fumare." Lo liquido.Esco fuori per fumare una sigaretta, e cerco nella borsa l'accendino ma non lo trovo.
Qualcuno mi passa l'accendino, e quando alzo lo sguardo vedo che è un ragazzo, ma non lo conosco."Grazie." Sorrido restituendoglielo.
"Jacopo." Si presenta e lo stesso faccio io.
"Beatrice."
"Sei un'amica della festeggiata dentro?" Annuisco e cominciamo a parlare.Mentre parliamo del più e del meno, e vedo in lontananza che anche Mario è uscito fuori, e sta fumando con dei suoi amici.
Ha una maglietta attillata, che mette in risalto i suoi muscoli, ed i capelli sciolti. È bello come il sole.
Non so cosa mi passa per la testa, ma ho voglia di farlo ingelosire, magari così si sveglia.
Mentre parlo con Jacopo, gli tocco la spalla e il braccio, sto facendo un po' la civetta.Con la coda dell'occhio mi accorgo che Mario ci sta guardando.
Nel momento in cui Jacopo, poggia le sue mani sui miei fianchi per avvicinarsi e baciarmi, la situazione degenera."Lasciala perdere." Si avvicina Mario che spintona Jacopo.
"E chi sei tu per dirmelo?"
Mario, senza dire nulla, si fionda su di lui e lo colpisce con un destro.
"Mario! Fermati, fermati." Per separarli mi becco un pugno da Mario.
"Cazzo." Mario si ferma e guarda me e il mio naso sanguinante."Beatrice-"
"Mario, vattene... Ora." Lo interrompo urlando e se ne va.Torno furiosa a casa.
Rimango seduta per terra davanti la porta, con una sigaretta in mano, e una busta di ghiaccio sul naso. È tardi, ma non ho voglia di rientrare. Sento dei passi e inizialmente mi spavento, poi mi rendo conto che è Mario.Si siede accanto a me e rimane in silenzio per qualche istante.
"Mi devi perdonare, non avrei mai voluto farti male, solo..."
"Solo cosa Mario?" Sputo velenosa."Sono impazzito, non avrei mai dovuto." Cerca di prendere la mia mano, ma io la ritraggo come se avessi appena preso la scossa.
"Tu sei il mio problema, Mario." Mi giro verso di lui e mi guarda confuso.
"Non riesco a toglierti dalla testa, nonostante siano settimane che mi prendi in giro. Ti allontani, e poi ritorni sempre per assicurarti che io non vada avanti con qualcun altro." Getto il mozzicone per la strada e mi alzo in piedi.
"Ci siamo baciati ed hai fatto finta di nulla, ed io lo rispetto. Adesso pensi di poterti permettere di fare il geloso?"
Senza dire altro entro dentro casa, mentre lui rimane seduto sul pianerottolo. Probabilmente se non avessi bevuto non avrei avuto la forza di dirgli queste cose.
Finalmente mi sono tolta un macigno dal petto.Passo la notte più irrequieta della mia vita. Non sono riuscita a dormire nemmeno per qualche minuto.
Penso a Mario. Non sono nemmeno arrabbiata per il pugno, perché è ovvio che non aveva intenzione di colpirmi.Non capisco cosa vuole da me. È geloso e neanche riesce ad ammetterlo. A questo punto comincio a chiedermi se non si stia solo divertendo con me. A tenermi appesa all'amo, pendente dalle sue labbra.
