Faccio colazione insieme a mia madre, che per caso fortuito, si trova a Genova.
"Sai che è tornato Mario?" Mi dice ed io annuisco, sorseggiando il caffè.
"Sì l'ho già incontrato."
"Povero ragazzo, spero adesso stia bene, è da tantissimo che non lo rivedo." Commenta.
"Abitano ancora in fondo alla strada?" Le chiedo ed annuisce.Sento un clacson che mi spezza il discorso.
"È Sara, devo andare." Saluto mia madre e prendo lo zaino. Ma prima che io possa uscire vengo fermata.
"Beatrice, devo ripartire stasera per lavoro." Mi informa ed io annuisco ormai rassegnata.
So che lavora molto per me, ma allo stesso tempo sono sempre sola.Esco di casa e salgo in macchina. Sara mi saluta con un abbraccio e ci fermiamo fuori scuola per fumare.
Sara, ogni mattina mi fa il bollettino dei gossip che ha sentito la sera prima. Non mi definirei pettegola, anche perchè non sono molto informata sui gossip. Però non mi dispiace sentirli.Mentre parliamo ci passa affianco Mario che ci saluta con un cenno della mano. Io mi giro a guardarlo anche dopo essere passato.
"Ooh sto parlando con te eh." Mi schiocca le dita davanti agli occhi e mi riporta alla realtà.
"Ti ho sentito, continua." Dico a Sara per spronarla a continuare e lei alza gli occhi al cielo."Comunque, vuoi rimanere a pranzo oggi? Così facciamo i compiti insieme." Quando dice così, già so che i compiti non li faremo mai.
Le lezioni ormai non mi catturano più. Il mio interesse per la scuola è calato da quando ho cominciato a disegnare. Scarabocchio ovunque: sul diario, sui libri, sul banco. E spesso le professoresse mi fanno domande sulla lezione nei momenti meno opportuni, quando non stavo attenta. Un pò capisco di dover rimettere la testa apposto e studiare, ma è come se il mio cervello si rifiutasse a priori. Dopotutto è l'ultimo anno, la stanchezza si comincia a far sentire.
Appena fuori l'ingresso, c'è Andrea parcheggiato nella sua auto nera.
"Com'è andata?" Domanda non appena entriamo e Sara sbuffa.
"La smetti di fare queste domande come se fossi papà?"
"Scusa, scusa, non sapevo che stessi di luna storta oggi." Andrea alza le mani in segno di resa, ed io rido vedendo la scena.
Loro due sono sempre stati così: bisticciano di continuo, ma si adorano come fratelli. Poi Andrea essendo il fratello maggiore, è molto protettivo nei confronti di Sara, e farebbe di tutto per lei.
Andrea è un ottimo cuoco. Adesso che è tornato, ma anche prima che partisse per Milano, cucinava qualora non ci fosse la madre. E devo dire che con il tempo, e soprattutto l'esperienza da fuori sede, è anche migliorato.
Sara sdraiata sul suo letto a pancia in giù, continua a farmi domande di matematica. Forse una delle poche materie che mi diverte e in cui vado bene, quindi non ho difficoltà nell'aiutarla.
"Vado a prendere un bicchiere d'acqua." Le dico alzandomi dalla scrivania.
"Prendine uno anche a me!" Dice ad alta voce appena esco dalla camera.
Nel percorrere il corridoio, ma all'improvviso Andrea esce dal bagno e inevitabilmente ci scontriamo.
"Attenta." Mi prende prima che io inciampi.
E' appena uscito dalla doccia: ha i capelli umidi ed è senza maglietta. Sento la sua pelle calda sulla mia ed involontariamente arrossisco.
"Scusa."
"Non preoccuparti."
Continuo a camminare verso la cucina, e vedo anche lui va verso quella direzione.
Mentre prendo la bottiglia d'acqua, Andrea si appoggia allo stipite della porta a braccia conserte, senza dire nulla.
"Hai intenzione di rimanere lì impalato a fissarmi?" Dico ridendo e lo guardo. Ha l'aria pensierosa.
"Penso che io e te dovremmo uscire insieme." Lo guardo confusa.
"Perchè, non lo facciamo già?"
"Non in quel senso."
"Ah, perchè ti sei lasciato con Clara?"
Clara era la sua fidanzata storica, probabilmente stavano insieme dal primo superiore, forse anche da prima. Era una bella ragazza, bionda, alta. Ma era così antipatica, che non venivo a casa loro quando sapevo che c'era lei.
Lei mi ha sempre trasmesso delle energie strane, negative. Era una civetta, ogni scusa era buona per chiacchierare con altri ragazzi. Non in modo amichevole. Ma Andrea sembrava non vedere questo aspetto di lei.
Andrea, per quanto mi ricordo, era innamorato perso. Un pò perchè lei sapeva tenerlo all'amo, e un pò perchè dopo così tanto tempo era impossibile che non fosse innamorato.
"Da quando sono andato a Milano." Accenno una risata.
"Beh, ce ne hai messo di tempo prima di capire che lei era una stronza." Forse ho usato un termine troppo forte, ma non sembra che a lui importi.
"Ho capito anche un'altra cosa." Dice avvicinandosi a me, che rimango bloccata davanti al frigo. "Mi piaci Bea, forse da sempre." Si avvicina pericolosamente.
Non mi sento a disagio, la sua vicinanza non mi agita, mi sembra quasi normale. Forse è così per il fatto che ormai quella fase l'abbiamo passata con tutti questi anni.
Mi poggia una mano sulla guancia, e siamo al punto di baciarci, ma i passi che sentiamo dal corridoio ci fanno allontanare.
"Non capivo perchè ci stessi mettendo tanto... Andrea, smetti di importunarla e mettiti una maglietta!" Lo rimprovera Sara ed io non posso che ridere.
"Adesso sparisco." Le fa la linguaccia, e senza farsi notare mi fa un'occhiolino, prima di andarsene.
Sara mi scruta. Come un giudice al tribunale.
"Tu non me la racconti giusta."
"Io? Perchè?"
"Tu e Andrea, c'è qualcosa sotto?"
"Beh no."
"Non ancora." Conclude il suo interrogatorio, e torniamo in camera.
Arrivata l'ora di cena decido di tornare a casa.
"Ti riaccompagno?" Mi chiede Andrea, ma io scuoto la testa.
"Non serve, tanto ci metto poco."
"Insisto.""Okay." Alzo le mani in segno di resa e mi lascio accompagnare.
Mi segue fino alla porta.
"Allora ti va di uscire con me?" Mi domanda ed io sorrido.
"Per questo volevi accompagnarmi?"
"Beh sì."
"Mi piacerebbe molto." Mi sorride anche lui, e mi lascia un bacio sulla guancia.Si allontana senza dire nulla, ma si ferma prima di risalire in macchina.
"Domani andiamo a cena, vestiti elegante."
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