𝟐𝟑. 𝐌𝐮𝐧̃𝐧𝐲𝐤𝐞𝐚

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 Superato il Moat Cailin e l'Incollatura, Raya cominciò a spazientirsi

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Superato il Moat Cailin e l'Incollatura, Raya cominciò a spazientirsi. «Paludi» sbottò la piccola Stark «Nient'altro che paludi» Naerys e Cregan si guardarono, cercando di non sorridere all'innocenza della primogenita di Lord Stark. «Abbiamo intrapreso la strada più facile e sicura..ci metteremo un po', ma è questo il prezzo da pagare» rispose suo padre, occhieggiando i cavalli che si abbeveravano e Septa Rosey cullare Daenerys. Rickon, invece, agitava le braccia nella sua culla emettendo nient'altro che sillabe. «Ba!» fu infatti ciò che udirono tutti. «Sarà meglio che vada da lui» suggerì Naerys. Cregan annuì, con occhi devoti. L'argentea quindi  alzò di poco l'abito per non insozzarlo di fango come aveva fatto con gli stivali, e raggiunse la carrozza per salirne gli scalini.

«Lady Stark,» chinò il capo Rosey, e in quel frangente di secondo l'argentea si sentì pervasa da un'emozione del tutto nuova. Aveva sempre saputo quale fosse il suo posto, chi fosse, e quale nome calzasse, ma sentirsi chiamare col cognome di suo marito fu stranamente piacevole. Le sembrava di vivere un'altra vita. Lei era la Lady di Grande Inverno, ma anche una Principessa Targaryen e cavalcatrice di draghi. «A quanto pare il piccolo erede cerca qualcuno con cui giocare» Naerys si avvicinò alla culla, e sollevò il piccolo dalle braccia per portarselo al petto. Era cresciuto moltissimo: i capelli scuri si arricciavano alle punte, ma l'unica ciocca argentata rimaneva liscia e più lunga della chioma stessa. Un tratto così insolito che aveva abbracciato entrambi i suoi figli. Rickon si aggrappò con le piccole dita al volto di sua madre, perdendosi in quegli occhi ametista e sorridendo con le labbra inumidite di saliva. Solitamente i bambini così piccoli non riescono a prendere coscienza, ma egli parve essere più vigile che mai. Le sorrise, le strinse le guance, e balbettò «m-muñny-». Il cuore della Principessa si arrestò, prima di ricominciare a battere ferocemente. Rickon non l'aveva mai sentita parlare in Alto Valyriano, come poteva a soli otto mesi riuscire a pronunciare tale parola, in una lingua non comune?

Lui la stava chiamando madre.

«Issa jorrāelagon» - «amore mio» piagnucolò Naerys, mordendosi le labbra per non mettersi a singhiozzare. Fronte contro fronte, lacrime salate e calore materno strinsero il cuore di Cregan che si era appena affacciato alla carrozza. Rickon Stark l'aveva chiamata madre, come fanno i draghi, con il loro maestoso canto. 

«Muñnykeā» 


breve ma intenso

𝐓𝐇𝐄 𝐒𝐎𝐍𝐆 𝐎𝐅 𝐈𝐂𝐄 𝐀𝐍𝐃 𝐅𝐈𝐑𝐄 [𝐇𝐎𝐓𝐃]- 𝐂𝐫𝐞𝐠𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐫𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora