21. Chelsea

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Chelsea pov

"Chelsea mi passi per favore il reggiseno nero dentro la tasca piccola della valigia?" mi domanda gentilmente Poppy dal bagno.

"Tieni" entro con quello che mi ha chiesto fra le mani.

"Grazie tesoro" mi lancia bacini volanti facendomi ridere divertita dalla sua stupidità.

"Ti senti meglio?" si avvicina per poi accarezzarmi i capelli che ho già messo in piega dopo la doccia.

"Mmm" annuisco facendole un leggero sorriso forzato.

"Chels se non ti senti bene possiamo benissimo restare in hotel" mi rassicura non volendo mettermi pressione per nessun motivo, soprattutto se sto male.

"No ma va è solo mal di stomaco non è niente" cerco di tranquillizzare lei ma soprattutto me stessa.

"Chelsea dimmi la verità non è che sei incinta?" domanda agitata e preoccupata, scioccandomi.

Sgrano gli occhi ed indietreggio scuotendo negativamente la testa in completa negazione.

No, non è possibile, sarà sicuramente colpa dell'aereo o di un virus.

"Hey, hey" si avvicina con cautela afferrandomi la mano sudata.

"È così?" mi guarda dritta negli occhi seria.

"No, non credo, non lo so" scoppio a piangere e cado a terra quando mi cedono le gambe.

"Okay, okay" si abbassa insieme a me stringendomi fra le sue braccia per farmi sfogare.

"Andrà tutto bene" continua a ripetere come un mantra mentre mi dondolandola avanti ed indietro.

"Adesso ti metti a letto e io vado subito alla farmacia qui affianco" istruisce alzandomi quasi di peso dal pavimento freddo.

Mi accompagna in camera e mi fa sedere sul materasso per poi indossare velocemente il pantaloncino e una t-shirt a maniche corte.

Mette di corsa le scarpe ed afferra il cellulare e la borsa.

Mi bacia sulla fronte rassicurandomi un'altra volta per poi uscire dalla stanza.

No, io non sono incinta, non posso essere incinta, non sono pronta a tutto questo, è troppo presto.

Fisso il vuoto con la mente al trove fino a che non odo la voce della mia migliore amica.

"Sono qui Chelsea" mi viene incontro con occhi colmi di pietà? Credo, al momento non sono nella condizione mentale giusta per cercare la risposta corretta.

"Andiamo" mi alza per l'ennesima volta e torniamo nel bagno.

Mi sembra di essere al di fuori dal mio corpo inerme.

"Sei pronta?" chiede passandomi il cartone con il test di gravidanza al suo interno.

Annuisco meccanicamente, prendendolo con fatica.

"Vuoi che ti lasci un po' di privacy?" domanda accarezzandomi il ginocchio nudo.

"No, ti prego" ricomincio a piangere non volendo essere da sola in questo momento.

"Chelsea sono qui, sempre" mi sorride dolce asciugandomi le lacrime.

"Grazie" riesco a sorriderle di rimando anche se leggermente forzato.

Ho paura che sia un si e allo stesso tempo ho paura possa essere un no.

Dopo aver fatto la pipì sul bastoncino, lo lascio a testa in giù affianco al lavandino e mi lavo accuratamente le mani tremolanti.

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