26. Chelsea

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Chelsea pov

Scappata letteralmente a gambe levate dall'ufficio di Alex, mi precipito in auto e percorro la poca strada che mi divide dal mio posto di lavoro al suo.

Giunta in ufficio, saluto Greg e vado alla mia scrivania per mettere appunto gli ultimi file di un progetto che se ne sta occupando Poppy.

"Noc, noc" vengo distratta dal mio computer al suono nelle nocche sulla porta.

"Avanti" acconsento all'entrata di ci sia fuori e torno a trascrivere i documenti.

"Salve, scusa il disturbo sono Joy" si presenta la ragazza nuova.

Greg mi ha raccontato di lei al telefono, mi ha detto che è una ragazza molto gentile e alla mano ma sfortunatamente per lui è felicemente fidanzata con la sua ragazza Alice.

"Lo so è un vero piacere conoscerti" le stringo la mano educata.

"Volevo solo sapere come devo procedere con il progetto Rex" mi fa vedere le carte di esso.

"Oh, so che c'è scritto il mio nome sul foglio ma di questo se ne sta occupando Greg" le spiego gentile e un po' dispiaciuta per averle fatto fare i giretti.

"Oh, non ti preoccupare" mi rassicura con un sorriso sincero.

Bussano nuovamente.

"Avanti" dico solo per poi scusarmi ancora con la mora.

"Mark" lo saluto quando mi accorgo che si tratta di lui.

Non ricambia subito però, perché troppo impegnato a squadrare la ragazza al mio fianco.

"Joy devo andare, hai altre domande?" riporto l'attenzione sulla donna dopo aver scosso la testa al comportamento del moro.

"No sono apposto così, grazie mille Chelsea" essa mi ringrazia afferrando poi le carte posate sulla scrivania.

Si avvicina verso l'uscita passando così affianco all'uomo in preda agli ormoni.

"Chi è quella donna?" chiede interessato mentre si siede sulla poltrona difronte alla mia scrivania.

"Joy Clark, è una nostra nuova impiegata" spiego racimolando i miei beni per poi infilarli in borsa ed andargli incontro.

"Andiamo?" domando facendogli un cenno del capo verso la porta.

Annuisce ed usciamo dall'edificio fino alla sua auto, dove montiamo per poi guidare per le strade indaffarate di New York fino al nostro solito bar.

"Cosa posso servirvi?" chiede la cameriera con un blocchetto in mano dove appunta gli ordini.

"Un beagle formaggio e salmone e dell'acqua" le elenco quello che voglio.

"Un muffin ai mirtilli e un americano" ordino lui.

"Arrivano subito" e si dilegua velocemente per servire altri clienti.

"Com'è andato il viaggio?" domando interessata.

In questi giorni ci siamo sentiti raramente per telefono per via del fuso orario.

"Bene anche se ho dovuto fermarmi più del previsto ma ho confermato la partnership ed ora sono esausto" si spalma sulla sedia stanco.

"Mark se sei così stanco potevamo benissimo rimandare non me la sarei mica presa" lo rassicuro preoccupata per la sua salute fisica e mentale.

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