24

568 18 1
                                    

Accanto a me Sara continua a battere il piede per terra, in preda all'ansia. Mentre io sono seduta sul water, lei è davanti a me, seduta sul bordo della vasca.

Attendiamo entrambe in silenzio che passi il tempo necessario affinché si legga il risultato sul test.

"Puoi smetterla per favore? Mi stai facendo agitare ancora di più."
"Scusami hai ragione." La smette subito e si siede composta.

"Sono passati tre minuti, guardalo tu." Allungo il test di gravidanza a Sara.

"Bea..."

"Ti prego non dirmelo." Mi copro il viso con le mani e chiudo gli occhi.

Riapro gli occhi e lei me lo passa.

Le due lineette formano una croce.
Sono incinta. Non so come dovrei reagire, so solo che mi sento come se stessi per svenire.

"Non ci posso credere." Le lacrime mi escono spontaneamente, e Sara mi abbraccia. Vorrei con tutta me stessa che queste siano lacrime di felicità ma non lo sono. Affatto.

"Si sistemerà tutto."
"Sa, non posso tenerlo. Ho così tanto da fare ancora." 
"Non sei obbligata a tenerlo, devi fare ciò che ti senti."

Ho sperato fino all'ultimo che il mio malessere delle ultime settimane dipendesse da altro. Magari un'intossicazione alimentare, un virus. Non un bambino, non ora.

Ho sempre voluto essere mamma, ma non adesso. Sono ancora troppo giovane, devo studiare, devo ancora vedere il mondo.

"Lo dirai a Mario?"

Non voglio farlo, non me la sento. Lui avrebbe tutto il diritto di saperlo, ma ho paura della sua reazione. Ho paura che non sia d'accordo, o che per la paura si allontani.

"Ti accompagnerò io in clinica allora." Rimango tra le braccia di Sara, mentre le mie lacrime le macchiano la maglietta.

"Non voglio che lui sappia niente." Guardo Sara e lei annuisce, anche se titubante.
"Bea, lui comunque è il tuo ragazzo... E sarebbe anche il padre... Non è giusto che tu lo tenga allo scuro."
"Lo so, ma non ce la faccio. Voglio risolvere questo problema il prima possibile."

"Gli dirò che sono stata dal medico, e mi ha dato qualche farmaco, qualcosa del genere."

-

Dopo la procedura sono totalmente devastata, sia fisicamente che mentalmente.
Non riesco a non pensare a come avrei potuto gestire le cose, forse diversamente.

Mario per fortuna non c'è, e spero vivamente che non venga. Non voglio vederlo, mi farebbe solo più male.

Pensare che dentro di me, stava crescendo quello che sarebbe stato nostro figlio, mi devasta.
Quanto lo avrei voluto.

Chissà se sarebbe stato un maschietto o una femminuccia. Sicuramente sarebbe stato spiccicato a Mario.
Chissà che sensazione si prova a rivedere la persona che ami in tuo figlio.
Io questo, non posso provarlo.

Sara mi è stata accanto tutta la notte, quando tra i dolori mi contorcevo sul letto.
Sapevo non sarebbe stata una passeggiata, ma pensavo anche che il dolore fisico sarebbe stato di meno. Mi sono impasticcata, pur di non sentire nulla.

Non sono riuscita a dormire, nonostante la stanchezza.
Sento un vuoto dentro, una tristezza immensa.
Mi dispiace per non essere stata in grado di amare questo bambino.

Qualcun'altra al posto mio, lo avrebbe tenuto nonostante tutto. Io sono stata troppo debole.

Sara non me ne fa una colpa, dice che non era il momento giusto.
Dice che sarò un'ottima madre, tra qualche anno. Una volta cha io abbia studiato, una volta sistemata.
Ma sarà così? E perché dovrei amare un altro figlio più di quello che stavo portando in grembo ora?

Niente e nessuno riesce a preparare ad un'esperienza del genere.

Adesso però il mio altro punto fisso è Mario. Mario non dovrà sapere di questa storia. Che ho mentito, che ho omesso.
Ho agito alle sue spalle quando lui si meritava di essere interpellato.

Ma ho messo i miei bisogni davanti ai suoi, davanti ai nostri.
Ho preso una decisione, sofferta.
Devo lasciarlo.

Non posso andare avanti facendo finta di nulla. Non posso nemmeno dirgli la verità, perché comunque sarebbe lui a lasciarmi.
Allora devo farmi da parte io da sola.

Ora però, sono troppo debole per farlo. Aspetterò un paio di giorni. So che nel frattempo mi continuerà a chiamare o scrivere, ma devo resistere.

"Bea, c'è Mario alla porta, vuoi che lo mandi via?" Mi domanda Sara sbucando dalla porta della mia camera.
"Sì per favore."

Vorrei tanto che Mario mi stringesse e mi dicesse che va tutto bene. Ma devo comportarmi così per il bene suo, non si merita una ragazza che gli mente.

Immagino adesso anche la sua confusione, sul perché non voglio vederlo.
È tutto così incasinato.

WILD//TeduaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora