ElsaMaria

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Nel 1954 mia nonna abitava a Dezzo di Scalve, un piccolo paese che si affaccia sul fiume Dezzo.

Era primavera e la scuola stava finendo. Aveva otto anni ed era solita andare a giocare con le sue amiche vicino al bosco, dietro al cimitero; lì c'era una specie di parchetto, dove c'era il classico giochetto della campana.

Un giorno stavano giocando alla campana, quando ha iniziato a diluviare a dirotto; beh, era già nuvoloso, quindi non si stupirono più di tanto.

Stavano andando tutte a casa, quando questa bimba vide un gatto nel bosco e le piacque veramente tanto.

Mia nonna si fermò lì ad urlarle di andare a casa, di non badare al gatto, che se la sarebbe cavata da solo, ma la bambina ormai era già lontana, nel bosco a cercare il gatto.

Mia nonna ovviamente non era così scema da stare sotto l'acqua, così andò a casa, dandole fiducia, pensando che sarebbe tornata indietro.

Il giorno dopo andarono a cercarla tutte insieme, ma niente.

Fecero qualche metro nel bosco, ma eran tutte spaventate e l'unica cosa che trovarono fu la scarpetta sinistra della bambina.

Pensarono "L'avrà persa, magari è a casa", così tornarono indietro.

Dopo circa una settimana, la bambina non si fece ancora vedere. I genitori, sempre più preoccupati, andarono a chiedere aiuto alla polizia, giustamente.

Così iniziarono le ricerche di quella piccola bambina, persa nel bosco.

Trovarono un corpo a circa 600 metri dal paese, un corpo minuto e con gli stessi vestiti della piccola; vicino a lei, il gatto, fermo e silenzioso, che scrutava il corpicino e non faceva avvicinare nessuno.

Si ebbe, quindi, l'idea di chiedere a qualcuno che possedeva un cane di far scappare il gatto.

Il fattore prestò allora il cane ai "poliziotti", i vigilanti dell'epoca insomma.

Portarono il cane, ma il gatto non c'era più.

Così presero il corpicino e lo portarono via.

I genitori erano distrutti, piansero per giorni e non si fecero più veder in paese.

Era ormai estate e in paese c'era ancora il mistero della morte di quella bambina che faceva accapponare la pelle anche agli stranieri.

In più, i genitori non si eran più visti da allora.

Nel paese si iniziava a preoccuparsi anche per loro. Così qualcuno decise di andare a vedere se stessero bene.

Questa signora, una abbastanza in lá con l'età, andò a bussare alla porta di questi, ma non rispose nessuno.

Allarmò allora i vigilanti, che si diressero all'abitazione immediatamente.

La porta era chiusa a chiave, così la sfondarono e si trovarono davanti una scena orribile: sulle poltrone del soggiorno giacevano i due corpi, ormai in decomposizione, dei genitori, cosparsi da pozze di sangue raggrumato intorno.

Vennero portati immediatamente via e nessuno mise più piede in quella casa.

A volte si vedeva qualcosa all'interno, quando i bambini passavano per andare a giocare altrove, dopo che era capitato quell'incidente, forse un gatto. Un gatto dagli occhi che brillavano inquietantemente al buio.

A causa delle strane cose che accadevano in quella casa, come le urla nel bel mezzo della notte, i miagolii, rumori di oggetti che cadevano, la casa venne demolita da lì a poco.

Ci costruirono in seguito una lapide, in memoria della famiglia, dove alcune volte, tutt'ora, sopra questa si può trovare un gatto.

Un gatto che miagola incessantemente, e che appare solo in primavera, gli ultimi giorni di primavera e che non lascia avvicinare nessuno.

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