Julia era distrutta.
Non aveva più nemmeno la forza per fingere un sorriso. Aveva smesso di vivere davvero da quando, il 28 gennaio del 1923, il fuoco aveva inghiottito la sua casa e sua figlia Olivia. Viveva con il rimorso, si sentiva tremendamente colpevole per l'accaduto. Avrebbe potuto salvare la bambina, ma aveva avuto paura ed era fuggita via, lasciandola al suo destino. E ora, a distanza di anni, ricordava ancora ogni singolo minuto di quella terribile notte, il vento gelido che soffiava dal nord, la canzone con cui aveva cullato Olivia prima che si addormentasse per l'ultima volta. "Luna tu non sai dirmi cos'è, luna tu non vuoi dirmi perché il tuo raggio d'argento ad amargli amanti invita mi vuoi tu spiegar? Senza te non si può forse amar? Senza te non si può più sognar? Sii cortese per me non brillar che la bella nell'ombra sol si fa baciar..." Era il 28 gennaio 1929, esattamente sei anni dopo, e Julia venne ritrovata impiccata di fronte alla vecchia casa. Non si trattava di certo di un suicidio, la sedia su cui si erano posati i suoi piedi era accuratamente riposta in un angolo. Il suo corpo magro sbatteva, mosso da un vento ghiacciato, su una parete. In seguito, il becchino incaricato di cremare la giovane donna raccontò di aver visto alcune frasi incise con una scrittura piuttosto infantile sul suo ventre. Disse che gli ricordavano una vecchia canzone che faceva "Luna tu, non sai dirmi cos'è. Luna tu, non vuoi dirmi perché..."