La Danza dei Draghi è ancora in stallo: si cominciano a sancire le prime alleanze, per la conquista del Trono. Neri e Verdi si schierano apertamente da una parte all'altra, entrambi fermi nelle loro convinzioni. Tuttavia la Delizia, un tempo amata d...
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Naerys occhieggiò i suoi ricami, e poi quelli delle altre fanciulle lì sedute accanto al fuoco. Mettendoli a confronto, si rese conto che, mentre il suo era storto e poco curato, gli altri invece erano tutti splendidi, graziosi e sottili. Era cresciuta come un maschiaccio, a Roccia del Drago, con una spada in mano invece che con ago e filo, perciò non si sorprese del disastro che erano le sue dita sottili, pallide e disseminate di piccole ferite rossastre. «Mia signora..» septa Rosey le si avvicinò cautamente, con il proprio pezzo di stoffa ricamato a metà. «Le mie scuse, septa. Non ho mai apprezzato questo tipo di istruzione femminile,» replicò con una risata. Nessuno era mai riuscito a scampare dopo aver udito quello scampanellio cristallino, e tanto meno quella ferrea donna dal viso increspato vi riuscì. Gli occhi della septa caddero sulle dita di Naerys, e per poco non le venne un colpo. «Siete ferita, mia signora. Andrò subito a prendere le medicazioni»
«Non è niente che non si possa risolvere, rimanete qui» la tranquillizzò Naerys «Gradirei il vostro aiuto con questo ricamo, piuttosto» e septa Rosey non poté che obbedire.
Temeria attendeva la Principessa alla base della torre della biblioteca, e quando la vide spuntare saltò in piedi. Una meta-lupa fedele e curiosa, quella di Lord Cregan. Il pelo scuro come il colore dei corvi riluceva freddo ma splendente, e qualche fiocchetto di neve ne adornava le lunghezze. Naerys si inginocchiò per carezzarle il capo, e la meta-lupa guaì schiudendo gli occhi.
Aveva passato una parte della sua giovinezza a temere animali comunissimi, quando in sella al suo drago sarebbe potuto accadere di tutto. Ne riflesse, mentre raggiungeva Maestro Dariss per controllare che la sua salute fosse buona e il bambino crescesse sano. Qualche mese era certamente trascorso, ma notizie a Grande Inverno non ne erano giunte. Non ancora. «Mia signora, venite a riscaldarvi»
Il Maestro la invitò con un sorriso gentile, mentre con i suoi passi la collana pesante che gli avvolgeva il petto tintinnava come campane. Naerys sfilò i guanti di pelle e li ripose sul blocco di marmo sopra il camino. «Non ho notizie da troppo tempo, Maestro.. » si rivelò preoccupata la Principessa, ma la realtà che Maestro Dariss davvero temeva, era solo una. Temeva che Naerys, con la notizia della morte di suo padre Daemon, avrebbe potuto riscontrare complicanze con la gravidanza. Cosa che doveva assolutamente evitare, se voleva tenersi la testa sopra le spalle. Cregan Stark era magnanimo, ma la perdita di un figlio dopo quella della sua prima moglie, non l'avrebbe retta affatto. «Vostra madre regna, dolce ragazza. E la vostra famiglia conquista, non avete di che temere.» E Naerys si aggrappò a quella promessa con tutte le proprie forze.
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Cregan e i suoi uomini si erano fermati per la notte ai piedi di una montagna. Voltandosi indietro, non avrebbe saputo dire quanti valorosi guerrieri aveva perduto. « Mio signore,» Jory Poole, attendente del Lord di Grande Inverno, si fece avanti affondando con gli stivali nel fango ma senza mostrare alcuna frustrazione. Era un uomo calvo, con occhi neri e baffi scuri, che spesso si arricciava attorno alle dita quando era particolarmente pensieroso. «Resteremo soltanto stanotte..dovrebbe servire a rianimare gli animi dei nostri uomini prima della battaglia di domani,» constatò Cregan, scendendo da cavallo dopo una breve perlustrazione dei dintorni.
«E' giunto un corvo da Grande Inverno, poco tempo fa. Maestro Dariss si ritiene preoccupato sul tenere vostra moglie all'oscuro dalle vicende. La nobile signora non è al corrente della morte di suo padre-» ma Jory Poole venne interrotto bruscamente dall'occhiata gelida del suo lord e dalla sua lingua pungente.
«E non lo sarà fin quando non avrà messo al mondo mio figlio»
L'attendente chinò il capo. «Come tu comandi mio signore»