Speciale: Julian Winters

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Avvertenze: Julian vi farà salire l'omicidio + Hardin Scott si impossessa di Sam per un attimo

<<Vieni con me o preferisci restare ad aspettare?>> domandò Sam, guardandomi con curiosità. Lanciai un'occhiata all'interno della caffetteria, rendendomi conto che c'erano parecchie persone. Per evitare di affollare ancor di più il luogo e fare nel mio piccolo il possibile per evitare la disperazione dei baristi, le dissi che l'avrei aspettata. Dopotutto, lei conosceva perfettamente i miei gusti e sapevo non mi avrebbe deluso. Quindi, mi lasciò un bacio veloce contro la fronte ed entrò in caffetteria. A quel punto, poggiai la spalla contro il muro e la guardai attraverso la finestra. Appena si rese conto che la stavo seguendo con lo sguardo, Sam mi fece un occhiolino. Mentre era in fila, passammo il nostro tempo a farci la linguaccia ogni volta che eravamo sicure che nessuno ci stesse guardando. Ad un certo punto, un bambino si rese conto di cosa stavamo facendo e, silenziosamente, si unì a noi e perciò decidemmo di stare al gioco. Quella che immaginavo essere sua madre lo guardò con un'espressione esasperata, tuttavia mormorò qualcosa in direzione di Sam ed immaginai che fosse qualcosa di positivo, dato che lei si limitò a sorridere in maniera più ampia. 

Quando finalmente mancava una sola persona prima che toccasse a lei ordinare, notai una figura riflessa nella finestra alle mie spalle. Con estrema calma, mi voltai per cercare di comprendere cosa volesse l'uomo che mi guardava: era passato fin troppo tempo per essere un giornalista interessato a Ghostface o magari voleva soltanto entrare nella caffetteria, perciò stava guardando all'interno per capire se ne valesse la pena o meno ed io non c'entravo affatto. E se solo mi fossi fatta gli affari miei, non avrei mai incontrato i suoi occhi castani così simili ai miei. Non avrei posato lo sguardo sul suo volto, caratterizzato da una barba con i primi accenni di bianco né tanto meno la piccola cicatrice sulla sua guancia legata ad una caduta da un albero in un tenativo di fare colpo sulla propria fidanzata andando a recuperare un gattino. Chiedendo a mia madre, diceva sempre che era stato quello il momento in cui aveva capito di essere innamorata. Aveva confuso il suo desiderio di farsi notare per altruismo. 

<<Ero sicuro che fossi tu, Talyssa>> mormorò, studiandomi con attenzione. 

<<Somiglia davvero tanto a qualcuno che conoscevo ma so per certo che non può essere lui. E' morto quando avevo tredici anni>> risposi, incrociando le braccia al petto. Sospirò, mettendo le mani nelle tasche dei jeans. 

<<Credo di meritarmelo>> sussurrò. 

<<Meriti anche di peggio, in realtà. Ma siamo in mezzo ad una strada e non mi va di diventare di nuovo virale>> dissi. 

<<Immagino che questo significhi che non posso invitarti a prendere da bere?>> propose con calma. Come se non sapesse che lo odiavo; come se non sapesse che mi stavo trattenendo dal portare le mani intorno al suo collo e stringere. Come se non sapesse che non volevo avere assolutamente niente a che fare con lui. 

<<Sono qui con qualcuno. Anzi, farei meglio ad entrare>> dissi, consapevole che avrei perso la pazienza se avessi guardato i suoi occhi un altro semplice istante. Gli diedi le spalle, pronta per raggiungere la porta ed entrare per arrivare da Sam. Ma lui mi afferrò il polso, impedendomi di compiere un altro passo. Liberarsi dalla sua presa non sarebbe stato difficile; dopotutto, era una delle prime cose che insegnavamo durante il corso. Tuttavia, l'idea che si fosse sentito in diritto di fermarmi e di toccarmi in quel modo...la consapevolezza che la sua mente contorta aveva visto quel mio gesto come una mancanza di rispetto...quello mi fece congelare sul posto. 

<<E' davvero irrispettoso dare le spalle ad una persona che ti sta parlando>> affermò con convinzione. Una mano scattò in avanti, sciogliendo la sua presa dal mio polso e poi, mi ritrovai a guardare la maglia di Sam invece che il volto da pugni di mio padre. 

Scream for the last timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora