All'uscita da scuola mi fermo a parlare con Mario. "Forza andiamo, ci sta aspettando Andrea." Sara mi strattona per un braccio, così saluto Mario e ci dirigiamo verso la macchina.
"Ciao." A stento Andrea mi guarda, e non riesco a capire il motivo del suo comportamento. Decido di non chiedergli niente, non davanti Sara.
Colgo l'occasione per farlo, non appena rimaniamo da soli, dopo pranzo. "Si può sapere che ho fatto? Sembrava tutto apposto l'altro giorno." "Non mi piace che stai sempre con Mario."
"Io e Mario siamo amici." Lo guardo confusa. "Non ci vedo nulla di male." "Se prestassi attenzione noteresti che ti vuole solo scopare."
Un po' la sua affermazione mi offende. È come se mi stesse sminuendo.
"Non conosci Mario." "Beh, nemmeno tu, non è più quello di 15 anni fa." "Senti Andrea, la tua gelosia è totalmente ingiustificata, e ti ricordo che noi due non siamo niente."
"Ah stanno così le cose?" Mi guarda come se lo avessi insultato. Non penso mi abbia mai parlato in questa maniera come oggi. Non mi aspettavo questo lato di lui.
"Sì stanno così." Prendo il mio zaino e me ne vado sbattendo la porta. Sara che stava fuori, mi rincorre per il viale. "Cos'è successo?" "Tuo fratello è un coglione." "Quello lo sapevo già." Dice e mi fa ridere.
"Non so, si è ingelosito a caso per Mario." Lei non dice nulla, e fa un'espressione strana. "Che c'è?" "Beh, in effetti stai spesso con lui."
"Ma siamo amici!" "Sì, ma... Non sembra." "Boh, vabbè, come dite voi." Alzo gli occhi al cielo.
"Comunque concordo sul fatto che abbia esagerato." Dice subito dopo. "Grazie, sei quella sana tra i due, non lo avrei mai detto." "Mi hai fatto un complimento e allo stesso tempo mi hai insultata." Mi metto a ridere.
"Ci vediamo domani." La saluto e torno a casa.
Vedo dei messaggi sul telefono da Andrea, ma lo ignoro tutti. Non ho voglia di sentirlo, e nemmeno di spiegarmi. Anzi, non dovrei proprio spiegarmi per una cosa del genere. Ma soprattutto, non siamo nemmeno fidanzati, già si comporta così?
In parte provo a giustificarlo. Potrebbe avere questi dubbi anche a causa della sua ex. Ma io non sono lei, e non vedo perché mi dovrebbe trattare allo stesso modo.
Cerco di svagarmi, e allora mi metto a disegnare. Perdo almeno un paio d'ore, e non sono nemmeno riuscita a finire. Non sapevo bene cosa disegnare, così mi sono lasciata guidare dalla matita.
Smetto di disegnare appena cala il sole, infatti disegno solo con la luce naturale, la preferisco.
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Lascio il disegno sul tavolo e vado in cucina, per cominciare a prepararmi la cena.
Dopo poco sento il campanello suonare. "Oh entra." Lascio la porta aperta per far entrare Mario. "Cosa prepari?" Mi domanda. "Un risotto, o almeno sembra."
Appena torno in salotto lo vedo guardare il disegno. "Sei brava." Lo osserva attentamente, come per cogliere ogni dettaglio. "Quello sembro io." Indica il soggetto nel foglio e mi avvicino.
"Sì è vero." Dico ridacchiando. "Puoi tenerlo allora se vuoi." Non dice nulla e lo ripoggia dove l'ha trovato.
"Io vado, volevo passare solo per disturbarti." Va verso la porta ma lo fermo. "Se vuoi puoi rimanere." Faccio spallucce. "Tanto sto sempre da sola."
"I tuoi?" "A lavoro, come sempre."
"Allora rimango."
Prima che sia pronto, ci sediamo in giardino a fumare. Nessuno dei due dice nulla, rimaniamo così. È forse il silenzio più confortevole del mondo, o lo era. Prima che lo rompesse Mario.
"Con Andrea?" "Lasciamo stare." "Avete litigato?" Annuisco, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
"Per delle cose veramente folli." Scuoto la testa. "È geloso." "Di chi?" "Di te."
Entrambi scoppiamo a ridere, come se ci fossimo raccontati una barzelletta. "È fuori di testa." "È quello che gli ho detto." Mi alzo per rientrare e lui mi segue.
"E quindi? Poi avete risolto?" Mi domanda appoggiandosi allo stipite della porta. "No, me ne sono andata e basta." Faccio spallucce.
Nel frattempo ci sistemiamo in sala per mangiare. "Sicuramente farete pace." "Non è quello il problema." "E quale sarebbe?" "Non sono convinta di volermi impegnare, penso sia questo."
"Ti capisco, più o meno è lo stesso per me." Lo osservo mangiare. "Sì, perché vuoi cambiartene una a settimana." Dico e si mette a ridere. "In realtà non è come sembra." Lo guardo confusa. "Cerco la persona giusta." "A forza di tentativi ci riuscirai sicuramente." "Dai scema." Mi dice scherzosamente.
Subito dopo cena lo accompagno fuori. "Grazie della seduta di psicoterapia." Dico sorridendo. "Figurati, questo fanno gli amici." Si allontana salutandomi con un gesto della mano.
Quando rientro noto che sul tavolo il disegno non c'è più, quindi l'ha preso.
Non mi piace il fatto che io mi stia aprendo così tanto a Mario. Ma è qualcosa di inconscio che mi porta a farlo. Mi mette così a mio agio, che mi viene spontaneo.
Mi chiedo se, a questo punto, la gelosia di Andrea fosse fondata.